Quel giorno del  19 luglio 2016  il  presidente della Figc, Carlo Tavecchio, presentando a Coverciano il nuovo ct della nazionale, Giampiero Ventura, rilasciò alcune dichiarazioni: "Giampiero Ventura è un maestro di calcio. E' sempre stato nella mia ipotesi di allenatore della nazionale, abbiamo superato tutto quello che c'era da superare per essere qui insieme. Chi diventa ct della nazionale italiana ha raggiunto il top della carriera. Siamo liti di consegnarli la squadra, la bandiera e una prospettiva. Avrà carta bianca. Gli auguro un felice esordio e un percorso importante".

Sono passati poco meno di 2 anni  dal ciclo chiuso di Conte, ma che lasciò un segno evidente nel percorso di avvicinamento ai Mondiali di Russia 2018. 
Il 3-5-2
doveva  essere  il simbolo della continuità fra le due gestioni, con Ventura che, però, doveva  provare a rendere il modulo più fluido trasformandolo, all'occorrenza in un 3-4-3 molto più offensivo.

L'eredità più grande lasciata da Conte è stata sicuramente la ritrovata compattezza attorno alla Nazionale. Il gruppo dei convocati non è mai stato così unito, ma il merito di Conte era che riusci' a rimettere l'Italia al centro dell'attenzione del popolo italiano, Giampiero Ventura quando lo sostitui' fu considerato appunto un grande maestro di calcio.
Per questo motivo il suo ciclo in vista dei Mondiali doveva essere la gestione della transizione e lanciare i numerosi giovani che finora erano ai margini della Nazionale. L'Italia di Ventura doveva essere un mix di talento, freschezza e fantasia al servizio di un'ossatura dotata di grande esperienza.
Alti furono i proclami  del presidente Figc e di Ventura che si prefissavano l'obiettivo di fare qualcosa di ''grande'', qualcosa che sarebbe entrato nella storia...

Dopo il disastro con la Svezia adesso riaffiora nelle nostre menti quella frase pronunciata quel giorno del 19 luglio: ''Vogliamo fare qualcosa di straordinario ed entrare nella storia''.

Beato chi fa sogni erotici, chi sogna di vincere  lotterie, chi di stare su di un'isola paradisiaca, io sogno un pallone, un campo di gioco, i tifosi, la gente che urla...
Il calcio è stato, ed è tutt'ora, la mia vita. Avevo due desideri da piccolo, il primo era di giocare un mondiale, il secondo, di vincerlo... Qualcuno l'ha realizzato, questo sogno, io non ci sono mai  riuscito per mille disavventure, ma quando l'Italia alzava la Coppa del Mondo, un po’ mi sentivo in mezzo al campo con loro, con i giocatori, con Pertini sugli spalti.
Non mi capacito che in Russia non ci saremo, mi hanno tolto... ci hanno tolto i sogni di una notte di mezza estate, lo stupore di vedere migliaia di persone unite per una sola squadra, per un obiettivo comune...
Mi sarei aspettato di leggere di dimissioni ai vertici Figc, con annesso allenatore, anzi, già nel post gara avrei voluto sentire le dimissioni assumendosi le sue responsabilità, come fece Prandelli, ma, evidentemente, 6 milioni in 4 anni, fanno più morale di aver, sportivamente, mandato in depressione tutto il movimento calcistico italiano...

Caressa ha detto una cosa giusta, a proposito delle scelte: ".. purtroppo capita spesso con gli allenatori italiani che antepongano le proprie idee, alla realtà oggettiva. " Mi sento come le lacrime amare e sincere di Buffon, tutti noi dentro abbiamo la stessa amarezza. Sarà solo calcio, ma lo amiamo... è tra le uniche fonti di gioia e spensieratezza in un paese tra mille problemi.

Volevano entrare nella storia... l'hanno fatto.