Bari. Stagione 2009/2010. Qualche anno fa, eppure a noi sembra passata una vita. Il calcio italiano stava perdendo i fasti degli anni 90/2000, ma c'erano ancora molti campioni in serie A (vedere l'inter del triplete; roba da urlo) ed anche le piccole realtà si facevano a volte notare per qualità di gioco espresso e calciatori in rampa di lancio o vecchie glorie che avevano ancora qualcosa da dare. In questo contesto si piazza la piccola realtà pugliese, piazza caldissima con un allenatore caldissimo sebbene non proprio di primo pelo. Quell'anno sarebbe salito alla ribalta come "Mister Libidine" dopo aver dichiarato di allenare perché fortemente carico di libido. Avete capito tutti di chi stiamo parlando (d'altronde c'è pure il titolo a fare da spoiler). Il nostro Gianpierone nazionale si consacra dopo anni di gavetta come allenatore adatto alla serie A, preparato, motivatore e molto accalorato. Il suo marchio di fabbrica, oltre gli attributi ormonali già citati, è il valorizzare nuovi talenti ed un marchio di gioco improntato sul più classico 4-4-2. Giocatori di spinta sulle fasce, picchiatori a centrocampo, difesa compatta ed attaccanti veloci. Ed infatti il credo calcistico dell'attuale CT dà i suoi frutti coadiuvato da una rosa di ottimo livello con capitan Gillet in porta, centrali Leonardo Bonucci ed Andrea Ranocchia con cui formeranno nelle prime 12 giornate la miglior difesa d'Europa con sole 6 reti incassate e che varranno ai giovani italiani le prime convocazioni in nazionale; come vice sulle corsie esterne difensive Andrea Masiello (oggi perno dell'Atalanta); al centro un giovane Gazzi ed il rientrante Massimo Donati di ritorno dal Celtic, con l'argentino Sergio Almiron in prestito dalla Juventus a fare da spalla, sulle fasce l'altro Masiello (Salvatore, unito ad Andrea non da parentela, ma dallo scandalo calcioscommesse di qualche anno dopo) e l'ex cagliaritano Antonio Langella che aveva ben figurato tra gli isolani, oltre all'ex Roma e Messina Edgar Alvarez, velocissima ala già nel giro della nazionale honduregna dal 2001. In attacco poi aveva la sua punta di diamante nelle punte rapide e tecniche con due nomi su tutti: Riccardo Meggiorini ed Edgar Barreto, quest'ultimo vivrà la sua miglior stagione segnando 14 reti.

La squadra è compatta e parte con una difesa granitica, mettendo a segno dei risultati storici: il 2 a 2 contro la corazzata di Mourinho nel ritorno a Bari con un Milito straripante che acciuffa il pareggio solo alle battute finali, le vittorie contro Chievo e Lazio sia nell'andata che ritorno, il roboante 4 a 2 ai danni del Palermo di Pastore e Cavani. In generale viene apprezzato il buon gioco espresso, la velocità delle azioni, l'impegno corale della squadra unito alla buona solidità difensiva, che faranno terminare la stagione con 50 punti ed un decimo posto mai conquistato in serie A dai galletti, sfiorando per più di un mese la UEFA al settimo posto.

Insomma Ventura molto in gamba con i giovani, pronto a puntare su di loro, un' idea di gioco ben rodata (riproposta a tratti anche nel Torino) ed un animo caliente che riusciva a trasmettere anche nei suoi giocatori. Ne sono esempio anche Cerci ed Immobile che trovarono con lui sulla sponda granata di Torino la definitiva consacrazione con 13 reti totali per il primo e 22 per il secondo, numeri record che varranno al napoletano il titolo di capocannoniere ed il ritorno in Uefa del Torino nel 2014. Da questi risultati probabilmente sarà rimasto ammaliato Tavecchio, nel dover scegliere un successore ad Antonio Conte per la panchina azzurra. Eppure la sensazione è che non si sia capito in realtà il valore effettivo di un uomo che ha avuto dei meriti e potenzialità, ma che probabilmente (ormai col senno del poi troppo facile salire sul carro dei "L'avevo detto io") andavano espresse in altro contesto. Per blasone, responsabilità e rilevanza internazionale la nazionale azzurra è un palcoscenico delicatissimo, e ci si chiede se un accesso alla vecchia coppa UEFA bastasse per rendere un allenatore venuto alla ribalta molto avanti con gli anni, adatto per tale compito. Vista la cura per i giovani ed il carattere sanguigno che lo hanno portato ad essere amato in realtà medio/piccole forse il contesto più adatto poteva essere in un ambiente come l'under 21 o le nazionali minorili, la cultura del lavoro e l'amalgama nei giovani sono valori che mancano sempre più nelle nuove generazioni e non sarebbe stato affatto da buttar via un ruolo di questo tipo per il buon Ventura. Che per quanto preparato non aveva mai vinto nulla, che era abituato a circondarsi di giocatori che aveva già allenato in passato (in blocco quelli del Pisa passati al Bari, lo stesso Cerci a Torino) e che portava un buon gioco, ma quasi mai sufficiente per risultati da medio alta classifica (eccezion fatta per la sopracitata stagione al Toro). 

Come mai viene sempre lamentata una mancanza nei settori giovanili ma poi vengono considerati di poco conto quando bisogna investire? In questo modo si è distrutta l'immagine e l'operato di un allenatore che poteva formare alcune generazioni di ragazzi vincenti e sarebbe stato esentato dalla gogna mediatica, inevitabile a chi non sa gestire uno spogliatoio così importante e "pesante" come quello di una nazionale 4 volte campione del mondo. Bastava poco per evitare una figuraccia totale per il calcio italiano.

Perché in fondo, se togliete la libidine ad un uomo semplice cosa gli rimane? Forse solamente la poltrona da cui inevitabilmente non vorrà staccarsi.