Solo quattro mesi fa la nascita della Superlega sconvolgeva il mondo del calcio dividendo l'opinione pubblica sportiva e non. In molti si schierarono in difesa del calcio "del popolo" osteggiando la creazione di un campionato elitario, altri condannarono le Istituzioni Internazionali colpevoli di rendere insostenibile l'economia calcistica. Tuttavia tra chi addossava la colpa alle Federazioni e  chi denunciava l'eccessivo guadagno dei calciatori quasi nessuno ha tenuto conto dell'influenza e del potere raggiunto dagli agenti dei giocatori negli ultimi anni.

Al giorno d'oggi nessuno si aspetta più le bandiere, pronte a ridursi ingaggio o rifiutare proposte faraoniche per amore della maglia, ma anche la volontà dei club e, in alcune circostanze, dei calciatori non è più determinante come in passato. Basta partire dal calcio giovanile o dilettantistico: il talento non è più l'unica arma per emergere, avere un agente "preparato" permette maggiore visibilità.

Negli ultimi anni gli agenti sono arrivati a percepire anche il 15% - 20% del prezzo di vendita di un calciatore, con percentuali sull'ingaggio dello stesso. Nel 2017 Raiola tenne per mesi in ostaggio il Milan per il rinnovo di Donnarumma, riuscendo a strappare un contratto surreale per un diciottenne e riuscendo anche a far tesserare il fratello Antonio, modesto portiere che aveva militato in Serie B e nel campionato greco, a 1 milione a stagione. Quattro anni dopo ha portato lo stesso Gigio al PSG, ricevendo una cospicua percentuale sul trasferimento. 

Due anni fa lo stesso Raiola fu determinante nel portare De Ligt alla Juventus e non al Barcellona mentre ha più volte affermato di esser stato fin troppo prudente a spingere Haaland al Dortumund e siamo certi che sarà determinante per il prossimo trasferimento del norvegese. Accanto a Raiola possiamo citare Mendes, che riceve commissioni astronomiche al fianco di Cristiano Ronaldo, Di Maria e Jose Mourinho

Secondo il Cies, tra il 2014 e il 2017 le commissioni pagate ai procuratori hanno raggiunto i 4,75 miliardi di euro e nel solo 2022 raggiungeranno i 3 miliardi.

Ed è di oggi l'ennesima vicenda che manifesta lo strapotere e l'influenza dei procuratori: stiamo parlando della trattativa in atto per il trasferimento di Dusan Vlahovic dalla Fiorentina all'Atletico di Madrid. Il serbo classe 2000 si è consacrato definitivamente sotto la breve gestione Prandelli ed è stato autore di una stagione sontuosa, condita con 20 goal, quasi tutti nella seconda parte di campionato. Dall'inizio del mercato è sotto gli occhi di mezza Europa ma l'affondo decisivo sembrava averlo dato l'Atletico Madrid che però, al pari dei viola, non aveva fatto i conti con gli agenti di Vlahovic.

La prima mossa è stata della Fiorentina che ha proposto un rinnovo di contratto a 4 milioni, bonus compresi, e una clausola rescissoria a 80 milioni. Il serbo era intenzionato a firmare ma gli agenti hanno chiesto 2,5 milioni alla firma è il rinnovo è tramontato. 

Nello stesso tempo l'Atletico si è presentato da Commisso con 60 milioni più il 20% sulla rivendita. Un offerta che ha accontentato tutti e che era destinata ad andare in porto. Gli stessi agenti, però, hanno preteso ben 8 milioni di commissioni sul trasferimento e l'Atletico si è fermato.

Una situazione che ha del surreale, con club e giocatore verso un accordo sono gli agenti a tenere tutti in bilico e, con ogni probabilità, a decidere, o quantomeno influenzare,  la prossima destinazione di Vlahovic, come di molti altri giocatori.