8 Dicembre 1985 - finale di Coppa Intercontinentale Juventus vs Argentinos Juniors.

Avevo da poco iniziato ad avvicinarmi al calcio, il mio amichetto di banco, Marco, si professava tifoso interista ed io ero tentato dal farlo contento dichiarando apertamente che lo ero anche io, ma volevo pensarci.
Mio padre era completamente agnostico calcisticamente parlando, non l'ho mai sentito dire che tifasse per una squadra, però non disdegnava di guardare in TV le partite importanti o della Nazionale, così come alcuni incontri di tennis... amava anche moltissimo le Olimpiadi.

Non riesco a ricordarmi se quel giorno lui stesse guardando la partita in diretta o solo degli highlits, eravamo entrambi in cucina e io stavo giocando con le costruzioni. Ricordo che le parole del telecronista attirarono la mia attenzione, alzai gli occhi e vidi il replay del gol fantastico, ma annullato di Michel Platini contro l'Argentinos.
Da quel giorno credo di averlo rivisto un migliaio di volte, ma non per la bellezza del gol, ma per quello che successe dopo.
Ogni volta lo riguardo nella silenziosa attesa di vedere comparire la sagoma di Michel sdraiata sul prato, come si vede nella foto dell'articolo.

Ma facciamo un passo indietro: calcio d'angolo, palla respinta dalla difesa, colpo di testa di un giocatore della Juve. La palla arriva dalle parti di Michel e quello che ne segue è un capolavoro balistico: stop di petto, sombrero di destro su un difensore argentino e tiro al volo di sinistro all'incrocio dei pali, tutto senza che la palla tocchi per terra.
La Juve intera festeggia, si abbracciano, salvo poi scoprire che il gol è stato annullato dall'arbitro per ragioni a me ancora oscure.
Io avevo visto altre partite ed altri gol annullati, quello è il momento delle proteste veementi, dei capannelli intorno all'arbitro, dei vaffa e degli occhi spiritati di chi potrebbe anche uccidere in quel momento. Era quello che mi aspettavo accadesse anche in quel frangente.
Invece Le Roi cosa fa? Si getta a terra, si sdraia lentamente e si mette su un fianco, il braccio sinistro a terra a reggere la testa, e senza dire una parola guarda fisso l'arbitro come a dire ''Ma che m'hai annullato?'', ci mancava solo un ''Padre perdonalo, perché non sa quello che fa''.

In quel preciso momento ho deciso che quel gesto mi rappresentava, descriveva l'essenza del mio carattere, avrei voluto farlo io, non il gol ma il gesto.
Quel gesto racchiudeva lo stile Juve che improvvisamente desideravo fosse anche il mio... niente proteste, niente scuse, un attimo di riflessione per leccarsi le ferite e poi via, si riparte con la cultura del lavoro, non c'è spazio per pensare ai complotti perché i perdenti trovano le scuse, i vincenti trovano le soluzioni.

E questo spirito l'ho esportato in tutti gli ambiti della mia vita, ancora oggi ogni tanto mi sdraio sul prato e osservo il mio nemico, poi mi rialzo e ricomincio a correre più forte di prima.

Grazie Michel