Sono le 11.55 di sabato 30 Novembre quando il "mio" aereo verso Manchester si appoggia sul suolo inglese: il cielo, stranamente, non è grigio, ma lascia spazio ai raggi di un sole molto tiepido.

Effettuati i controlli ai documenti, in Inghilterra sembrano già molto proiettati ad un'imminente Brexit, mi dirigo verso il treno che mi porterà a Liverpool, città della contea del Merseyside, dove ad Anfield è Matchday: alle 15.00 ora locale i Reds ospiteranno il Brighton.

Salito sul National Express, il viaggio ha durata di circa un'ora, attivo la connessione dati: il Manchester City è impegnato nella difficile trasferta di Newcastle, al trentesimo del primo tempo il risultato è di 1-1.
E' una partita importante per il City, un aumento del divario in classifica potrebbe seriamente far svanire il terzo titolo consecutivo, i Reds viaggiano ad una media punti stratosferica.

Dai finestrini del treno, fuori passa un paesaggio particolarmente "British": come gran parte dell'Inghilterra la zona di Manchester è contornata da casette di caratteristici mattoncini rossi. Oggi, però, il sole sembra dar loro un po' di luce in più.

L'arrivo è a Liverpool Lime street Station, stazione principale della città: il City, nel mentre, continua a faticare.

Arrivato a destinazione, sceso da un treno non particolarmente affollato (la tratta è senza soste intermedie ed il biglietto costa poco più di 16 sterline, non a buon mercato anche per i cittadini inglesi) mi imbatto subito, uscito dalla stazione, nel primo tipico mercatino natalizio; l'ora di pranzo italiana è già passata, decido di prendere qualcosa da mangiare, abbinando la classica birra inglese.

Una notifica sul telefonino mi segnala il vantaggio del City siglato da De Bruyne, ma dura poco: la partita finisce in parità (2-2).

Nei pressi del mercatino, antistante la stazione, è già possibile trovare Stewards che poco prima del match provvedono ad indicare i mezzi per raggiungere lo stadio: non ho il biglietto della partita [per l'acquisto dei tagliandi del Liverpool è necessaria la tessera Membership, al costo di circa 35€ e di validità annuale, ma da sola non basta: occorre tanta fortuna per trovare un posto libero, le code on-line per l'acquisto di un tagliando sono difficilmente inferiore alla durata di un'ora, il consiglio è quello di collegarsi con abbondante anticipo rispetto all'orario di inizio vendite].

Nonostante ciò, il voler solo assaporare l'atmosfera della sfida mi spinge a prendere "il 17" dalla Bus Main station di Liverpool (a 200 mt di distanza dalla stazione ferroviaria): un paio di fermate al quartiere di Everton ed in una decina di minuti si è davanti ad Anfield.
La fermata è antistante l'ingresso principale dell'impianto, percorrendo circa 100 metri in direzione ovest si arriva sotto la celebre gradinata KOP.
Le persone si avviano tranquillamente verso l'accesso che li condurrà al proprio posto, altri si fermano ai pubs intorno, che continuano a spillare pinte: manca poco all'inizio dell'incontro, sono le 14,50.

Ai tifosi Reds non è di certo passato inosservato il risultato del City, ma il 2014 ha lasciato un ricordo indelebile, si percepisce. Sembra echeggiare un pizzico di scaramanzia, si sussurra a bassa voce, non ci si sbilancia, ma lo si legge negli occhi di ogni tifoso: a più di trent'anni di distanza il Liverpool può davvero tornare campione d'Inghilterra.

Mentre continuo a passeggiare nello spiazzo antistante lo stadio, quasi tutti i tifosi hanno preso posto all'interno dell'impianto: nel giro di 10 minuti il vociferare dei fans si è trasformato in un silenzio assordante. L'impianto di Anfield risulta essere quasi completamente insonorizzato, lo stadio si trova nell'omonimo quartiere al quale si è cercato di garantire il minimo rumore nei giorni delle partite.
Continuando a camminare, il quartiere risulta pressoché deserto: le case hanno tutte la stessa forma, lo stesso colore.
La temperatura è ormai quasi pari allo zero. Nei dintorni solo qualche raro passante, nei Pubs la partita non può essere trasmessa: è concessa solo la radiocronaca, al fine di evitare un eventuale sovraffollamento anche fuori dallo stadio nei giorni di match-day casalinghi.

La doppietta di Van Dijk del primo tempo sembra aver messo in cassaforte l'ennesima vittoria dei Reds, portando ad undici le lunghezze di vantaggio sul City, terzo in classifica. Il Leicester insegue ad 8 punti di distacco, al secondo posto.

Dopo un breve girovagare per il quartiere il sole inizia a tramontare: sono le 16.30 e decido di ritornare nei pressi dello stadio. E' il minuto 75 del match e gli steward iniziano ad aprire i cancelli per coloro che vogliono abbandonare l'impianto prima del termine della gara.

Insieme a me qualche ragazzo inizia ad avvicinarsi, sino in prossimità dell'ingresso che consente di sbirciare sul terreno di gioco. Uno schieramento di addetti impedisce l'ingresso ma consente di vivere, a circa 5 metri dagli spalti, l'atmosfera. E' come una finestra verso cui volgi lo sguardo da lontano, lascia la possibilità di vedere e sentire il mare, negando però la totalità del campo visivo.

Il prato verde inglese, però, si vede: riesco addirittura a distinguere Klopp, è agitato. Alisson è stato espulso ed il Brighton ha accorciato le distanze, 2-1.

Da fuori una ragazza che vigila sull'eventuale tentativo di accesso è amichevole: spiega che non possono, ovviamente, concedere assolutamente l'accesso all'impianto a chi è sprovvisto di biglietto. La sento spesso anche sussurrare "Come-on Reds": è la prima volta che mi capita di vedere uno Steward fare apertamente il tifo.

Vedo Manè sfrecciare sul campo e scomparire dietro gli spalti, manca ormai pochissimo al termine. I Reds faticano, dalla mia posizione non riesco ad intravvedere più nessuno in maglia rossa: Ryan, portiere della squadra ospite, è fisso al limite della propria aria di rigore, il Brighton attacca ma il risultato non cambierà.

Due minuti dopo l'arbitro sancisce la fine, altri tre punti per la squadra di Klopp. Pochi istanti dopo il termine dell'incontro gli spettatori lasciano l'impianto, velocemente, sollevati dal risultato ed ordinati. Fuori dalla tribuna "Main Stand" i pullman attendono i tifosi, si forma una coda lunga più di 300 metri, tutti aspettano di salire: fa freddo, l'attesa sarà comunque lunga, ma lo stile British consente loro di stare in una fila composta, senza nessun accenno di lamentela.

Da italiano, seppur abituato al traffico, onestamente faccio fatica a concepire l'idea di un' attesa non breve e preferisco incamminarmi verso il centro città (che dista circa 4,5 km dall'impianto), nella speranza di trovare fermate del Bus sulla strada, con meno attesa.
Mentre mi allontano dallo stadio, penso che tutto sommato quell'atmosfera di Premier mi ha portato a vivere interamente il Match, seppur non abbia messo piede all'interno dello stadio.

E' proprio questo che mi appassiona del campionato inglese: il match day è un giorno "sacro", i bambini lo aspettano come si attende il Natale e si vive sin dalle prime ore del mattino.

Tutto il contorno è quasi più importante dell'esito della partita, lo si vive assieme, si vive di calcio: quel pallone che rotola, che torna a rotolare nel week-end, sancisce la festa che non finisce prima di sera.

E' passione ed è appartenenza. Oggi si sentiva in lontananza è... You'll Never Walk Alone.