Sono passati molti anni da quando tutti gli sportivi appassionati di calcio, con in testa a tutti il compianto Aldo Biscardi, invocarono a lungo la famosa “moviola” in campo per tacitare polemiche e controversie discordanti riguardo le decisioni arbitrali.

Il meccanismo della moviola si basava sul fermo-immagine dell'azione in cui si verificava l'episodio degno di contestazione. Fu il giornalista Rai Carlo Sassi nel 1967, all'interno della rubrica televisiva La domenica sportiva a promulgare la novità dell'introduzione di questo strumento, la moviola appunto. Ma l'episodio eclatante che fece balenare l'idea a Carlo Sassi fu il derby della Madonnina a Milano, quando tra Milan e Inter nacque la contestazione del “goal fantasma” segnato da Rivera e parato con un intervento in rovesciata sulla linea dal terzino Burgnich dell'Inter.

Si creò il partito del goal valido, formato naturalmente da tifosi milanisti e il partito contrario del goal non valido, formato dai cugini rivali interisti.

Carlo Sassi, malgrado avesse minuziosamente documentato l'episodio tramite un fermo immagine più vicino possibile alla realtà, non riuscì comunque a dipanare la matassa, pertanto rimasero i dubbi e le convinzioni di quell'episodio che ancora oggi crea pareri discordanti tra gli anziani tifosi di ambedue le fazioni. L'iniziativa della moviola però ebbe successo e l'iniziativa fu presa in considerazione spesso, per chiarire episodi dubbi che sorgevano durante le partite giocate nel pomeriggio per essere poi analizzate la sera. Nacquero dibattiti, simposi e trasmissioni che, col passare del tempo coinvolsero pure gli arbitri.
Puntualmente ogni domenica sera durante la trasmissione della Domenica sportiva fu istituita la presenza del capo degli arbitri onde giustificare eventuali errori compiuti dal direttore di gara durante la partita oppure confermare le giuste decisioni intraprese ma erroneamente contestate.

Più avanti negli anni, la tecnologia fu chiamata in causa allo scopo di migliorare le situazioni più complesse e di difficile risoluzione. Situazioni in cui l'arbitro in pochi secondi era costretto a intraprendere decisioni che potessero rivelarsi sbagliate malgrado l'aiuto del guardalinee. A tale proposito venne in aiuto dei fischietti lo strumento del “goal-line technology” risolvendo in modo definitivo la questione goal – no goal. Già nel tennis era in atto il famoso “hawk – eye” (occhio di falco) invenzione inglese che risolvette definitivamente la questione in-out della pallina sulla linea del rettangolo di tennis. Si trattava di uno strumento composto da una dozzina di telecamere che, seguendo la pallina ne registravano il percorso, bloccando l'immagine al momento del rimbalzo sulla linea, era possibile così inquadrare il punto d'impatto con esattezza millimetrica.

Oggi dobbiamo ringraziare la messa in atto di questa tecnologia se abbiamo finalmente risolto la questione Goal no Goal, eliminando definitivamente i motivi di polemiche e contestazioni.

Ma non tutte le contestazioni sono state risolte. Un passo avanti è stato fatto certamente, ma sono rimasti parecchi dubbi sui falli di gioco e sugli interventi in area di rigore. Per questo motivo è nata l'idea del VAR, lo strumento tecnologico che fu sperimentato dalla FIFA in alcune partite amichevoli negli Stati Uniti, prima di dare il via all'ufficialità in Giappone nel 2016 durante la finale del mondiale per Club disputata tra Real Madrid e Kashima Antlers. Successivamente in occasione del campionato mondiale Under 17 ebbe la consacrazione definitiva e quindi fu introdotto nel nostro campionato italiano di Serie A nella stagione 2017/18. Il successo riscontrato, con il pieno merito del nostro staff arbitrale, convinse gli esponenti dirigenziali della FIFA ad adottare il sistema VAR durante i mondiali in Russia nel 2018 riscuotendo un generale positivo consenso.

Il VAR (Video Assistant Referee) può essere usato esclusivamente per stabilire il controllo e la verifica di alcuni casi che si possono definire determinanti ai fini del risultato finale e precisamente:

Concessione di un calcio di rigore

Determinazione della validità di un goal

Espulsione diretta di un giocatore

Errore di identità di un giocatore al posto di un altro (in caso di ammonizione o espulsione).

La regola prevede che gli arbitri aggregati addetti al VAR fungano da controllori e collaboratori per segnalare via radio al direttore di gara in campo una possibile contestazione delle regole in merito alla decisione intrapresa. Quindi i colleghi invitano l'arbitro a rivedere eventualmente la sua decisione, consultando il filmato sul monitor posto ai bordi del campo, per una più attenta disamina. Ad ogni modo, in caso di consultazione o meno, la decisione finale spetta solamente e sempre all'arbitro. Malgrado ciò, alcuni arbitri a volte non ritengono di attenersi al protocollo istituito. Quindi spesso si rifiutano di dover consultare il filmato perchè rimangono fermamente convinti della loro decisione. Alcuni altri invece dopo consultazione al monitor, ritengono di non dover cambiare opinione perchè convinti di aver valutato con esattezza la situazione, confermando la loro decisione definitivamente.

Ora i casi sono 2:
Gli addetti in sala VAR richiamano il collega arbitro per fargli notare che al video hanno riscontrato una valutazione degna di approfondimento e quindi invitano il collega a consultare il monitor disponibile ai bordi del campo per una più attenta consultazione dell'azione di gioco?
Oppure gli addetti contattano via radio il collega, sollecitandolo a consultare il monitor perchè essi non sono convinti di essere in linea con la decisione intrapresa dall'arbitro in campo? E l'arbitro a sua volta rifiuta a priori la collaborazione di coloro i quali sono preposti allo sviluppo del controllo, assumendosi la sua responsabilità per aver scelto in modo oculato e inappellabile il provvedimento intrapreso?

In ambedue i casi si verifica, a mio modesto avviso, una difformità di interpretazione tra addetti allo stesso compito. Gli uni (in sala VAR) hanno a disposizione tutto il tempo e la tranquillità necessaria per valutare obiettivamente e in modo oculato lo svolgimento dell'azione di gioco con l'utile ausilio tecnologico dello strumento VAR. L'altro (l'arbitro in campo) giudica una fase di gioco in cui, velocità di azione, sovrapposizione di giocatori e alternatività di movimento, nello spazio di pochi secondi potrebbero alterare la realistica decisione da intraprendere.
Tutti abbiamo notato come al 90% dei casi, i direttori di gara hanno sempre accettato di buon grado la consultazione del monitor per una verifica più approfondita del caso, con il vantaggio di valutare gli sviluppi secondo una panoramica più ampia.

Ma non sempre ahimè è andata così, pertanto io mi chiedo quale possa essere la ragione per indurre l'arbitro a rifiutarsi di consultare il monitor, oltretutto sollecitato dai colleghi i quali, evidentemente, hanno riscontrato una difformità di valutazione? Per presunzione, oppure per chissà quali altri motivi che sfuggono alla riflessione?

E nell'altro caso, come mai l'arbitro pur sottopondosi alla consultazione del monitor le cui inequivocabili immagini non danno adito a dubbi, conferma poi invece la sua decisione precedentemente intrapresa pur riscontrando la sua errata valutazione? Forse perchè ritiene di essere più idoneo del mezzo tecnologico giudicante? O forse per qualche altra ragione che francamente sfugge al momento?

L'interrogativo che ci si pone in questo caso è uno solo: ma allora il VAR cosa ci sta a fare? Inoltre i colleghi arbitri che hanno richiamato il direttore di gara per segnalargli di effettuare un controllo più accurato forse non avrebbero dovuto segnalare il caso? Stento a credere se ci siano non solo difformità di vedute, ma anche qualcos'altro che sfugge a ogni tipo di considerazione.

Il dubbio aggredisce maggiormente il mio pensiero, cercando di capire la ragione di ciò che appare come una farsa ai danni di persone benpensanti e ragionevolmente in dovere di avanzare ipotesi manovriere. La giustificazione del goal ad esempio 1 minuto dopo l'eventuale rigore rifiutato, non assolve e cancella la realtà dell'accaduto. Infatti ad esempio, qualora Piatek non avesse segnato, si sarebbe potuto assolvere l'accaduto precedente in area bianconera? Col senno di poi sono piene le fosse...

In conclusione, il mio pensiero sul VAR per quanto possa essere inutile e astratto, in base alle risultanze di troppi episodi contestati da parecchi mesi a questa parte, mi induce a una riflessione:
vero è che la decisione debba essere esclusivo appannaggio dell'arbitro in campo, ma è altrettanto vero che se il VAR dovesse riscontrare una inequivocabile situazione estremamente difforme e contraria rispetto alla valutazione dell'arbitro in campo, allora si dovrebbe agire nel rispetto dell'immagine fornita, soprattutto considerando che l'errore umano è possibile e giustificabile, mentre l'apparato tecnologico non può assolutamente sbagliare. Naturalmente questo tipo di decisione dovrebbe accadere soltanto nei casi più eclatanti e discutibili.

Non è facile arrivare a una soluzione che possa accontentare tutti, ma gli esperti del consiglio arbitrale trovino almeno un compromesso con regole precise e univoche onde evitare polemiche, contrasti e divisioni che fanno solo male al calcio e a chi gli vuole bene!

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