35 anni fa a Bergamo il Verona era matematicamente campione d'Italia, ripeterlo ora mi fa un certo effetto, seppur io non abbia vissuto quell'impresa. Sembra incredibile come siano passati già 35 anni da quel 12 maggio 1985 e quante cose siano successe da allora ad oggi, ma ne sono successe tante e tutte fondamentali anche prima di quella stagione, perciò nel giorno del 35esimo anniversario di una delle più grandi imprese calcistiche italiane di sempre, voglio far riemergere tutti quei momenti.

Partiamo quindi dall'annata 1979-1980, il Verona era appena retrocesso in Serie B, deve ricostruirsi dopo le annate con lo Zio Uccio Valcareggi in panchina e Zigogol in attacco e tra gli altri anche Mascetti e Domenghini, il primo considerato tra i migliori della storia del Verona e il secondo vicecampione del mondo a Messico '70, con i quali abbiamo raggiunto anche una finale di Coppa Italia nel '76, arriva la prima pietra miliare dello scudetto, Roberto Tricella, capitano nella stagione 1984-1985.
L'estate 1980 risulterà decisiva per la conquista del campionato, infatti i vertici del calcio italiano decisero di riaprire le frontiere della Serie A agli stranieri, per la prima volta dal 1966, inizialmente uno solo per quadra, poi 2 fino ad oggi, dove la metà dei giocatori in campo ogni partita non è italiana. Dopo qualche annata deludente il Verona ritrova la serie A al termine della stagione 1981-1982, grazie all'arrivo di Bagnoli in panchina, Garellik in porta e Di Gennaro sulla trequarti, oltre ad una totale ristrutturazione di staff tecnico e rosa completa.
La stagione successiva da una spallata alla squadra verso la gloria ma, siccome le premesse di inizio campionato erano ben inferiori, dal mercato arriva giusto qualche acquisto, tra cui José Guimaraes Dirceu, all'epoca uno dei giocatori più forti in circolazione e la sua impronta si fa sentire, il Verona arriva in finale di Coppa Italia e guadagna la qualificazione alla Coppa UEFA grazie ad un inaspettato e sorprendente 4° posto in campionato, dopo aver conteso a lungo la testa della classifica alla Roma, poi effettiva vincitrice.
La prima esperienza in Europa per il Verona si interrompe ai sedicesimi della Coppa UEFA 1983-1984 e in campionato ci si deve "accontentare" di un 6° posto e fummo sconfitti per la terza volta, la seconda consecutiva, in finale di Coppa Italia.

Arriva dunque la stagione che tutti ricordano, ma che allora non si poteva immaginare avrebbe portato i Gialloblu sul tetto d'Italia.
Nella sessione estiva di mercato i due spazi per i giocatori extracomunitari vengono coperti da Preben Elkjaer Larsen, diventato da subito un idolo dei tifosi, arrivato per 2,5 miliardi di lire, che equivalgono a meno di 1,5 milioni di euro e da Hans-Peter Briegel, arrivato in mezzo allo scetticismo della tifoseria. Colpi azzeccatissimi quelli di Mascetti, Elkjaer e Briegel realizzarono complessivamente 18 goal, 9 a testa, tanti quanti il capocannoniere del campionato, un certo Platini, che giocava nella Juventus posizionatasi al 6° posto ma poi campione d'Europa, per dare un'idea di come era equilibrata e piena di campioni in ogni squadra la Serie A in quel periodo.
Finisce il mercato e prende il via la stagione, il 16 settembre 1984 al Bentegodi si gioca Verona-Napoli, tutti aspettano le giocate di Maradona, ma sulla sua strada ci si mette Briegel, l'esito non lascia scampo, 3 a 1 per i Gialloblu, con goal del tedesco e Maradona neutralizzato, da qui poi divenne Peterpanzer. La settimana successiva ad Ascoli, contro i Bianconeri di Mazzone, il Verona si impone nuovamente per 3 a 1, ancora in goal Briegel con Di Gennaro e prima marcatura per Elkjaer.
Nelle successive due gare il Verona vince contro l'Udinese e pareggia a San Siro, stadio nel quale non ha mai vinto, contro l'Inter. Un'altra data ricordata da tutti è quella del 14 ottobre 1984, la Juventus perde al Bentegodi col famoso goal senza scarpa di Elkjaer.
Il campionato va avanti e il Verona non perde mai, infilando altri 9 risultati utili consecutivi tra vittorie e pareggi, tutti per 0 a 0 e con squadre come Milan e Roma.
Il 13 gennaio 1985 arriva la prima ed unica sconfitta in campionato per 2 a 1 in terra Irpinia contro l'Avellino grazie al goal realizzato dal subentrato Colombo a pochi minuti dal termine.
Da quel giorno in poi solo risultati utili e la partita che probabilmente mette nelle teste della squadra la parola scudetto, è quella disputatasi il 24 marzo al Bentegodi contro la Cremonese, vittoria secca per 3 a 0 e 5 punti di vantaggio su Inter e Torino, principali antagoniste, anche se quell'anno di antagoniste vere e proprie non ce ne furono.

Arriva quindi il giorno decisivo, a Bergamo si sfidano Atalanta e Verona, ai Gialloblu basta un pareggio per laurearsi aritmeticamente campioni, il goal di Perico per la Dea al 43esimo del primo tempo non crea grandi problemi e al sesto minuto della ripresa ci pensa il solito Elkjaer a sistemare le cose, 1 a 1 e Verona campione d'Italia e anche in caso di sconfitta sarebbe arrivato il titolo, perché gli amici Viola fermano sul terreno del Franchi il Torino con un pareggio a reti inviolate e l'Inter perde all'Olimpico contro la Roma in un match pirotecnico terminato 4 a 3 in favore dei Giallorossi, ma ormai questo poco conta, perché la mattina seguente su tutte le testate giornalistiche italiane c'è un solo titolo: "Verona Campione d'Italia".
La festa entra nel vivo, per tutti i veronesi quell'estate 1985 è stata più bella anche grazie a ciò che quei 17 giocatori, che se oggi una squadra dovesse avere solo 17 giocatori arriverebbe a fatica a fine stagione e la società avevano compiuto. La gioia ebbe il suo effetto anche sulla stagione successiva, perché nulla può rendere più fiero un tifoso se non vedere la maglia della propria squadra col tricolore stampato sopra.

La stagione 1985-1986 non è redditizia quanto quella precedente, eliminazione ai quarti di finale di Coppa Italia e un misero 10° posto in campionato, questa stagione passerà però alla storia per quanto accaduto nelle coppe europee, il Verona era alla sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni e ai sedicesimi di finale il PAOK Salonicco viene neutralizzato per un totale di 5 a 2. Quell'edizione della coppa dalle grandi orecchie passerà alla storia per essere la prima senza squadre inglesi, a seguito della tragedia dell'Heysel e per un altro scandalo avvenuto agli ottavi di finale. In quella stagione c'erano 2 italiane qualificate, il Verona dal campionato e la Juventus per la vittoria della precedente edizione, la quale doveva disputare 2 partite a porte chiuse come multa per quanto accaduto a Bruxelles e il destino decide di metterle a confronto agli ottavi di finale, la prima volta che 2 squadre italiane si scontrarono in una competizione UEFA.
Al Bentegodi finisce a reti inviolate, ma è la gara di ritorno a scatenare polemiche. Si gioca senza spettatori al Comunale di Torino, davanti solamente ad un centinaio di addetti ai lavori, la Rai trasmette in diretta quella partita e da casa si posso comprendere chiaramente le urla e le indicazioni che giocatori ed allenatori si scambiavano in campo, la Juventus passa in vantaggio con un discusso rigore e nella seconda frazione di gioco gli Uomini di Bagnoli protestano veemente per un rigore a favore non concesso, al termine della gara si scatena il putiferio, i Gialloblu sono imbestialiti, rimarrà iconica l'immagine di Elkjaer che va dall'arbitro francese Wurtz a mimare il gesto della firma di un assegno per dire che era stato pagato, tra l'altro dopo quella gara Wurtz non arbitrò mai più… Bagnoli rilasciò anche pesanti dichiarazioni ai microfoni della Rai, costretta alla censura.

Per dimenticare quanto accaduto l'anno prima, nel 1986-1987 il Verona disputa un ottimo campionato e strappa il 4° posto, valido per la Coppa UEFA, sarà l'ultima volta che i Gialloblu parteciperanno ad una competizione continentale. La stagione 1987-1988 termina con un 10° posto in Serie A e il raggiungimento dei quarti di finale sia di Coppa Italia sia di Coppa UEFA. Di lì in poi cominciò un lento declino culminato con la fine del ciclo Bagnoli, la retrocessione in Serie B nel 1990 e il fallimento nel 1991.

Per fortuna nostra, parlo per tutti i tifosi veronesi e a mio modo di vedere anche di tutti i tifosi di calcio, perchè quando una squadra da piccola diventa grande è sempre una cosa bella per il calcio e non a caso ci siamo innamorati tutti dell'Atalanta, il Verona non dovette ripartire dalla Serie C, bensì riuscì a riscriversi in Serie B, ma il proprio nome in un albo d'oro non ce lo ha messo più, continuando con un sali scendi dalla serie cadetta e forse è meglio così, che le realtà più piccole rimangano al loro posto e si godano qualche periodo d'oro, che porti trofei o meno, ma che varrà, sentimentalmente, sempre più di una serie di scudetti per un grande club.

Se qualcuno si stesse chiedendo come mai nel titolo c'è scritto "ep 1" è perché ho voluto rendere omaggio in questo giorno alla squadra mentre il 19 maggio, giorno della consegna ufficiale del trofeo, è stata la festa dei tifosi e più che un merito va dato anche a loro per quello che hanno fatto quel giorno e che hanno continuato a fare nel corso degli anni.