Nella difficoltà economica che affligge la Lega Pro, molti presidenti sono alla ricerca di compratori o soci per vendere tutte o in parte le quote della società. Nessuno però è disposto a comprare facendosi carico di debiti altrui. Vige in molte società una cattiva amministrazione generale, che porta a spendere male e conseguentemente ad avere più perdite che ricavi. La presenza media di spettatori negli stadi è davvero irrisoria e gli incassi esigui. E così nessun imprenditore può farsi carico di almeno 500 mila euro l'anno per coprire le perdite. Spicca sopratutto la mancanza di management. Manca il rispetto dei ruoli e delle categorie professionali, molte figure sono messe nel posto sbagliato, sprovvisti di preparazione e competenze, oltre che incapaci nella gestione. Settori giovanili mal gestiti, quando invece dovrebbero essere la prima fonte da cui attingere. Procuratori e allenatori che prendono in mano la situazione, creando più danni e buchi nei bilanci. Vanno, in alcuni casi, cambiati i regolamenti. Non si può permettere di mandare in campo la propria squadra senza aver pagato i contributi per un anno intero. Le società di Lega Pro che intendono iscriversi devono rispettare i pagamenti ai tesserati, nessuno escluso, rispettare delle scadenze, in caso contrario è giusto che siano fuori dai giochi. Una società professionista, come lo è una squadra di Lega Pro, ha bisogno di un progetto serio, di avere un budget, di essere gestita in maniera oculata e deve rispettare delle regole, regole che però devono essere rigide e intransigenti. Il futuro della Lega Pro ha una base da cui ripartire: i giovani. Bisogna rivalutare i settori giovanili, privilegiare la produzione del territorio e forse questo rappresenta l'unica speranza per abbassare i costi di gestione. Ad esempio bisognerebbe obbligare le società a mettere in campo 6 under 24, avere in rosa almeno 4 giocatori under 22 cresciuti nel vivaio. Sarebbe un modo magari per tornare a vedere giovani italiani forti, oltre che si creerebbe un serbatoio più ricco per le categorie superiori (Serie A e B) e perchè no anche per la nazionale. Probabilmente questi cambiamenti non sarebbero graditi a molti, ma questo calcio bisognerà cambiarlo prima o poi, e magari facendo sì che la Lega Pro torni ad essere la categoria di crescita per i nostri giovani, categoria che altri tempi ha visto crescere Ancelotti e Baggio ( Parma e Vicenza in C), tempi in cui le squadre di club e nazionale primeggiavano a livello mondiale. Allora che aspettiamo, facciamo un passo indietro e diamo spazio ai giovani.