Interessante può essere fare alcune considerazioni sulla marcia di avvicinamento a Istanbul delle due squadre. Guardiola è un allenatore multiforme ed eclettico. Se guardiamo il suo percorso nelle ultime 12 partite troviamo una certa varietà di disposizione in campo, ma in fondo con due filoni tattici ben precisi. Infatti fa tutta la qualificazione e gli ottavi con una difesa a quattro e dagli ottavi sostanzialmente a 3, perché con il Real ancora a 4, si tiene un poco più prudente. Interessante notare anche, che durante le 6 partite di qualificazione, presenta due volte la formazione a due punte poi completamente abbandonata restando a una sola punta. In un altro intervento ho indicato la chiave del gioco del City nel suo quadrilatero di centro campo, costituita da tre giocatori più un difensore/centrocampista/attaccante in appoggio. Gundogan è il metronomo della squadra che detta i tempi del gioco. Rodri è il folletto capace di progressioni e giocate imprevedibili e De Bruyne il vero fuoriclasse di questo reparto, mezzala e trequartista. A questi in maniera permanente nel gioco di centrocampo, e in una difesa a 3 e mezzo, si può dire, si è aggiunto, a partire dagli ottavi, un giocatore fondamentale nello schema di gioco di Guardiola che è Stones. Difensore, centrocampista di rottura e pure attaccante, un tuttofare micidiale capace di rompere la partita con le sue incursioni centrali.
In questo 32221 fondamentale si svolgono due catene, a sinistra De Bruyne Grealish e a destra Rodri Silva, ma De Bruyne e Rodri spesso si scambiano mentre Silva e Grealish tengono prevalentemente le loro posizioni. Inoltre Sia Silva e sia Grealish chiudono anche in copertura. In difesa Dias è il perno centrale e Walker e Akanji i terzini. Walker viene pure spesso avanti. Se si guardano le prestazioni e i numeri si vede che il City, nella sua corsa Champions, non ha mai perso, ha vinto 7 volte e ha pareggiato 5 volte. Ha segnato 31 gol (tra cui il cappottone al Lipsia per 7 a 0, salvo poi pareggiare 1 a 1 con lo stesso). E ne ha incassati solo 5. Con una differenza reti di 26 che, rispetto ai 31 segnati, riporta una straordinaria “efficienza” di gioco dell'84%, dando a questo rapporto un certo significato, che chiamo “efficienza” come proposto in un altro mio intervento,come rapporto tra differenza reti e gol segnati. Da qui si conferma la mia convinzione della genialità di questo allenatore che, credo primo nella storia del calcio, mette d'accordo tutti, i difensivisti e gli offensivisti, cancellando tutte le vecchie polemiche e che, in buona sostanza, vince alla grande, difendendo alla grande.

Ben diverso il percorso dell'Inter.
Lo schema di Inzaghi è sempre lo stesso: 352. Molto basato sugli esterni quinti e un gioco avvolgente, frequenti cambi di campo, ora con l'aggiunta, più recente, di percussioni centrali e quindi con maggiore verticalizzazione. Inzaghi ha trasformato un giocatore ondivago come Calha in un play basso di livello internazionale, conta su un MKHI, trequartista ma capace di coprire ogni zona del campo, In Brozo ha un ottimo metronomo e in Barella un giocatore molto simile a Rodri. La sua difesa ha in Bastoni un grande giocatore. Ottimi Darmian e Acerbi. Eccellente Di Marco. Le migliori alternative Dumfries, D'Ambrosio, De Vrij e Skriniar, ammesso che si senta ancora Inter e se sia a posto fisicamente. Il ritorno imperioso di Lukaku poi, pone sicuramente un dilemma di scelta con Dzeko, L'uso delle verticalizzazioni è comunque ripreso alla grande con il ritorno della LULA. Mentre Dzeko assicura un gioco di sponda e di smistamento diverso da Lukaku. E Lautaro non è poi così lontano da Haaland. Sembra quindi abbastanza rilevante la differenza con il City. Due sconfitte con il Bayern, liquidato dal City e qui, se fossi in Inzaghi cercherei di capire meglio questa situazione, dove si perde seccamente da una squadra liquidata facilmente dal City. Poi 7 vittorie e 3 pareggi. 19 i gol fatti e 10 i subiti. Differenza reti di 9 che rapportata ai 19 segnati, da una “efficienza” del 47%. Quasi la metà di quella del City! La considerazione riassuntiva sul gioco di Guardiola è che questo allenatore è davvero poliedrico. Dall'inizio della sua marcia in Champions ha fondamentalmente cambiato il suo modo di giocare e di disporre i suoi uomini facendo inoltre largo uso del turnover con 9 giocatori: Ake, Mahrez, Laporta, Gomez, Lewis, Foden, Palmer, Alvarez, usato in doppia punta, e Cancelo. Una panchina di tutto rispetto. Nell'Inter, sempre a livello di formazione iniziale sono entrati Skriniar, Bellanova, Gosens, De Vrij, Asslani, Correa, D'Ambrosio. Una panchina più corta e forse meno qualitativa di quella del City.

Insomma, i numeri parlano e sembrano confermare un divario abbastanza consistente tra le due squadre. Ho letto che il formidabile Haaland definisce l'Inter una “buona” squadra. Sono molto contento che il fiore all'occhiello dello squadrone City definisca l'Inter una “buona” squadra. Questo senso di superiorità ha fregato quasi sempre nel calcio chi sottovaluta l'avversario. L'Inter non è una buona squadra, è un' “ottima” squadra. Se Guardiola non lavora mentalmente su questo aspetto di superiorità e di imbattibilità, come è stato in tutto il suo percorso Champions, può andare incontro a grosse sorprese.
Se il sentimento di superiorità prevale su quello del peso che può avere psicologicamente chi si sente in “obbligo” di vincere, già l'Inter, se questa sensazione non si modifica, ha un'arma in più per capovolgere il pronostico.

Come può disporsi Inzaghi? Con il suo solito 352 oppure in maniera diversa? Come contrastare il gioco a 4 del City a centrocampo? Forse una soluzione con Barella all'ala destra ci potrebbe stare, perché così utilizzerebbe tutti i suoi migliori a centrocampo. Dipenderà anche molto da come si disporrà Guardiola, il camaleontico Guardiola. Se c'è una situazione che gli fa paura è proprio la sapienza tattica degli allenatori italiani. E Inzaghi è un uno che nelle finali dà il meglio di se stesso.