Se sia più importante nei fatti soffrire per i colpi di sfortuna e le sconfitte cocenti o prendere baracca e burattini e vendere contro i propri interessi di proprietario ed il proprio cuore di primo tifoso del Milan. Ok… ok… cercavo di parafrasare l’Amleto, ma il discorso che vorrei fare è comunque quello di porre in dubbio “la soluzione”. Sarebbe davvero la soluzione di tutti i problemi la vendita della società? In effetti io stesso non saprei da che parte schierarmi. In questi ultimi anni ho pensato e soprattutto sperato che le lezioni prese attraverso le sonore batoste e le delusioni sul campo, i gravi errori gestionali conseguenti anche alla suddivisione di compiti e responsabilità che hanno portato tanta confusione e a delle decisioni catastrofiche, avrebbero insegnato. Purtroppo non sembra essere cosi e, anzi, sembra non ci sia fine al peggio. Sino ad essere arrivati all’esonero di Sinisa che, tutto sommato, ci aveva dato qualche sprazzo di sana gestione nonostante la carenza di soddisfazioni in termini di risultati e costanza negli stessi. Esonero che testimonia come il nostro Presidente ormai gestisca il Milan di pancia, piuttosto che di testa. Cosa gravissima! Un imprenditore, prima di ogni altro, queste cose dovrebbe saperle. Rimanere al timone usando la pancia, quindi, non sarebbe assolutamente il modo migliore di riemergere ma semmai di affogare definitivamente. Vendere è sempre e comunque un rischio e certi rischi o si ponderano bene prima e si ha un minimo di fortuna, oppure si torna a rischiare l’affondamento. Il classico passaggio dalla padella alla brace insomma. In conclusione mi sento di dire, soprattutto agli integerrimi del “vendi e vattene” ad ogni costo, di portare pazienza, in modo che il Presidente, dopo tanti passi falsi, possa almeno farne uno come si deve e cioè trovare l’acquirente veramente “giusto”! Io continuo a sperare e sognare che, nonostante l’avanzare dell’età, si rinsavisca e torni ad essere quello di prima.