"Chiamatelo ancora prof". Sembra una rifinitura umoristica su una recente canzone di Vecchioni, ma il cantautore di Carate Brianza è più di un compositore, è semplicemente un poeta e un saggio capace di illuminare le strade oscure della vita con la musica, quell'arte innata che ha da sempre incantato i nostri antichi avi. L'appellativo deve essere sempre quello, perchè Roberto Vecchioni incarna alla perfezione la figura del tipico professore di italiano; letterato, appassionato alla sua materia e intransigente con gli alunni per trasmetter loro qualcosa ma soprattutto per improntare quella maturità classica che serve nella vita di tutti i giorni. Il buon Roberto in tutti questi anni ha lanciato dei valori importanti e si è laurato più volte campione di quella Champions musicale lottata da tutti gli esperti del settori: il Premio Tenco nel 1983, il Festivalbar nel 1992, il Festival di Sanremo nel 2011 e il Premio Mia Martini nello stesso anno.

Ma tralasciando la materialità dei trofei, la vera vittoria sta nell'io poetico dell'artista. Sì, perchè le testimonianze dei ragazzi che identificano Vecchioni come "il buon prof" lo portano in alto, sulle spalle del tempo, accanto agli Dei dell'Olimpo, proprio quell'argomento che in ambito scolastico divideva l'immaginazione dalla realtà oggettiva delle cose. E così, la musica trasforma il cantautore e gli permette di parlare di sè stesso, attraverso l'intreccio voluto e cercato del proprio essere con i più svariati miti della storia, della letteratura o dell'arte. La vera grandezza sta in ciò che arriva a noi ascoltatori, quando sulle frequenze radiofoniche sentiamo un suo pezzo, che ci fa emozionare, ma capire allo stesso tempo che facciamo parte di un'universo infinito e difficile da essere teorizzato.

Ricorderete il cavallo emblematico di Samarcanda, che ha unito diverse culture per dare una spiegazione plausibile al significato intrinseco del brano. Oppure, uno dei pezzi più belli della storia della musica: "Sogna ragazzo sogna". Una catena di emozioni che si uniscono musicalmente sotto forma di un colloquio rivolto ad un ragazzo adolescente; non smettere mai di sognare, insegui un'ideale e non ascoltare coloro che ostacolano il tuo sogno, perchè devi lottare contro il tempo per coronarlo. Un'esortazione poetica che dovrebbe essere rivolta a tutti, dai più piccoli ai più grandi. Non è facile trovare la verità anche perchè facciamo parte di un mondo vittima di controsensi e false credenze, un mondo pirandelliano, se vogliamo tornare nella casa scolastica di Vecchioni.

E poi la sua passione preferita, la sua squadra del cuore, l'Inter. Il prof interista che meraviglia con le note e che la domenica pomeriggio ama rilassarsi con i nerazzurri, sperando che luci a San Siro rimangano sempre accese. Proprio la squadra di Spalletti, quella che in questa sosta ha bisogno di ritrovare il proprio essere dopo la batosta subita in casa dell'Atalanta. Serviranno nello spogliatoio nerazzurro canzoni emblematiche e capaci di immettere nella mentalità della squadra la voglia di coronare un sogno, quella che è presente appunto nella sua "Sogna ragazzo sogna".

Finalmente Roberto Vecchioni, dopo tanto tempo, è tornato sul palcoscenico musicale. Accompagnato da un'altra colonna portante della musica, Francesco Guccini, è uscito in radio il nuovo brano intitolato "Ti insegnerò a volare", tratto dall'album "Infinito". Un'accoppiata fantastica, un po' come se tornassero a giocare Pelè e Ronaldo il Fenomeno nella stessa squadra. Un pezzo che ha proprio a che fare con lo sport e che si ispira profondamente al campione sportivo Alex Zanardi. La storia del fuoriclasse automobilistico viene identificata come metafora della passione per la vita, che è più forte del destino; un brano rivolto alle nuove generazioni con un'ambientazione portata avanti dai due padri della canzone d'autore attraverso l'esortazione a sfidare l'impossibile e a non arrendersi mai. Insomma il poeta è tornato e questa volta riesce a cantare volando anche sulla necessità di trovare l'infinito al di qua della siepe leopardiana, dentro sè stesso. 

Un'emozione, un ascolto che può essere definito tale e un'altra dimostrazione di virtù portata avanti da quel prof interista che tutti vorrebbero avere.