La tecnologia Video Assistant Referee, entrata in vigore nel campionato di Serie A l'anno scorso, è stata accolta come fosse manna dal cielo nel mondo del calcio, invocata per anni da carismatici conduttori televisivi, da giocatori, allenatori e da noi appassionati, che ci ritrovavamo ogni lunedì a discutere più o meno animatamente con colleghi, amici o parenti di altre fedi calcistiche in merito alle decisioni arbitrali che potevano aver condizionato in modo scandaloso l'esito di una partita vista il giorno prima.

Ci sono state sbavature nel primo anno di utilizzo, sbavature che si possono accettare, era il primo anno, gli arbitri dovevano imparare a gestire uno strumento nuovo, ma tutto sommato a fine stagione il bilancio è stato molto positivo, le chiacchiere da bar si sono ridotte, e tutto lasciava presagire un secondo anno di utilizzo della moviola in campo migliore, con alcuni arrangiamenti che potevano perfezionare quelli che erano stati i limiti della passata stagione.

Ma arriva la svolta.

Tra le modifiche del regolamento relativo all'utilizzo della tecnologia V.A.R. arriva quella che cancella un anno di progressi nel mondo del calcio: dopo un episodio dubbio per cui viene chiamato in causa il V.A.R., l'arbitro in campo ha sempre l'ultima parola. Non più una decisione presa di comune accordo tra l'arbitro che vive la partita e quelli che hanno la possibilità di vedere e rivedere più e più volte un'immagine, no, loro possono solo invitare l'arbitro in campo a rivedere le immagini, a dirgli "ehi, guarda che secondo me hai sbagliato qualcosa", ma non possono alleggerire tale arbitro dal peso della decisione finale, è tutta responsabilità sua.

E qui torna in auge quello che secondo me era il problema principale per cui era indispensabile la moviola in campo: la soggezione, la paura di andare a rivedere un episodio dubbio e dover cambiare quella che era l'iniziale interpretazione data ad un'azione. Ed ecco che ricominciano i problemi, arbitri che non se la sentono più di modificare le proprie decisioni iniziali, arbitri che non hanno nemmeno più il coraggio di andare a vedere le immagini, che si affidano solamente al "silent check", tra lo sconcerto di chi assiste impotente a tutto questo (ne sa qualcosa Gasperini, Fiorentina-Atalanta 2-0, 30/09/18, rigore regalato alla Viola) e arbitri che, come il Sig.Rosario Abisso di Palermo, al 97' di una partita difficile, con tecnologia utilizzata in più di un'occasione nel corso del match, dopo 2 minuti di colloquio (DUE MINUTI) e altrettanti di controllo immagini, non se la sente di modificare l'ultima decisione della sua giornata, non se la sente di ammettere un suo errore di valutazione in casa della squadra che deve rimontare, che ha illuso con quel rigore fischiato all'ultima azione... come fa, vedendo le immagini, a dire loro "ragazzi scusate, ho sbagliato, non solo D'Ambrosio l'ha presa col petto, ma c'era pure un fallo su di lui, prima"?

In lui subentra la paura, la soggezione di cui parlavo prima, sa di essere solo, sa che, nonostante dietro quel monitor ci siano altri arbitri con cui ha visto l'episodio, la responsabilità è solamente sua. Ed ecco che lui la responsabilità non se la prende, guarda le immagini senza VEDERLE, con l'occhio spento di chi sa che al 97' di una partita infinita, interminabile, stressante, la sua decisione non cambierà.

E' una sconfitta per tutti, per le società, per i tifosi, per la stessa classe arbitrale. Si cambi subito il regolamento, per cortesia. Ne va della salute dei tifosi... e degli arbitri.