Joao Cancelo terzino sinistro portoghese passato l'estate scorsa dalla Juventus al Manchester City di Guardiola, sembra non passarsela molto bene, e i titoli di coda sembrano più vicini di quanto si possa pensare, ma andiamo per gradi.
Cancelo, terzino sinistro moderno, più votato alla fase d'attacco che di difesa, nella stagione passata alla Juve ha alternato ottime prestazioni in zona gol, con assist e un paio di gol importanti, a errori grossolani e abbastanza incredibili per giocatori di questa categoria in difesa. Già con Allegri qualche problemino di collocazione tattica e caratteriale, aveva sollevato delle perplessità sul portoghese, ma i detrattori di mister acciughina, andavano dicendo che il problema era proprio l'allenatore toscano che mal sapeva capire le doti del terzino, e che difensivista com'era, era ovvio che non sapesse farlo giocare nel modo più adatto.
Arriviamo al termine della passata stagione, Allegri viene esonerato, ma il malcontento di Joao sembra non passare, voci di mercato lo mettono in partenza comunque, si presenta al raduno bianconero con un'aria e una faccia da primo novembre, e dopo pochi giorni, complice forse le difficoltà di Paratici di piazzare altri giocatori e le necessità di fare cassa, viene ceduto al City di Guardiola per 40 milioni cash e Danilo. Apriti cielo!!
Si scatena il putiferio intorno alla dirigenza bianconera che si è privata di un fuoriclasse, un giocatore in grado di spostare gli equilibri, uno di quelli che ti servono per conquistare l'Europa, infatti mister Guardiola non ha avuto dubbi nel far investire alla sua squadra, 65 milioni totali per portarselo a Manchester, e rifarci quel bidone di Danilo.

Inizia la stagione e nelle prime quattro partite del City, Cancelo fa annotare sul cartellino, ben un minuto giocato in quattro partite. Niente male, ma è normale, dicono i capiscer, è fisiologico che ci sia bisogno di tempo per inserirsi in una nuova realtà, e sono gli stessi che in Italia crocefiggono De Ligt alle prime obbligate uscite con qualche incertezza.
Seguono poi alcune gare con Cancelo messo in campo da Guardiola, e le ultime sette partite sono state altrettante panchine. Con la dichiarazione di questi giorni Guardiola non usa mezzi termini "Cancelo deve capire se vuole restare e lottare, o andare altrove.". Parole queste che da una parte cercano un riscatto, una reazione da parte del ragazzo, ma dall'altra dimostrano come in realtà anche sotto la guida di un tecnico da molti considerato il top, il portoghese viene sempre e costantemente messo dietro, nelle gerarchie, a Walker.

Questo articolo non vuole sminuire totalmente il valore di Cancelo, che tecnicamente ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere un campione, ma che non bastano alcune prestazioni, o mezza stagione fatta bene per essere il nuovo, Maicon, o Cafu'. Oggi quando un giocatore si mostra al pubblico con delle belle prestazioni subito si parla di fenomeni, i procuratori ne iniziano a mettere in risalto il valore, i presidenti proprietari del cartellino del giocatore iniziano a sparare alto, e i tifosi vengono risucchiati in questo vortice, e così facendo, ci si fa influenzare molto più da ciò che circonda il giocatore che dal suo reale valore. E per valore non intendo semplicemente se uno è bravo oppure no, a questi livelli è chiaro a tutti che le doti tecniche e fisiche sono solo alcune caratteristiche che un giocatore deve avere, tutto il resto viene dalla testa, dalla convinzione, dall'educazione, dalla voglia di fare sacrifici, dall'altruismo.
Chi è solo dotato fisicamente e tecnicamente non farà mai molta strada. E per un giocatore che si è presentato al pubblico per mezza stagione, nessuno può sapere realmente il valore globale di questo o quello giocato. Anni fa un giocatore dopo essersi messo in evidenza, doveva dimostrare ancora di essere veramente un campione, doveva confermarsi e convincere di essere tale, più arrivava il contratto da top player, sui fatti non sulle promesse. A volte, per quanto amiamo e seguiamo questo sport, ci sono dinamiche e livelli di conoscenza che noi tifosi non possiamo avere.
E per quanto siamo convinti di saper fare meglio di chi realmente fa questo lavoro, molto spesso non è così, e il tempo e i fatti arrivano sempre a dimostrarcelo. Non parlo di fuori classe assoluti, quelli è semplice per tutti vederli e catalogati, ma mi riferisco a tutti quei giocatori "normali" che con troppa fretta vediamo campioni.
Certo, le leggi del mercato odierno portano le società a dover anticipare i tempi e rischiare, accaparrandosi i futuri campioni per tempo, investendo cifre importanti per giovani che promettono bene.
Ma dietro a un investimento c'è sempre tanto lavoro e tanto scouting, e nonostante questo a volte sbagliano giudizi lo stesso, pure i professionisti del mestiere, figuriamoci noi. La differenza è che un nostro errore di valutazione non comporta nulla, quando sbagliano loro, oltre al danno economico c'è "l'errore" che i tifosi poi non ti perdonano.
Essere campioni a certi livelli e durare nel tempo è la cosa più difficile che esista, per questo motivo difronte a calciatori che sono riusciti per un intera carriera a restare a quei livelli, dovremmo veramente capire la differenza tra campioni e giocatori di calcio.