Walter Zenga negli anni ottanta e novanta è stato l’idolo di una tifoseria, il sogno diventato realtà di qualunque bambino innamorato del giuoco del calcio.
Da viale Ungheria, periferia est di Milano, alle giovanili dell’Inter, dalla curva nord alla prima squadra, portato in trionfo a San Siro il giorno dello scudetto dei record... fino ad arrivare alle NOTTI MAGICHE in cui le sue parate, insieme ai goal di Totò Schillaci, fecero entusiasmare una nazione.
Anche chi non era interista lo amava, a chi non era simpatico con quella sfrontatezza che lo faceva un po’ guascone, a chi non piaceva quel ragazzo alto e sorridente, con i capelli lunghi e il naso a forma di esse più volte ricostruito dopo scontri di gioco con avversari che in ogni modo cercavano di violare quella porta protetta da quello che all’epoca era il miglior portiere del mondo?
Chi non lo ricorda dividersi tra il difendere come ultimo baluardo la porta alle sue spalle e il giocare a fare il presentatore in TV, dove conobbe uno dei grandi amori della sua vita, Roberta Termali?

In mezzo a tutto quello spettacolo ci furono anche uscite pericolose, fuori tempo; parole che a qualcuno suonavano fastidiose, gesti maldestri, come quello che fece crollare a terra e rompere in mille pezzi il suo sogno, il sogno dei suoi compagni, dell’indimenticato Azeglio Vicini, selezionatore di quella nazionale fantastica piena di ragazzi talentuosi che giocavano uno dei migliori football sul pianeta.
Quell’uscita ruppe il sogno di tutti noi, che quella notte la passammo con le mani a coprirci il viso, prima per non vedere quei maledetti rigori e poi per nascondere le lacrime di un dolore sportivo per molti MAI risolto.

Walter Zenga ha avuto tre mogli ed è padre di cinque figli, uno dei quali, Andrea, è ospite, o se preferite concorrente, della casa del Grande Fratello VIP.
In queste ultime settimane il suo nome è tornato alle cronache, a fare spettacolo, a circolare insistentemente nelle TV private, sui giornali (di gossip), in tutte quelle sedi dove un tempo la faceva da padrone, su quelle copertine che negli anni migliori sventolava fiero mostrando al mondo le sue conquiste sportive e non.
Proprio Andrea, secondo figlio nato dall’unione con Roberta Termali, ha parlato, all’interno del programma televisivo, di papà Walter, e lo ha fatto con educazione, delicatezza, facendo sì trasparire una sorta di indifferenza verso un padre assente nei suoi ricordi, ma rispettandolo nei suoi comportamenti, nelle sue decisioni, senza additarlo, esponendolo però alla vetrina mediatica, coinvolgendo in questo modo il resto della famiglia, le ex compagne e gli altri figli del campione ancora oggi idolatrato dal popolo interista.

E’ giusto “portare in piazza”, far diventare di dominio pubblico i rapporti personali, in particolare quelli tra genitori e figli o è forse più corretto “lavare in casa i panni sporchi”, cioè risolvere in privato questioni famigliari?

Il mondo di oggi, molto vissuto sui social, spesso alla ricerca di visibilità, ci potrebbe far pensare che sia ormai normalità uscire con il megafono a fare il giro del quartiere facendo entrare nelle orecchie di chiunque gli affari nostri, ma esiste ancora una cosa chiamata riservatezza, quella riservatezza che Nicolò, primo figlio della coppia Zenga – Termali, ha deciso di mettere da parte, raccontando il suo rapporto con il padre in prima serata TV.
Chi non ha avuto un rapporto complicato padre-figlio, quale figlio di genitori separati non ha sofferto quella separazione, chi non ha vissuto come un dramma il fatto di non sentirsi probabilmente più al centro di un amore, ma ai margini di un odio?
Chi siamo noi per giudicare Walter, Roberta, i lori figli, le altre compagne di vita di Walter e i figli che hanno avuto insieme? Non siamo nessuno per giudicare e non dobbiamo farlo.
Ha fatto bene Nicolò a scrivere, come ha pubblicamente ammesso, un’autobiografia iniziandola gettando fango addosso al padre? Nicolò è un figlio e i figli, come i padri, hanno diritti e doveri, hanno colpe e sofferenze per il male ricevuto.

Nicolò forse poteva evitare, ma solo lui e suo padre hanno il diritto di giudicare.
A me, in tutto questo, resta fisso in testa un solo pensiero: Walter Zenga è l’Uomo Ragno!