Sempre più calciatori sono social, sempre più social, sempre più calciatori. Alla fine lo saranno tutti e si creerà una nuova figura: i sociatori. Così ogni evento è vissuto con un filo diretto tra protagonisti e sostenitori, tranne nel caso di Mazzarri per il quale i tifosi dell’Inter preferiscono comunicare con l’ancora buon vecchio metodo della bordata di fischi. Le novità, però, si stanno imponendo in fretta. Quest’anno abbiamo avuto il primo Mondiale di calcio interamente coperto dal web, che è composto al 90% dai post di Balotelli. Tutto diventa virale in pochi secondi: Messi che vomitava e faceva vomitare con le sue prestazioni in una specie di “vomito bucket challenge”, Kramer che dopo la botta in testa ricevuta durante la finale diceva di non ricordare nulla, dimostrando come alcuni tedeschi siano ancora portatori sani di negazionismo, Klose che si portava a casa il record di goal nella storia dei mondiali. Tornato a Roma l’attaccante tedesco di origini polacche che ha steso l’Argentina (così da accontentare gli ultimi tre Papi) ha offerto una cena ad allenatore, compagni e dirigenti della Lazio e i selfie dei calciatori al ristorante sono andati on line prima degli antipasti a tavola, oltre all’indiscrezione secondo cui a fine cena Lotito si è fatto impacchettare gli avanzi dicendo ai camerieri: “Ho un Cana”. Una fase che fa aumentare la interazioni tra i tifosi sui social network e la socialità dei nostri amati campioni è il calciomercato. Smentite, promesse, adii, arrivederci e colpi di fulmine via Tweet come fosse una campagna elettorale di Renzi. Prendiamo il caso del Milan, re del calciomercato last minute ad alta tensione. A Milanello stanno attuando da qualche anno a questa parte una precisa strategia che comprende in un sol colpo mosse di mercato, riposizionamento del marchio, riassetto societario e la creazione di una webutation, la reputazione sul web. Una rivoluzione epocale scaturita dalle casse vuote come un tabacchino che a fine giornata deve pagare un Gratta&Vinci da 500 euro. Via giocatori a più non posso, tra cui ricordiamo il famoso caso di Pato che per quindici milioni di euro si pensava avesse assicurato al Corinthians le sue prestazioni ospedaliere, invece è rinato. Adriano Galliani, le cui cravatte sono tutte gialle perché le usa per pulirsi la lingua, si era trovato costretto a rassicurare, oltre i tifosi, sopratutto i raccattapalle che temevano la disoccupazione: Robinho sarebbe restato, gli aveva promesso: “Robinho non si muove”. Si, soprattutto senza palla. Infatti Robinho è andato via. Un’altra perla di comunicazione on-line è stata l’affare Biabiany-Zaccardo. L’operazione era data già per conclusa, l’attaccante francese aveva già posato con maglia e sciarpa rossonera, le foto erano già state postate e condivise, Biabiany aveva acceso il mutuo per una casa zona Navigli, aveva subaffitato il privè dell’Hollywood da Ronaldinho, si era iscritto a Comunione e Liberazione, stava mandando alle stampe il libro “La mia nuova vita al Milan”, ma Zaccardo ha detto no, con lo stesso carisma con cui segnò il primo goal subito dall’Italia campione del mondo nel 2006. Galliani aveva detto che i problemi si sarebbero risolti per il meglio e lo scambio sarebbe andato in porto. E sappiamo tutti che quando Galliani dice una cosa, è quell’altra. Un giovane allenatore della nuova generazione, protagonista del nostro campionato ma che ancora non si fa tentare dalla vanità dei social è Stramaccioni, sarà per il animo umile e quel suo accento di chi vuol far capire che è un romano che cerca di non marcare troppo il suo accento romano ma in modo che sia ben chiaro che è romano. Chi è all’avanguardia su marketing e strategie di comunicazione sono gli americani del calcio a Roma. Quando arrivarono avevano dimostrato di disporre della stessa padronanza della situazione di quando Rosi Mauro ha presieduto una seduta del Senato. Si impegnano, è vero, come quando, siccome U.S.A. significa product placement, riuscirono a far girare a Zdenek Zeman uno spot per un’auto Volkswagen. Lo sponsor fece persino omaggio al provetto testimonial di un modello dell’auto ma quando Zeman la provò facendole fare i gradoni e le serie di ripetute che fa fare ai suoi calciatori l’auto chiese di essere ceduta in prestito alla Fiat. Restando a Roma, come non analizzare un evento che ha scatenato il web da parte i tifosi, colleghi e stampa tradizionale e internete che hanno celebrato la 23esima stagione consecutiva in Serie A di Francesco Totti? Una seconda giovinezza del capitano che ha tratto beneficio dalle cure zemaniane della preparazione più mezzo campionato nel 2012. Esempio di serietà, impegno e fiducia totale nell’allenatore che lo portò all’epoca del primo approdo a Roma alla fine degli anni novanta da essere una bella promessa calcistica a diventare una vittima di “Scherzi a Parte”, quando ancora erano in molti a non essere convinti che il giovane romano potesse reggere il peso della prima serata di Canale Cinque. Sedici anni dopo, affidandosi all’allenatore boemo Totti è tornato come nuovo. Gli ingredienti per questa rinascita sono stati molteplici, ma su tutti c’è la cura della parte atletica e una dieta ferrea che comporta molti sacrifici quanti risultati. Un solo momento di concessione settimanale al gusto, quando al lunedì gli è concesso un giovane del settore giovanile di cui può bere il sangue, ma senza associarlo con i carboidrati. Lontani i tempi in cui gli bastava mangiare pane e pallone. Porto l’esempio di Totti perché è rimasto l’unico grande campione dei tempi che furono, quando c’era solo 90° Minuto e non Facebook, Twitter, Youporn o, per i più pervertiti, i siti di streaming per vedere al computer le partite del Guangzhou di Marcello Lippi. Com’era il calcio quando Totti esordì in Serie A? Ecco un promemoria. Quando Totti esordì il suo compagno d’attacco Iturbe aveva ancora i tacchetti da latte. Quando Totti esordì prese il primo stipendio in lire e per comprenderne il valore fece la conversione in sesterzi. Quando Totti esordì Luciano Moggi aveva appena avviato i cantieri per costruire Calciopoli. Quando Totti esordì il sogno di Roberto Baggio era di segnare il rigore decisivo nella finale del mondiale. Quando Totti esordì Cassano aveva preso già tre multe per guida senza cintura. Aveva undici anni. Quando Totti esordì non sapeva ancora che avrebbe fatto l’attore, il testimonial, lo scrittore, sempre con i piedi. Ora invece tutti i giovanissimi calciatori sono dotati già di tutti i loro profili sui social e ce li hanno più sviluppati del loro scheletro. Le immagini dagli spogliatoi ci mostrano che i tablet ormai fanno parte del corredo di ogni singolo calciatore: qualcuno condivide con i propri tifosi le sensazioni del prepartita, qualcuno ascolta la musica, qualcuno indossa gigantesche cuffie fingendo di ascoltare musica solo per evitare di ascoltare l’allenatore e altri ne approfittano per fare le loro ultime giocate sui siti di scommesse. E’ il bello della diretta.it.