19 Agosto 2014 Con oggi inizia quello che si spera sarà una nuova era del calcio italiano. Antonio Conte, dopo tre straordinari anni sulla panchina della Juventus, diventa il nuovo Commissario Tecnico della nazionale di calcio italiana. Ma perché è stato scelto proprio l’allenatore di Lecce? Va detto in principio, che gli straordinari risultati raggiunti sin’ora sulla panchina della Juventus, forniscono un curriculum di livello assolutamente indiscutibile. I tre campionati consecutivi e le due Supercoppe italiane, dimostrano il talento che l’ex centrocampista della nazionale, ha la stoffa e la grinta per essere il nuovo trascinatore della nostra nazionale. In lui infatti è riposta un’enorme fiducia e la speranza. La speranza che con i suoi metodi e la sua famosa grinta, possa far riemergere il calcio italiano, dall’oscuro tunnel in cui è caduto. Visti gli ultimi risultati a livello mondiale, il mondo del pallone italiano ha davvero bisogno di uno scossone. Ma siamo sicuri che sia solo questo il compito di Antonio Conte? Riflettiamo un momento sulla situazione del calcio italiano, partendo dalle basi. Viviamo in uno stato dove le raccomandazioni e i rapporti di parentela, contano di più, di quella che nel mondo viene chiamata meritocrazia. L’esempio più lampante si ha già nel mondo del calcio giovanile, quando un ragazzino che ha una qualunque parentela con un qualsiasi membro della società, in cui quest’ultimo milita, si ritrova improvvisamente a giocare titolare, retrocedendo magari un ragazzo di talento, ad una panchina o addirittura una tribuna immeritata. Oppure quando un giovane italiano è costretto a cercare fortuna nel calcio estero, dove chi si dimostra talentuoso, qualunque sia il suo nome, trova squadre disposte ad investire su di esso, nel tentativo di trasformarlo in campione. Sicuramente ci si chiede perché una tale digressione. Eppure questa situazione non è molto distante da quello che a parere della gente e di altre testate giornalistiche, avviene nel mondo del pallone professionistico. Senza andare troppo in la col tempo basta concentrare la propria attenzione al caso di Graziano Pellé. Questo ragazzo nato anch’esso a Lecce come il nuovo C.T. è sicuramente il tema del momento in casa azzurra a Coverciano. Si perché il ragazzo ha dovuto attendere di spegnere 29 candeline per ottenere un posto in nazionale, nonostante una media realizzativa da spavento nel campionato Olandese con il Feyenoord (50 goal su 57 presenze in due anni). Nonostante questi risultati però, l’ex C.T. Cesare Prandelli e chi prima di lui, non hanno neanche preso in considerazione l’idea di convocarlo nemmeno per una partita che sia essa di girone di qualificazione, o di un’amichevole internazionale. Ora mister Antonio Conte lo ha portato con se nella spedizione di Malta, dove il ragazzo lo ha subito ripagato con un goal alla prima da titolare. Dimostrandogli così che la fiducia in lui era ben fondata. Questo è sicuramente un primo segno di cambiamento da parte del nuovo C.T. Ma non solo i volti dei giocatori in campo che devono cambiare. Conte ha anche il difficile compito di modificare il pensiero della gente riguardo alla squadra che ci rappresenta al di fuori dei nostri confini. Si perché quanti di noi, almeno una volta, durante le pause dei rispettivi campionati per le partite delle nazionali, non ha ripetuto dentro di loro quanto fosse estenuante dover aspettare due settimane per tornare al campionato? Quanti realmente guardano le partite dell’Italia con lo stesso accanimento e la stessa grinta, con la quale assistono ad una partita del proprio club? È proprio questa una delle cose che Conte dovrà riuscire a rivoluzionare. Il nuovo commissario tecnico ha il difficile compito di far re innamorare il popolo calcistico italiano della maglia della nazionale. Quella maglia che bisognerebbe indossare con spirito di orgoglio, in quanto rappresentanti del proprio popolo. Queste sono le speranze riversate in questo nuovo ciclo, che è già partito col piede giusto. Dalle convocazioni di alcuni giovani nuovi e dalle 4 vittorie su 4 partite. Mi rifiuto in compenso di scrivere qualcosa riguardo ai timori che girano intorno al nuovo corso. Perché temerne il fallimento, dopo un così buon avvio, sarebbe prova che, se neanche Antonio Conte che è un allenatore che ha dimostrato in pieno di avere grandi capacità, riesce a infondere una vera e propria speranza di cambiamento, nessuno può riuscirci e che dovremmo rassegnarci ad essere uno stato con un calcio mediocre, invece di poterci godere il posto che ci spetta, nell’olimpo delle nazioni con il calcio migliore del mondo.