“La squadra ha mollato”, “non ci credono più”, “dopo la salvezza raggiunta, questa squadra non ha più nulla da dire”. Questi sono solo alcuni dei commenti che, aprendo i social dopo la sconfitta casalinga col Lecce, mi si paravano davanti agli occhi come grandi nuvole in un cielo che vedevo ancora limpido. Dopo una stagione del genere non mi pareva vero di leggere commenti di questo tipo, di leggere tanta cattiveria nei confronti di un gruppo di ragazzi che ci sta facendo sognare come non capitava da anni.

Anche questa volta son bastati quattro giorni a far tacere tutti, con tanto di dichiarazioni di Zanetti a fine partita che sanno di sentenza: “Questa vittoria è per chi era convinto che non ci credevamo più, abbiamo dimostrato che non è così”. Tutti zitti e buoni, insomma, come cantano i Maneskin.

Quella a cui abbiamo assistito sabato pomeriggio allo U-Power Stadium di Monza si avvicina di molto alla partita perfetta. Inutile stare a parlare delle differenze di rosa e di monte ingaggi a disposizione delle due società, con il Monza che, a detta di tutti, avrebbe dovuto chiudere il campionato a metà stagione e che può contare, tra tutti, su un trequartista che fino a due anni fa giocava con Messi e che di nome fa Kevin-Prince. Ma per fortuna il calcio va oltre i soli nomi, il solo monte ingaggi o il solo potere politico. Il calcio è un’altra cosa, ed è per questo che lo amiamo così tanto.
La formazione schierata da Zanetti sorprende un po’ tutti, ma è un puro capolavoro tattico: a parte l’esclusione di Mazzocchi, parso esausto nelle ultime partite, a far rumore è la scelta di non schierare alcuna punta ma di affidarsi al tridente leggero con Aramu (sotto antidolorifici per un dolore alla caviglia) a fare il falso nueve e le frecce Di Mariano e Johnsen a dare quell’imprevedibilità che c’era mancata nelle ultime partite. In difesa si riforma il muro Modolo-Ceccaroni, con lo stacanovista Ceccawall alla sua quarantesima partita consecutiva in B senza saltare nemmeno un minuto. La lettura tattica di Zanetti è pressoché perfetta e ogni qual volta il Venezia riparte, Aramu illumina e Di Mariano e Johnsen, parsi incontenibili, pungono in tutti i modi una difesa brianzola decisamente non perfetta.

Al sesto minuto ci pensa il mago Aramu, su triangolazione veloce con Johnsen e Di Mariano, a trafiggere Di Gregorio col suo mancino per l’uno a zero veneziano. Al minuto 56 Fiordilino, dopo una partita a recuperare palloni in giro per il campo, decide che è ora di travestirsi da Don Andres Iniesta e disegna un assist ai limiti del paranormale per Johnsen che, tutto solo davanti al portiere, si fa ribattere; per fortuna di lì passa Aramu che, sulla ribattuta, pennella col suo mancino un pallonetto delizioso che entra dolcemente in porta per il due a zero arancioneroverde. Poi, un fallo di Boateng su un onnipresente Fiordilino consente ad Aramu di siglare dal dischetto la sua prima tripletta in serie B e di portarsi a casa il pallone (e meno male che non stava bene).
Sullo 0-3 il Venezia però decide che la partita non deve perdere di fascino, si addormenta e, su una respinta corta di Ferrarini, Armellino, con un bel destro al volo, riporta immediatamente i suoi a due reti di distanza. È il minuto 61 e uno stremato Mattia Aramu, a cui probabilmente sono finiti gli effetti degli antidolorifici, lascia il posto, con tanto di meritata standing ovation da parte di tutta la panchina, alla stellina scuola Inter Sebastiano Esposito, in netta crescita nelle ultime partite. E all’85esimo minuto è proprio la sua stella a brillare, per la prima volta da quando è in laguna, nel cielo di Monza: stop, finta per mandare al bar tre difensori e sinistro all’angolino. Un goal che solo un calciatore che ha un qualcosa di diverso rispetto agli altri può pensare di fare: 1-4 e tutti a casa.

I sorrisi a fine gara sono tanti e la consapevolezza di aver fatto un’impresa c’è. Al centro del solito cerchio di fine partita questa volta c’è Pomini, che a quarant’anni si è ripreso la scena dopo l’infortunio di Lezzerini e che è la dimostrazione lampante di come tutti all’interno di questo gruppo possano rivelarsi importanti.
Zanetti in conferenza la definisce appunto come la vittoria del gruppo, e io sono piuttosto d’accordo. Questa vittoria dimostra ancora una volta che la forza del gruppo può sopperire a qualsiasi tipo di differenza tecnica, e che, ad una collezione di figurine come il Monza, io preferisco di gran lunga il mio Venezia, sicuramente meno acclamato e pretenzioso, ma con uno spirito e una fame da far invidia a chiunque. Probabilmente a Brocchi verrà data ancora fiducia, ma, ad allenatori invertiti, non penso questa partita sarebbe finita 1-4. Passo e chiudo.

Non so dove arriverà questo Venezia, se a fine stagione il sogno sarà coronato o se resterà solo il bel ricordo di una stagione indimenticabile, ma una cosa è certa: questi ragazzi non hanno mollato, questa squadra e questa proprietà hanno ancora fame.
Dopo la sosta ci aspettano otto finali e, vi prego, lasciamo le critiche a casa, perché per fare l’impresa serve remare tutti la gondola dalla stessa parte, e questa gondola, con l’aiuto di tutti, sono sicuro potrà arrivare a San Marco, e sarà festa
Tutti insieme... crediAmoci!