C'è partita e partita. C'è quella che puoi vedere anche comodamente seduto a casa, che la senti ma non la senti. C'è quella che sai che andare allo stadio sarà un piacere, vuoi per gemellaggi o per avversari semplici. C'è poi quella che può cambiare una stagione, che ti fa sudare di sofferenza ma ti può portare al settimo cielo. E poi c'è LA partita. Quella che prevede riti scaramantici, che devi indossare la solita maglietta che indossavi l'ultima volta che hai vinto, che per lo stadio son tutti "non succede, ma se succede...". Fiorentina Juventus non è una partita come le altre e mai lo sarà. I motivi sono semplici, non vanno cercati negli screzi fra dirigenze e giocatori, ma nel cuore di questo stupido e bellissimo sport: i tifosi. Quelli che si videro scippare uno scudetto sotto gli occhi all'ultima giornata, quelli che si sentirono traditi dalla cessione di Baggio e piansero quando il divin codino si rifiutò di calciare il rigore. Quei tifosi che guerrigliano ogni giorno a suon di battute per le strade di Firenze, perché un gobbo di Firenze non lo si può nemmeno considerare un vero fiorentino. I motivi risiedono nei sogni infranti di molte stagioni, di ingiustizie vissute sulla pelle di quella gente che paga per poi vedere uno spettacolo sciupato da quel tizio col fischietto in mano. L'unicità di questa partita sta nella sua attesa, di come noi ad agosto già abbiamo bisogno di sapere quando sarà il fatidico giorno per esularci da tutti gli impegni possibili. Non è provincialità, è passione all'ennesima potenza: una città spaccata in due, come storia vuole, che si è "scelta" come rivale una delle squadre più forti in Italia, una delle più controverse. Fiorentina Juventus vuol dire uscire di casa per andare allo stadio e non sapere quando tornare, che fra traffico, scioperi, festeggiamenti e delusioni c'è il caso di fare sia le undici che le una di notte; vuol dire ricordare un giocatore per tutta la vita, anche se ha fatto un solo gol in viola, ma proprio contro di loro; vuol dire litigare e gioire insieme, lunatici come quel pallone che non smette di andare da una parte e dall'altra; vuol dire avere la febbre e rischiare di passare il week end a letto pur di poter assaporare anche la gioia di un gol ai nostri rivali. Chiamateci come vi pare: infantili, provinciali, stupidi, rosiconi, fate come volete ma per noi, una volta su 19, lo stadio diventa tempio delle nostre emozioni, che scorrono a fiumi, siano esse positive o negative. Questo è Fiorentina Juventus, non è un derby né una battaglia, solamente una guerra di emozioni, con quella voglia di dimostrare al mondo che ci siamo pure noi, nella nostra splendida minutezza. Ieri, oggi e sempre, Avanti Fiorenza. Non ri-succede, ma se ri-succede..........