Ogni riferimento allusivo è puramente causale.

Domenica pomeriggio stavo commentando un post di un utente, che scriveva un articolo piuttosto duro ma che secondo me ometteva una grade verità. Volevo replicare con altrettanza forza. Il commento, come spesso mi accade, era diventato corposo tant'è che s'era fatta l'ora di andare e non avevo ancora finito, decidendo quindi di cancellarlo.  Poi si verifica quello che grossomodo scrivevo ed eccomi qua, allargando il discorso.

Quando ci sentiamo fortemente legati sentimentalmente a qualcosa/qualcuno lo riteniamo nostro e quanto più questo sentomento stringe il petto, tanto più forte stringono le spire della possessività, rivendicando in qualche modo dei diritti... che non ci spettano. Il Milan un proprietario ce l'ha: Elliott. E' lui (lei?) l'unico possessore di diritto e ne fa quel che vuole. Stiamo parlando di una realtà che di mestiere non vende patatine fritte, ma acquisisce debiti di svariati Paesi nel mondo, che si prende Dell, che pilota Telecom, cerca di ribaltare Generali, s'intrufola in AT&T... non si può dire di certo che siano degli improvvisati e che non conoscano strategia e tempistica.

Pur con tutto l'affetto che provo per il Milan devo ammettere che per un proprietario del genere la gestione sia qualcosa di simile ad un "ah sì! E il Milan?" che passa per la testa mentre si cerca di prender fiato sorseggiando un caffe, tra un'interminabile riunione e l'altra. Pensare che una realtà simile si scomodi in prima persona per fare delle affermazioni, per spiegare al tifoso, credo che sia ingenuo. Immagino altrettanto che un proprietario di tale portata affidi completamente un ramo d'azienda a qualcuno. Un qualcuno che fa le veci della proprietà per tutte le questioni che non siano strutturali. Questo qualcuno nel nostro caso si chiama Gazidis. Immagino che gli obiettivi li conoscano soltanto Elliott e Gazidis e periodicamente questi si incontrino per confermare che l'andamento stia seguendo i KPI's... che tutto fili grossomodo come previsto e che la direzione sia quella giusta e... che, se i numeri (KPI's) non tornano, vengano fatte le opportune correzioni. 

Per tutti quelli che ruotano attorno al Milan, Gazidis è la proprietà e se il capo, anche per puro spirito d'informazione decide di sondare altre piste non deve di certo chiedere il permesso a Boban & Maldini. Soprattutto se va a sondare un possibile sostituto. Il silenzio è d'obblico fino al momento più opportuno. E, se si ritiene che ci sia qualcosa che non va, si richiede un appuntamento e si discute seduti ad un tavolo, non si va dalla stampa a lamentarsi mettendo in cattiva luce il capo. Farlo è una sorta di dispetto, di sfizio un attimo prima di presentare le dimissioni... o di essere licenziati per giusta causa. 

Di Maldini avevo già espresso il mio pensiero, reputandolo troppo leggero per il ruolo che ricopre e troppo arrogante per farlo con umiltà, vedendolo invece perfetto come Ambassador of Brand. In estate si è vista la mano leggera, un po' rimediata poi in extremis proprio da Boban (operazione Silva-Rebic), che poi ha gestito anche il mercato invernale, ottenendo quello che aveva richiesto la società, e molto bene direi (soprattutto su Piatek). Boban ha dimostrato quantomeno delle capacità. Che se ne sia andato è un dispiacere e credo che sia anche un peccato. Penso che Boban non fosse disallineato con la società, che sapesse benissimo quali erano gli obiettivi, sia a breve termine che a medio e lungo termine, ma credo che si sia trovato in una situazione particolare dove è emerso il suo carattere. Sapeva che per Maldini, amico che l'ha voluto lì, non ci sarebbe stato futuro, l'impeto tipico di chi nasce in quell'area geografica che in una Società dà tutto sè stesso, come se fosse propria (e pensare di essere in cima alla scala gerarchica, da non scambiarsi con apparente arroganza) ed al contempo non aver la minima paura del futuro e di lasciare una poltrona. Penso che sia stato questo mix di cose a farlo propendere per la decisione di lasciare. 

Rangnick era secondo me il sostituto di Pioli (un po' tutti d'accordo di doverlo sostituire) e di Maldini (vedi sopra), forse pure Massara. Operazione che ha una logica, che si riteneva necessaria e quindi non catalogabile come "ennesimo ribaltone", ma un assestamento, come di assestamento ha bisogno la squadra (non di rivoluzione). La Proprietà aveva fatto sapere sin da subito la sua idea di massima, quella di riportare il Milan ad essere competitivo nel medio termine (10 anni). Tempo necessario per sistemare i disastri del passato: conti, prima, ed uscire dalle peste del FFP, poi, costruendo un assetto dirigenziale strutturato ed all'avanguardia, uno stadio di proprietà e quindi una squadra che aveva bisogno di essere ricostruita quasi totalmente. Di farlo in modo sano e senza sperperare denaro, riuscendo, con le dovute strutture ed i dovuti occhi ad intercettare quei profili che hanno un poteziale inespresso (vedi Theo). Ragazzi sconosciuti in forte crescita e pronti al salto e ragazzi che militano negli squadroni ma che non trovano spazio (ri-vedi Theo, che al Real sapevano che non fosse scarso, ma non porta via il posto a Marcelo).

Sempre per quanto riguarda il fattore acquisti, la mia sensazione è che le campagne acquisti siano fatte più dai media che dai dirigenti. Media che si "innamorano" (sponsorizzano) di uno specifico giocatore, sconosciuto fino a 5 minuti prima e che creano un castello mentale per cui se la tal squadra non lo acquista fa un errore, fissando pure il prezzo, solitamente dai 30 in su. Vedi Kondogbia, che doveva essere un mostro, pagato 40 milioni di euro mettendo in una serrata asta Milan ed Inter. Sono bastate due partite per capire che era uno scarpone dal valore reale di 15. Prima considerazione, pazienza i tifosi che possono permettersi di non sapere nulla, ma è possibile che delle due società, che alla fine i soldoni li devono tirar fuori, nessuna delle due si sia accorta del valore reale del giocatore? Seconda considerazione, tecnicamente, per resa effettiva sul campo, sono convinto che le doti tecniche di un giovane giocatore che vale 5 milioni sono davvero vicine alle doti tecniche dello stesso giocatore allenato due anni in più che vale 20. Girando il discorso e lasciando perdere i campioni veri (da 60-70... 100) sono convinto che un giocatore che oggi vale 30-40, sia trovabile, cercando bene e sapendo cercare, pagandolo 10 ed allenandolo per 1-2 anni (di Bennacer penso che ce ne siano, se si cercano bene). Sotto questo aspetto io ero molto favorevole alle squadre B, proprio per questo scopo. Coinvolgendo invece i giocatori da 100 milioni.... Belotti dice niente? Salah, Lewandowsky, De Bruyne, Hazard, Griezmann valgono 100 milioni, confermando prestazioni da vero fuoriclasse anno su anno. Se aveste 100 milioni, li investireste su Belotti?

Ammesso che sia questo il pensiero della Proprietà, che esso sia corretto o sbagliato, che funzioni o non funzioni sta solo alla Proprietà decidere cosa fare. Il Milan di Berlusconi non c'è più, esiste solo nel passato e probabilmente nemmeno Berlusconi, con il modo di gestire "alla Berlusconi" (di grandezza nazionale) riuscirebbe a riportare il Milan di oggi a quello del passato. Serve una proprietà di grandezza mondiale. Elliott lo è. A noi milanisti non resta che prenderne atto, di sperare che, step dopo step, la squadra e la Società migliori sempre di più. Dopo anni passati a discutere della Società, proviamo a lasciarli lavorare e torniamo a discutere del calcio giocato. Godiamoci Theo e Bennacer che sono migliori di Antonelli e Bertolacci. Sogniamo Thiago Silva o crediamo in Gabbia. Per il resto lasciamo alla Proprietà la gestione della Società e torniamo sfogare la passione per quello che succede sul campo invece di inacidirci lo stomaco pensando alle scrivanie. Altrimenti il rischio di vivere il Verbo (possedere) solamente nella forma passiva (da tergo) è proprio dietro l'angolo. Mamma mia che dolore!