"Oh. Oh. Oh. Oh.
Che forza noi, tifosi veri
Nei nostri cuori una squadra gialloblu…
…Lo scudetto a noi, per sempre resterà
Viva Verona calcio e Verona città!
"

Così cantavano i ragazzi della Factory Band nel celebre inno allo scudetto, rilasciato qualche settimana prima della gara del 12 maggio a Bergamo, luogo dal quale inizia il mio omaggio a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di quella festa indimenticabile. Se vogliamo, potremmo dire che l'omaggio che ho scritto settimana scorsa (Viva Verona calcio e Verona città: ora come 35 anni fa -I) può essere inquadrato come Viva Verona calcio, per riprendere la canzone e questo come Viva Verona città.

Partiamo, nel vero senso della parola, da Piazzale Olimpia a Verona, dove il 12 maggio 1985 centinaia tra pullman e auto si incolonnano in direzione Bergamo, durante la prima parte di strada, su ogni cavalcavia c'erano tifosi che sventolavano sciarpe e bandiere invocando un solo grido: "Tornate campioni!".
Nonostante all'epoca non ci fossero i posti numerati negli stadi ed era più facile entrare senza pagare il biglietto, non tutti poterono partecipare così, alle ore 16, Piazza Bra era gremita di tifosi, seppur piovigginasse un po', rimasti in città e posizionatasi sotto i balconi di Radio Adige, da dove venne trasmessa la radiocronaca della partita col commento dell'immortale Roberto Puliero, ma si sa, il Verona val bene un raffreddore.
Intanto a Bergamo succede di tutto, all'uscita dall'autostrada si incontra una troupe della televisione tedesca, giunta in Lombardia per descrivere l'esodo dei tifosi gialloblu, colori di cui si è tinta anche la città lombarda per omaggiare i futuri campioni d'Italia, ma una nota stonata non può mai mancare, infatti si sa bene che tra le due tifoserie non sono molto affiatate e pure quel giorno si verificarono scontri, anche se scontri è un termine riduttivo, 30 feriti, la polizia ha dovuto operare una dozzina di fermi e un uomo veronese è stato trasportato al pronto soccorso dopo essere stato ripetutamente colpito da alcuni cocci di bottiglia.
Questo non può certo fermare l'animo goliardico delle Brigate che, poco prima dell'inizio della gara, affascinano tutti i presenti allo stadio con una scenografia rimasta impressa a chiunque la guardò, tricolore e gialloblu fusi insieme per scrivere la storia.
Dopo il pareggio di Elkjaer al 51esimo minuto, non si aspetta altro che il triplice fischio dell'arbitro e, una volta compiuto il gesto che dichiarò ufficialmente il Verona campione d'Italia, non ci furono più misure di sicurezza che tennero, d'altronde, per un'occasione così, era inevitabile l'invasione di campo a fine match. In Piazza Bra tutti si abbracciavano, tutti gioivano, tutti facevano il bagno nella fontana, tutti piangevano ed è giusto anche così, perché chi riduce un qualsiasi sport ad un semplice gioco, non ha idea di ciò che sta dicendo. I festeggiamenti continuarono in tutta la città e in tutta la provincia per tutta la notte, cori, bandiere e clacson strombazzanti accolsero la squadra al rientro da Bergamo.

La felicità per quel traguardo si rifletté poi sulla vita quotidiana della settimana successiva, in attesa della grande festa di domenica 19 maggio 1985 dove per l'ultima di campionato al Bentegodi arriva il già salvo Avellino, ma era ovvio che la partita sarebbe passata in secondo piano, sebbene poi fu spettacolare, quello era il giorno della festa dei tifosi.
Festa ricordata in un'intervista anche da Jerry Calà, attore e grande tifoso veronese ed ex membro dei Gatti di Vicolo Miracoli, band di cui la canzone Verona Beat era utilizzata come inno nell'anno dello scudetto prima dell'uscita dell'inno apposito e ancora oggi nello stadio viene riprodotta in occasioni speciali e cantata a memoria da tutti i veronesi. In quell'intervista, Calà disse: "Quell'anno andai allo stadio una volta sola, essendo sempre impegnato col lavoro, in occasione di Verona-Cremonese, una delle ultime partite. Durante la fila per entrare fui notato dalle Brigate che mi dissero che siccome non ero mai andato prima d'ora quell'anno allo stadio, se il Verona avesse perso ti avremmo fatto vedere noi. Io rimasi allibito, per fortuna il Verona vinse, ma all'uscita venni fermato ancora dai tifosi, i quali stavolta mi dissero che siccome aveva vinto, non mi avrebbero fatto nulla però dovetti dargli un milione per la festa dello scudetto. Lo feci volentieri ma anche allora un milione era sempre un milione".

Arriva quindi il giorno della festa ufficiale, la partita cominciava alla 16, ma già alle 13 gli spalti del Bentegodi erano colmi di tifosi, più di quarantamila quel giorno. Giornalisti e reporter di tutto il mondo, persino dal Giappone, vennero a Verona per riprendere quello spettacolo irripetibile e anche a parer mio, rivedendo immagini e filmati, per nessun'altra celebrazione di un traguardo sportivo, almeno in Italia, fino ad allora ma anche oggi, si è mai organizzato tutto ciò che si fece in quel caldo e magico pomeriggio di maggio. Aprono le danze gli sbandieratori di San Gimignano, che realizzano magnifiche coreografie lanciando al cielo le bandiere gialloblu, facciamo poi un salto intercontinentale, almeno con la mente, perché sembra di essere a Los Angeles, dove l'uomo razzo faceva impazzire gli americani, invece siamo sulla pista di atletica del Bentegodi a Verona, ma il giovane sul deltaplano trainato da una moto fa comunque lo stesso effetto. Dopo di che, si guarda ancora verso il cielo, nel quale spunta un aereo della prima guerra mondiale, per Telearena le movenze compiute dal velivolo assomigliano alle giocate di Fanna e Galderisi, una volta terminato lo spettacolo nel cielo, si torna a terra, per la presentazione di una monoposto da Formula 1, una Williams dipinta di gialloblu. Arriva uno dei momenti più toccanti ed emozionanti della festa, sul palco montato a bordo campo salgono i ragazzi della Factory Band per cantare l'inno allo scudetto, vi assicuro che solo a guardare tramite uno schermo più di quarantamila persone sventolare bandiere e sciarpe degli stessi colori si rimane ammaliati, pensate coloro che lo hanno vissuto in prima persona. Subito dopo arrivano a riaccendere l'animo goliardico della città i ragazzi di Viva la gente, si passa quindi dalla musica anni '60 a sfogliare l'intero repertorio ispanico, ma come ho già detto, questa era la festa dei tifosi, quindi a un'ora dall'inizio della partita, le Brigate Gialloblu prendono il comando dei festeggiamenti per consegnare ad ogni giocatore, membro dello staff e dirigente, una speciale medaglia ricordo e per quasi ognuno di loro, la curva dedica un coro personalizzato. Elkjaer e Briegel diranno di non aver mai visto una cosa simile nei loro paesi e che solo in Italia poteva accadere, Garella invece andrà pure oltre affermando che neanche la più grande immaginazione avrebbe mai potuto arrivare a tanto.
Tra cori e medaglie arriva il momento del calcio d'inizio, all'ingresso sul terreno di gioco, la compagine di Bagnoli viene accolta da uno stadio roboante che sventola bandiere all'unisono, tranne che nella Curva Sud, la quale non è visibile ai giocatori a causa dei tanti fumogeni tricolore accesi dietro la porta difesa da Garella nel primo tempo. La partita non avrebbe nulla da regalare, ma lo spettacolo nei 90 minuti non manca nemmeno oggi, il Verona sul 2 a 0 viene rimontato, ma poi un'altra prova di forza e carattere fanno sì che i gialloblu vincano la gara 4 a 2, i giocatori aspettavano solo la fine della partita per fare un giro di campo per omaggiare tutti i tifosi, ma una prevedibile invasione di campo a pochi minuti dal termine glielo impedisce. Dopo le docce anticipate, i giocatori rientrano in campo a salutare i pochi rimasti ancora sulle gradinate, la festa si è spostata in Piazza Bra, dove per tutta la serata si susseguiranno altre esibizioni di vario genere, tra cui anche quella del presentatore Roberto Puliero, da quella sera riconvertitosi in cantante, cabarettista o qualsiasi cosa pur di stare sul palco a festeggiare. Nell'attesa dei giocatori si presentano sul palco anche due dei Gatti di Vicolo Miracoli, Franco Oppini e Jerry Calà, posso affermare con certezza che il suo milione è stato speso bene. Alle 23 arrivano finalmente i giocatori, osannati uno ad uno, che si dilettano in un piccolo show, culminato con la canzone di Nanu Galderisi, Sto correndo.

Si conclude qui il mio racconto, nel quale ho cercato di farvi immedesimare in quelle quarantamila persone che, non solo quel giorno ma tutto l'anno, hanno seguito la squadra artefice della più grande impresa calcistica italiana, nella speranza di vederne ancora nel corso dei prossimi anni, perché storie così non possono che fare bene al nostro amato pallone.
Se qualcuno è interessato a rivivere tramite le immagini questa storia, guardi questo speciale realizzato da Telearena.