Anche quest’anno il Festival di Sanremo, il settantunesimo, si è svolto fra mille polemiche, molti lo contestano, ma (quasi) tutti lo guardano.  La kermesse musicale italiana come sempre ha diviso, tutti per una settimana ci sentiamo esperti di conduzione, di comicità, di musica, di canto, da una parte quelli a cui è piaciuta, dall’altra quelli a cui come spesso accade non va bene niente.

Partiamo dal conduttore, Amedeo Umberto Rita Sebastiani in arte Amadeus, e dal suo amico e braccio destro sul palco del teatro Ariston, Rosario Tindaro Fiorello.
La coppia in questo caso NON scoppia, non è scoppiata come spesso accade il secondo anno, non è esplosa neanche di fronte ad un clima surreale come quello di una platea costretta dal SARS-CoV-2 ad essere vuota, e chi almeno una volta nella vita ha fatto spettacolo, anche solo per gioco, sa cosa significhi parlare a poltrone sgombre, provare a far divertire il nulla davanti a te. Miracolosi.
Qualcuno obbietta dicendo che il pubblico, quello televisivo, non è mancato, qualcun altro, ancora più deciso ad andare contro, sostiene che per centinaia di migliaia di euro di cachet chiunque avrebbe fatto meglio. Tutti allenatori di squadre di Serie A di calcio e conduttori del Festival di Sanremo gli italiani, peccato che il lunedì mattina il 99,9% li si vede fare gli impiegati, gli operai, i commessi e i baristi (io per primo).

Ma veniamo ai cantanti, a quelli in gara, ai 26 (tantissimi, troppi) scelti per allietare le nostre orecchie e per contendersi la prestigiosa vittoria finale, che ormai è diventata una battaglia all’ultimo voto da casa tra i fan di questo e quell’altro “cantante”.
Hanno vinto i Maneskin, giovane gruppo rock romano classificatosi secondo nell’edizione 2017 di X Factor. Sono bravi, bravissimi, ottimi musicisti (il chitarrista un top player), innovatori, moderni, antagonisti dei trapper che negli ultimi anni hanno inquinato la scena musicale italiana. Così mi ha detto un caro amico esperto di musica. A me non sono piaciuti, non è il mio genere, avrei preferito vincessero Colapesce e Di Martino (premio Lucio Dalla sala stampa) oppure Ermal Meta (premio Orchestra), non andrò a cercare su YouTube la canzone con la quale hanno vinto per ascoltarla, ma questo non significa che non abbiano meritato. Viva i giovani.
Sul secondo gradino del podio è salito il duet rap melodico Federico Fedez Leonardo Lucia – Francesca Michielin, che grazie ai voti portati dalla moglie di lui, nota influencer, sono riusciti nell’impresa di rischiare di vincere la competizione pur essendo, a mio parere, risultati tra i peggiori performer delle cinque serate. La forza dei social è ormai dirompente.
Tra gli ospiti, o meglio LE ospiti, una parola di elogio è doverosa nei confronti di Loredana Bertè e Ornella Vanoni, che con un medley dei loro cavalli di battaglia hanno ancora una volta fatto innamorare della musica i milioni di italiani che anche quest’anno hanno fatto le 2 di notte con un occhio aperto ed uno chiuso, ma con tutte e due le orecchie ben presenti, attente ad ascoltare le note, le voci del teatro Ariston. Un enorme applauso a queste due signore. Immense.

Un pensiero finale, un piccolo consiglio a quei ragazzi che utilizzano Auto-Tune, il software che permette di manipolare l’audio correggendo l’intonazione, l’imperfezione della voce. “Il fallimento non è una sconfitta, ma l’inizio di una vittoria. Non è il contrario del successo, ma una parte stessa del successo” (Zlatan Ibrahimovic).
Viva Sanremo.