Ho fatto un sogno la scorsa notte: ero a San Siro ad assistere alla partita di campionato Milan-Ancona. La partita finì 3-0 con doppietta di Suso e gol di Paquetà. Mi svegliai, guardai il telefono: erano le 04:33 del mattino. Tentai di tornare tra le braccia di Morfeo, ma una domanda mi continuava a rimbalzare nella testa: perchè proprio l'Ancona?? Negli ultimi trent'anni ha militato solo due volte in Serie A (1992/93 e 2003/04). Poi l'illuminazione.

L'INIZIO

Era il 1 settembre 2003 e si disputava proprio Milan - Ancona non a San Siro, ma in casa dei marchigiani. Il Milan vinse 2-0 grazie ad una doppietta di Andriy Shevchenko, ma i gol dell'ucraino non erano più una novità per me. A colpirmi fu un altro giocatore: Ricardo Izecson dos Santos Leite... in arte Kakà. Ancelotti lo schierò dall'inizio ed ero molto curioso di vedere in azione questo giovane brasiliano conosciuto più per le prese in giro che per le sue doti calcistiche; ricordo un cartellone dei tifosi anconetani con scritto "Milan ci fai Kakà" come ricordo una frase di Moggi "un giocatore con un nome così non potrebbe giocare nella Juve".
Ma bastarono 3 minuti di gioco e Kakà da giocatore da deridere divenne un giocatore da temere grazie ad un bellissimo tiro al volo che sfiorò l'incrocio dei pali. E al 75esimo minuto la magia che ricorderò per sempre: ricezione della palla intorno ai propri 25 metri, pallonetto morbido a saltare Daniele Berretta e scatto fulmineo tra lo stesso Berretta ed Eusebio Di Francesco, passaggio lungo la fascia per Cafù il quale mise in mezzo a Sheva che senza troppi complimenti siglò il 2-0 finale.
Rimasi a bocca aperta e dissi "questo è un campione". La storia mi diede ragione. Kakà da quella partita fino all'ultima della stagione 2008/2009 collezionò 270 presenze siglando 95 gol e fornendo più di 50 assist. Non furono solo successi personali, ma anche di squadra; il Milan in quegli anni vinse un campionato, una Supercoppa italiana, una Champions' League, due supercoppe europee e una coppa del mondo per club.

2007: L'ANNO STREPITOSO

Il 2007 è stato un anno magico per il brasiliano con la conquista della Champions' League nella finale/rivincita contro il Liverpool ad Atene. Finale in cui prima subì il fallo che portò al fortunoso gol di Inzaghi e poi fornì l'assist sempre per Superpippo nel momentaneo 2-0. Il Milan fu letteralmente trascinato da Kakà in quella Champions' League con 4 assist e 10 gol conquistando il titolo di capocannoniere. Non contento va a segno anche nella sfida per la Supercoppa europea vinta dal Milan per 3-1 contro il Siviglia.
France Football non potè fare altro che consegnare il Pallone d'oro al brasiliano rossonero surclassando CR7 e Messi: fu l'ultimo giocatore a vincere questo premio prima del decennio dominato dal portoghese e dall'argentino.
Quel 2007 non poteva concludersi se non con un altro successo: il 16 dicembre a Yokohama il Milan conquistò la Coppa del Mondo per club vincendo 4-2 contro il Boca e il brasiliano si rese ancora una volta protagonista: 1 gol e 2 assist. Kakà fu così eletto MVP del torneo.

2009: L'ADDIO

Dopo due anni per il Milan non molto belli ecco che giunse lo scoppiettante 2009. Quell'anno il Manchester City voleva a tutti i costi strappare Kakà al Milan nel mercato invernale. Giunsero a Milano i dirigenti del City con pronti 120 milioni di euro e un contratto da 15 milioni annuali: i tifosi, me compreso, eravamo rassegnati a vedere Ricardo giocare in Premier League dato che anche suo padre, nonchè procuratore, era favorevole all'operazione. Poi il colpo di scena: Kakà si affaccia al balcone di casa sua con la maglia del Milan battendosi sul cuore. I tifosi esultano: Kakà resta al Milan.
Purtroppo non finisce qui... sei mesi più tardi non più dall'Inghilterra, ma dalla Spagna arriva il Real Madrid: 67 milioni circa e il 1 luglio 2009 Kakà dice sì per la gioia di suo padre. Tuttavia il talento cristallino di Ricky si spense proprio quel giorno.
Al Real, complice anche qualche infortunio, non riuscì a dimostrare di essere uno dei giocatori più forti al mondo. Da titolare divenne presto riserva e quel ragazzo che alternava movenze eleganti a progressioni devastanti, tocchi morbidi a missili terra-aria, non si vide più.

IL FINALE

Ecco il perchè del mio titolo "vedi Milan e poi muori" ispirato alla celebre frase di Goethe riferendosi alla città di Napoli. Kakà dopo il Milan è "morto" calcisticamente.

Nel 2013 volle chiedere perdono al dio del calcio e come il figliol prodigo tornò al Milan per ricercare quella sorta di magia che lo aveva reso protagonista: ma il dio del calcio non è stato misericordioso. Così, dopo solo un anno di permanenza rossonera, decise di finire la sua carriera in MLS all'Orlando City: in tre anni collezionò 79 presenze e 26 gol.

Un anno fa, ormai lontano dai campi di gioco, Kakà ammise pubblicamente: "Il trasferimento al Real è stato un errore".
Sì Ricky. E' stato un errore, ma nulla cambia l'affetto che provo e che i tifosi rossoneri provano per te. Sei stato un campione, anzi, un fuoriclasse. Ci hai inebriati con le tue giocate, ci hai fatto vivere serate indimenticabili, ci hai fatti esultare con i tuoi gol e ci hai fatto restare a bocca aperta con le tue magie.

Grazie di tutto Kakà!!