Vujadin Boskov nacque il 16 maggio 1931 a Begec (Serbia), fu giocatore della nazionale Jugoslava con  buone attitudini alla regìa, giocando centrocampista e con la menzione di non avere mai preso neanche un'ammonizione, Così almeno diceva. Giocò nella Vojvodina di Novi Sad, ma contro squadre come Stella Rossa, Partizan e Hajduk aveva sempre difficoltà a vincere campionati, al massimo arrivò ad una finale di coppa nazionale, ma perse contro la Dinamo di Zagabria. Con la nazionale Jugoslava vinse un argento nelle Olimpiadi di Helsinki nel 1952, perdendo in finale contro la "Grande Ungheria" di Puskas e Hideguti. Quando compì trent'anni, avendo raggiunto l'età che permetteva il regime di Belgrado per emigrare, si trasferì in Italia, alla Sampdoria allenata da Monzeglio nel 1961. Finì la sua carriera in Svizzera nel Young fellows, dove iniziò anche ad allenare. Come allenatore fece una carriera migliore, arrivando ad allenare persino il Real Madrid e, dopo avere girato il mondo su panchine di mezza Europa, finì di nuovo in Italia, nella stessa Sampdoria dove nel 1991 vinse lo scudetto. 

Quella Sampdoria aveva giocatori di grande livello, come Pagliuca in porta, poi Vierchowood, Dossena, Cerezo (brasiliano), Pari, Katanec(sloveno), Mychajlicenko(nazionale Russo ma ucraino), Vialli e Mancini (odierno ct della nazionale). Con quella stessa squadra l'anno dopo perse la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona a Wembley, a pochi minuti dalla fine, per colpa di una punizione calciata da Ronald Koeman, oggi allenatore dello stesso Barcellona. In seguito allenò anche il Genoa, dove le sue battute lasciarono il segno, oltre alle sue grandi doti di allenatore. Ma non bisogna dimenticare le sue apparizioni a Napoli, Ascoli e Roma, dove fece esordire un govanissimo di nome Totti. L'ultimo incarico fu sulla panchina della nazionale Jugoslava nel 2000, giocando gli europei, ma uscendone malamente, con un 6 a 1 patito dall'Olanda. 

In Italia aveva anche ricoperto importanti incarichi alla scuola per tecnici e allenatori di Coverciano, sotto la guida di Italo Allodi. Boskov fu ritenuto un tecnico di grande caratura e senz'altro di esperienza, ma rimase celebre per le sue continue battute ed esternazioni che rivelavano il suo carattere istrionico e umoristico, e seppure declamasse frasi che sembravano scontate o "lapalissiane", in realtà distribuiva perle di saggezza e di sagacia, anche a costo di essere duro, ma senza peli sulla lingua. I cronisti sportivi erano deliziati ad intervistarlo, perché prima o poi qualche battuta memorabile spuntava dal suo "cilindro", come una magìa perversa, quasi a dissacrare il tempio del calcio, pieno di ipocrisie e luoghi comuni. Mi ricordo che una volta, la Sampdoria aveva giocato ad Udine, la partita era finita 3 a 3, ma nel primo tempo perdeva 3 a 0. Quando inquadrarono Boskov, nell'intervista del dopo partita, aveva una faccia che era tutto un programma, ed esordì dicendo: "Noi nati per complicarci vita". Totò non avrebbe saputo fare meglio. Avendo girato molte nazioni, conosceva molte lingue, come Italiano, Spagnolo, Inglese, Francese, Fiammingo, oltre alla lingua madre slava. E qualche comico soleva dire di Boskov che "parlava sette lingue e tutte insieme". Era un uomo di buona cultura, avendo una laurea in storia e sua moglie era giornalista, scrittrice e intellettuale di grande caratura. La sua grande capacità comunicativa gli permetteva di trovarsi a suo agio con i suoi giocatori, che spesso rimanevano affascinati dalla sua competenza e dalla schiettezza che esibiva in campo e fuori. Come detto, non aveva peli sulla lingua e la sua onestà intellettuale veniva notata da tutti coloro che lo conoscevano, riconoscendogli   doti di lealtà e grande comprensione degli aspetti umani. Naturalmente la sua competenza in campo era di livello notevole, e le sue apparizioni in squadre come Real Madrid, Real Saragozza, Den Haag in Olanda, Servette in Svizzera, avevano aumentato il suo bagaglio tecnico e tattico. In un mondo dove l'allenatore si dice che conti non più del 30 per cento dei valori espressi dalla squadra, ebbene lui dava l'impressione che la proporzione poteva anche rovesciarsi nel suo caso. Poteva allenare squadre modeste ma riuscire lo stesso a fare qualche buon risultato. Non ebbe mai l'opportunità di allenare una vera grande del campionato italiano(eccettuata la Roma e Napoli) e questo fu secondo me un'ingiustizia nei suoi confronti. E su questo espresse anche un aneddoto che poi riporterò in calce.   

Boskov morì a Novi Sad, il 27 aprile 2014 a quasi 83 anni, a causa dell'Halzeimer e dopo anni di malattia. 

Le sue frasi celebri:
Rigore è quando arbitro fischia.
Pallone entra quando Dio vuole.
Un grande giocatore vede autostrade dove altri vedono sentieri. 
Meglio perdere 6 a 0 che sei partite 1 a 0.
Chi non tira in porta non segna.
Calciatori vincono, allenatori perdono (Grande verità)
Questa partita la possiamo vincere, perdere o pareggiare.
Io penso che per segnare bisogna tirare in porta.
Se vinciamo siamo vincitori, se perdiamo siamo perditori.
Squadra gioca male e vince? Squadra forte!
Gli allenatori sono come cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla Scala di Milano.
Gli allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l'anno dopo le metti nell'armadio.
Grandi squadre fanno grandi giocatori. Grandi giocatori fanno spettacolo e migliore calcio.
No serve essere 15 in squadra se tutti in propria area.
Un 2 a 0 è un 2 a 0, e quando fai 2 a 0 vinci.
Uomini non piangono mai per partita di calcio.
Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili.
Non si possono prendere quattro gol contro avversari che superano tre volte nostra metà campo.
Benny carbone con sue finte disorienta avversari ma pure compagni. (Giocatore funanbolico della Sampdoria)
Gullit è come cervo che esce di foresta (quando arrivò alla Samp)
Gullit è come cervo ritornato in foresta (quando tornò al Milan)
Lombardo è come pendolino che esce dalla galleria.
Se slego mio cane, lui gioca meglio di Perdomo.
(Rettifica successiva) Io non direi che Perdomo giocare come mio mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco mia villa con mio cane. (Luis Perdomo era un giocatore uruguaiano comprato dal Genoa , ma si rivelò un flop)
Un giocatore con due occhi deve controllare il pallone e con due il giocatore avversario.
Vedere giocare Sampdoria è come sentire musica.
Loro come noi, due gambe e undici giocatori in campo. Più di noi hanno solo la Fiat. (Ai suoi giocatori prima di Sampdoria Juventus)
Se mettessi in fila tutte le panchine che ho occupato, potrei camminare chilometri senza toccare terra.
Se vuoi fare brutta figura, parla con arbitri, scoprirai le tue debolezze di carattere.
Squadra che vince scudetto è quella che ha fatto più punti.
Sampdoria è come ragazza a cui tutti vogliono dare baci.
Più bravi di Boskov sono quelli che stanno sopra di lui in classifica.
La mia grossa preoccupazione è prendere un gol in meno dell'avversario.
La zona? Un brocco resta brocco anche se gioca a zona. Dov'è lo spettacolo?
Uno stadio senza tifosi è come donna senza seno.
L'allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto.
Io penso che tua testa sia buona solo per tenere cappello (Ad un giornalista che prevedeva la retrocessione del Napoli)
In campo sembravamo turisti. Con la differenza che per entrare allo stadio non abbiamo pagato il biglietto.
Dopo pioggia viene sole.
Palla a noi, giochiamo noi, palla a loro, giocano loro.
Ci sono allenatori che pretendono di far mangiare ai loro giocatori prosciutto San Daniele e formaggio Bel Paese. Poveri noi e poveri loro.
Partita finisce quando arbitro fischia.
Rigore è quando arbitra fischia.
Se uomo ama donna più di birra gelata davanti a tv con finale champions forse vero amore, ma non vero uomo.
Squadra che non fa gol può dare colpa a sfortuna o arbitro, ma sicuro non può vincere partite.
Rigore è quella cosa che arbitro decide in tre secondi e poi gente continua a discutere per vent'anni.
Italia è paese che dopo vent'anni ricorda rigore e dopo venti giorni dimentica promesse di politici.
Calciatore che dice che suo desiderio è giocare altro campionato è come uomo che a ristorante dice a fidanzata che a tavolo accanto c'è donna dei suoi sogni.
Su campi di calcio io visto giocatori fare segno di croce, altri ringraziare Allah, altri non fare niente, eppure tutti riusciva a giocare insieme senza problemi.

Addio buon Vujadin, le tue battute ci mancheranno.