La quattordicesima giornata di Serie A regala una capolista solitaria al campionato con il Napoli che abbatte la Lazio e si issa in testa alla classifica approfittando del nuovo pallo falso del Milan che cade in casa contro il Sassuolo. Vince, invece, e si avvicina ai rossoneri l’Inter che batte 2-0 il Venezia rimanendo così a quattro punti dalla vetta.

Capolista solitaria, dunque, il Napoli che nella serata omaggio al mito di Maradona regala ai suoi tifosi una serata magica dove i partenopei superano per 4-0 una modesta Lazio al termine di una partita dominata in toto e che mette in mostra tutte le qualità della rosa di Spalletti.
Privi di Politano, Anguissa (vera rivelazione del campionato) e soprattutto di Osimhen, gli Azzurri rispondono alle critiche post Inter con una prestazione di cuore e carattere contro un’avversaria ritenuti da molti insidiosa e diventata ben presto vittima sacrificale della banda Spalletti. Dopo dieci minuti, infatti, la partita era già indirizzata grazie ai gol di Zielinski e Mertens che mettono k.o. una difesa apparsa alquanto ballerina e ad un gioco che non lascia spazio agli avversari.
Dopo lo spavento del 25’ minuto con Luis Alberto fermato solo da un grande Ospina e la traversa colpita da Acerbi nell’azione successiva, il Napoli riprende il dominio del gioco e chiude l’incontro già nel primo tempo grazie al 3-0 di un ispirato Mertens che approfitta alla grande dell’assenza di Osimhen per ritrovare spazio nell’undici titolare. Con la ripresa non cambia lo spartito, con il Napoli che gestisce il risultato e che nel finale riesce anche a trovare il gol del 4-0 con un tiro dalla distanza di Fabian Ruiz. Una vittoria netta, condita dal bel gioco che non solo dà al Napoli il primato del campionato ma che serve anche a dare una chiara risposta a chi credeva che il Napoli stesse fermando il suo passo dopo i passi falsi con Inter e Spartak Mosca.

Dietro ai successi del Napoli c’è senza dubbio Luciano Spalletti, tornato carico dai due anni di assenza e che mostra di aver evoluto il suo credo nel periodo di pausa. Il Napoli, infatti, è il giusto mix tra i retaggi del sarrismo e le idee di Spalletti che premia un gioco verticale capace di esaltare gli attaccanti e che sa modificarsi in base ai giocatori in campo: ieri meno verticalizzazioni (pesa l’assenza della fisicità e velocità di Osimhen) e più fraseggi nello stretto. Importante, poi, la tenuta difensiva che fa del Napoli la miglior difesa del torneo e spesso chi subisce meno festeggia a maggio il titolo. Ora sarà importante la testa, perché spesso il troppo entusiasmo è costato caro dalle parti del Vesuvio e proprio sul carattere della squadra sarà chiamato ad intervenire Spalletti, uno che spesso proprio per il carattere si è trovato in situazioni complicate.

A tenere il passo del Napoli ci pensa l’Inter, che nonostante il terzo posto e i quattro punti di svantaggio, si candida ad essere l’antagonista numero uno per il titolo. Dopo aver fermato la corsa del Milan e del Napoli, l’Inter sembra essere tornata quella della passata stagione con, però, un gioco più gradevole e propositivo e con una qualificazione agli ottavi di Champions in più.
La trasferta di Venezia, che nascondeva più di un’insidia, si è presto trasformata in una mera formalità con l’unica pecca di non aver chiuso prima la partita ed aver così rischiato nel finale di lasciare per strada punti preziosi. I gol di Calhanoglu (in formissima e sempre più calato nel ruolo di mezzala offensiva) e di Lautaro (gol importante per autostima e crescita) permettono ai nerazzurri di mantenere il passo e di dimostrare la bontà del lavoro di Inzaghi che sembra aver toccato i tasti giusti in una squadra migliorata sia in fase di possesso che in quello di attesa (importante non aver subito gol). Ci sono poi da sottolineare le grandi prestazioni dei singoli da Bastoni (che gioca bene da centrale) a Darmian (peccato per l’infortunio) fino a Perisic che sembra aver completato la trasformazione, iniziata un anno fa, da esterno offensivo a quinto a tutta fascia.

Si blocca, invece, di nuovo il Milan, che con solo un punto nelle ultime tre rischia di far tornare a galla i problemi della passata stagione quando i rossoneri sprecarono l’ottimo girone d’andata con uno di ritorno più che complicato. Come contro la Fiorentina arriva una sconfitta figlia di errori difensivi e con una fase offensiva in netto peggioramento rispetto alle scorse uscite, anche se a preoccupare di più è il vistoso calo mentale dei rossoneri. Dopo venti minuti ben giocati (che portano al vantaggio con Romagnoli) il fin lì dormiente Sassuolo si sveglia e mette in campo un 1-2 che tramortisce glia avversari che non si riprendono più. Il gol di Scamacca (bel tiro ma troppo lo spazio lasciatogli libero), l’autorete di Kjaer (con ancora Scamacca libero di tirare) e quello di Berardi (male Romagnoli che si lascia saltare con troppa facilità) arrivano grazie ad una difesa rossonera larga e poco lucida che ha la propria fotografia nell’espulsione di Romagnoli nel finale della partita che placca in stile rugby il lanciato Defrel.
Se la difesa fa acqua da tutte le parti, non va meglio certo in avanti dove Ibra fatica ad avere occasioni e dove i vari Diaz, Leao e Saelemaekers sembrano i lontani parenti di quelli ammirati fin qui. Che il calo sia più mentale che fisico lo si capisce pensando alla sfida di Madrid di pochi giorni fa quando i rossoneri sono stati capaci di mettere in campo una prestazione ottima in tutte e due le fasi (e i giocatori erano praticamente gli stessi).

Ora la sfida infrasettimanale contro il Genoa del grande ex Shevchenko avrà un’importanza capitale per capire se il Milan sia pronto per lottare per lo Scudetto o è ancora troppo presto per gli uomini di Pioli (meritatamente fresco di rinnovo fino al 2023) per sognare così in grande.