Nel 1946 si proposte una Serie A a 22 squadre, come 22 dovevano essere le regioni originarie in Italia, poi però si virò verso le 20 squadre, le regioni uscite dalla Costituente furono 19, per arrivare a 20 si dovrà aspettare gli anni '60 quando paradossalmente il campionato di SerieA si dirigeva verso una partecipazione a 16 squadre.
La SerieA nel tempo ha visto questa evoluzione:

Numero di partecipanti

  • 1929-1934: 18 club
  • 1934-1943: 16 club
  • 1946-1947: 20 club
  • 1947-1948: 21 club
  • 1948-1952: 20 club
  • 1952-1967: 18 club
  • 1967-1988: 16 club
  • 1988-2004: 18 club
  • 2004-presente: 20 club

Tenendo conto che Trentino Alto-Adige, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata non hanno mai avuto una rappresentanza in SerieA ed altre, come la Calabria, l'Abruzzo, ad esempio, sono anni che non hanno una rappresentativa nella massima Serie. Dunque, una SerieA a venti squadre non è certamente rappresentativa dell'Italia e non è più sostenibile nel calcio di oggi. Nè economicamente nè dal punto di vista agonistico con un campionato che nel tempo continua a livellarsi non più verso l'alto, ma verso il basso. Il modello a 18 squadre, su quello tedesco, campionato che al momento pare essere più attrattivo di quello italiano, dovrebbe essere quello a cui guardare.  Una SerieA decisamente sbilanciata verso il Nord Italia, con alcune regioni che spadroneggiano in modo impressionante, come Lombardia, ha necessità assoluta di rilanciarsi e da quando è crollato il dominio della Juventus, che ha fatto tutto da sola per autodemolirsi e rottamarsi, si è assistito ad anni di sostanziale equilibrio, così come un modello di retrocessione a quattro squadre ad esempio sarebbe certamente da pensare, cosa che potrebbe rendere ancora più interessante la lotta salvezza che nell'ultima stagione ha raggiunto il record della seconda quota più bassa di sempre ed a volte è forse più entusiasmante della lotta scudetto e qui c'è tutto. Insomma, se ne parla da anni, oramai andiamo verso i vent'anni della SerieA a venti squadre, sarebbe il caso di ripensarlo decisamente questo modello di campionato, con i fatti però non a parole.