Era nell'aria, nel clima che stiamo vivendo questi giorni, si sta diffondendo un'atmosfera surreale, il sospetto latente di un contagio da contagio è la prima delle idee che ogni mattina, dopo i dati sempre più sconfortanti relativi al numero delle persone contagiate dal "corona virus" emesse dai notiziari, ci salti per la testa mentre ci stiamo radendo. La giornata prosegue con dei modi ben diversi dal solito, magari si evita, laddove possibile, di prendere il mezzo pubblico e si preferisce fare un paio di km a piedi per poi entrare in un bar a fare colazione ma con il cappuccino versato in un solenne bicchiere usa e getta. Per non parlare delle strette di mano ormai ridotte al lumicino, ci si contenta di un semplice ciao o peggio si fa finta di non vedere. Con lo stesso clima di distacco e timor panico si è vissuta ieri pomeriggio la gara disputata al "Meazza" contro la fatal Verona. Noi con troppi giocatori cruciali che tra influenza e squalifica erano assenti, uno su tutti Ibrahimovic, loro reduci da cinque gare senza sconfitte, l'ultima fu il 3-2 ad opera dell'Atalanta del 7.12 scorso, dunque la squadra allenata da Juric è attualmente una delle più toniche e in palla del campionato ed in più alberga sul nostro vessillo la leggenda, ormai divenuta realtà, che da circa quattro decenni vuole gli scaligeri privarci di due scudetti e batterci in più di una gara sia al "Bentegodi" che a San Siro. Questa sorta di tabù ultramalefico è stato infranto nella gara del girone di andata con la vittoria del Milan sul Verona del settembre 2019, la squadra era allenata da Giampaolo, dove i rossoneri s'imposero dopo una gara piuttosto fiacca, con un rigore trasformato da Piatek e forse ieri con le tante assenze che hanno costretto il Milan a stare all'erta, beh, ci fa anche rima, forse Krzysztof non doveva andare all'Hertha! Anche il Milan è reduce da un filotto positivo in campionato di quattro gare, il pareggio con esordio di Ibra contro la Samp seguito da tre vittorie in campionato più una di Coppa Italia contro il Torino. Anche per noi, come per il Verona, l'ultima sconfitta risale al 22 dicembre con la vergognosa caduta oserei dire da oratorio. Così per ambodue le squadre è iniziato il nuovo anno propriziatorio di buoni risultati e dunque si prospettava sulla carta una partita alla pari, ed è difatti terminata con un pari, un 1-1, un risultato palindromo, quasi a voler onorare la data del giorno di ieri, anch'esso palindromo.

Alla luce del risultato finale ho ritenuto più che appropriato il commento fatto da Gianmarco Tognazzi a fianco di Manu Galderisi, a partita in corso, intervenuti dalle tribune del "Meazza" nel programma televisivo "Quelli che il calcio", che verteva sul fatto di dover portare in panchina Ibra anche se febbricitante, la sua sola presenza sarebbe riuscita a dare una scossa i più a tutta la squadra e magari riuscire in extremis, con i suoi personali incitamenti, a sfangare una insperata vittoria. Gli stringo la mano, è verità pura. E per come sono andate le cose alla fine direi che è un pareggio che ci fa pur sempre guadagnare un punticino, ora navighiamo a -7 dal quarto posto. Del resto se si fosse andato ai punti forse il Verona avrebbe meritato di più, due legni colpiti da loro (Pessina e Zaccagni nel 2° tempo) contro uno dei nostri (Castillejo al 92°), noi abbiamo creato tante conclusioni in porta ma poche volte centrando lo specchio, mentre il Verona con Faraoni in gol al 13' rendeva asfittica la nostra reazione e solo la punizione calciata da Calhanoglu con la fondamentale deviazione di Verre al 29' ci consentiva di pareggiare. A completare questa giornata per metà storta ci si sono anche messe le prove opache di Hernandez, del duo inedito di attacco Leao Rebic ed infine da segnalare il non pervenuto Paqueta in sostituzione di un insufficiente Bonaventura. Le distrazioni del centrocampo, la non puntualità di marcature, l'assenza di una vera punta riporta a galla gli atavici problemi della squadra rossonera che in questo mese di gennaio, con l'arrivo di Ibrahimovic sembravano scomparsi, e ieri come cupe nubi all'orizzonte sono riaffiorati. Un segnale di allarme da non sottovalutare, dunque che tutta la squadra stesse bene all'erta, viceversa potremmo perdere l'ultimo treno per l'Europa. In conclusione, in una situazione di emergenza pura ne siamo usciti con il minimo dei danni; certo dispiace, l'occasione era ghiotta, data la concomitanza di risultati delle altre squadre per recuperare terreno, ma se ciò fosse di sprone per caricarci al massimo e con il rientro di Ibra andare a vincere il derby di domenica contro una Inter tornata, dopo la doppietta di Lukaku di ieri sera ad Udine, ben venga, sarebbe una vera impresa contro la squadra di Conte imbottita di campioni. Sperando che questa contagiosa influenza non costringa altri nostri giocatori a dare forfait prima del derby, noi tutti tifosi confidiamo in una pronta e combattiva reazione di tutta la nostra squadra.

Nell'attesa che passi questa prima settimana di febbraio allietati dalle note vincitrici della canzone del Festival di Sanremo, scartiamoci e gustiamoci, in attesa di tempi migliori questi tre cioccolatini. Il primo ce lo regala Djokovic, il grande tennista 33nne slavo ieri vincitore del suo 8° Australian Open, è un accanito tifoso milanista e sarebbe felice, prima di terminare la sua vittoriosa carriera, festeggiare queste suoi ultimi 8 trofei con la futura ottava Champions League che auspichiamo torni a vincere quanto prima il nostro Milan. Il secondo è la vittoria nel campionato calcistico femminile ottenuta dal Milan allenato da Ganz contro l'Inter grazie al gol decisivo della brava Giacinti, e chissà che questa vittoria nel derby femminile non sia un segno di buon augurio per il vero derby della "Madunina". Il terzo è stato l'ingresso in campo anche se solo per gli ultimi minuti del match di Daniel Maldini, dopo papà Paolo e nonno Cesare rappresenta una leggenda del calcio ancora aperta da 70 anni. Il padre Paolo avrà esultato in tribuna all'ingresso in campo del figlio, per un attimo gli sarà balenata in mente quella sua partita di esordio allo stadio Friuli di Udine del 20.1.1985 quando debuttò, allora 16nne nella squadra rossonera  allenata da Liedholm disputando la prima delle sue 647 gare e noi, applaudendolo, ne auguriamo altrettante al figlio Daniel. Quella gara Udinese Milan terminò 1-1, al gol di Sevaggi all'11' seguì il pareggio di Hateley al 63'. anche allora come ieri a San Siro le due partite terminarono con l'identico risultato, 1-1, come già detto un risultato palindromo, cioè bifronte, che si può leggere da un verso o dall'altro, non ne cambia il significato, comunque lo si legga e così noi tutti vorremmo che fosse anche nella vita calcistica di Daniel: talis pater talis talis filius!

Un abbraccio

Massimo 48