Domenica non vedrò la partita, in quanto sarò in altre faccende affaccendato. Per la stessa ragione, non scriverò nulla fino a venerdì, cosa che di certo non sconvolgerà la vita a nessuno. Mi trovo, quindi, costretto a tirare alcune somme oggi.

Mi reputo un avversario, se non un nemico, leale. Non sono uno dei virtuosi nello sport italico di saltare sul carro del vincitore, né sono affetto dal vizio, a sua volta italico, di scendere in tutta fretta da quello dello sconfitto. Se devo attaccare qualcuno, lo faccio a viso aperto e senza paura di essere smentito dai fatti. Mi dà molto fastidio, quindi, leggere qua e là le affermazioni infantili del tipo "Eh ma quando si vinceva eravate tutti con Pioli!". Sono affermazioni superficiali, che non mi riguardano, ma tendono comunque a delegittimare in maniera generica chiunque eserciti il suo legittimo diritto di critica.
Comunque vadano le cose domenica, io non starò con Pioli. E' ovvio che, se il Milan dovesse accedere alla prossima Champions, il tecnico rossonero avrebbe raggiunto l'obiettivo assegnatogli dalla società, per cui avrebbe diritto di rimanere sulla panchina del Milan. In quel caso sopporterei con gioia la permanenza dell'allenatore, ma sarebbe solo sopportazione e non un'adesione entusiastica.

Non starò con Pioli, perché a partire da Milan-Atalanta ha inanellato 3 mesi di sbagli, troppi per rientrare nella normale falibilità umana. Crolli atletici improvvisi (Spezia al ritorno e Stella Rossa), l'incaponimento fino al grottesco nel far giocare alcuni giocatori fuori ruolo, l'ostracismo decretato nei confronti di Hauge dopo che aveva salvato la baracca contro la Sampdoria, la tremarella che ha compromesso Milan-Manchester e Milan-Cagliari. E lascio da parte l'impostazione lunga della squadra, molto vintage, che non è la cosa più grave, visto che la praticano ancora altre squadre come il Benevento (guarda caso avviato verso la B)  o come la Roma (guarda caso l'ultima in classifica delle 7 che hanno lottato per i primi posti). Tuttavia, non posso perdonare le dichiarazioni nel dopo-partita di Milan-Cagliari. Non  si può. infatti, sostenere che non sarebbe un fallimento il mancato ingresso in Champions o far capire di aver pensato che, prima o poi, il gol sarebbe venuto. Non si può e se lo si fa, significa essere imbambolati, lusso che il tecnico di una grande squadra non può permettersi. L'allenatore del Milan deve essere in grado di reggere le pressioni e, in caso contrario, deve essere sostituito con una persona, anche dal punto di vista caratteriale, più adatta al ruolo.

Un eventuale successo, magari convincente, a Bergamo, non cancellerebbe quanto sopra. Il vero allenatore si giudica per quello che fa nella normalità, nella quotidianità, non per l'exploit. Un exploit può capitare a chiunque, perché può essere dovuto a una giornata felice, alla mancanza di pressioni, come a una giornataccia degli avversari. Se ci si lasciasse incantare da un'eventale vittoria a Bergamo, prima o poi ci toccherebbe rivivere un Milan-Cagliari o un Milan Manchester, se non uno Spezia-Milan o un Milan-Sassuolo.

Capello sosteneva che in una squadra di calcio l'allenatore conta per il 20% al massimo. L'affermazione viene di solito citata per dire che un allenatore incide poco, ma se ci pensate non è così. Il tecnico è uno solo e, se conta per il 15-20%, è tantissimo, visto che il restante 80% devono ripartirselo 25-30 giocatori, il direttore sportivo, l'AD, il proprietario, il team manager ecc. . Ecco perché bisogna avere la mano felice nella scelta del tecnico.
E non si va da nessuna parte mettendola sul piano emozionale, spaciando per gogne mediatiche le critiche motivate e circostanziate, cui chiunque può rispondere con contro-obiezioni. Si finisce per ritrovarsi l'anno successivo al punto di partenza.

Ribadisco che sono consapevole di come la qualificazione alla Champions possa rimettere tutto in ordine e portare alla conferma di Pioli sulla panca rossonera. Sarebbe inevitabile, perché da un punto di vista etico Pioli avrebbe diritto a mantenere il ruolo. Sarei il primo a essere contento di continuare con un tecnico che, tuttavia, non ritengo ugualmente all'altezza delle ambizioni rossonere. Il Milan resterebbe, comunque, carente nella guida tecnica. Partirebbe già zoppo e, pertanto, in posizione di handicap rispetto alle avversarie. A volte le scelte lungimiranti sono immorali, anche se alla lunga pagano.
Ho l'impressione che Pioli, nel week-end scorso, si sia concentrato troppo sui risultati degli avversari, sperando di non aver bisogno di vincere col Cagliari.
Quando ha visto che quei risultati gli erano stati sfavorevoli, era tardi per preparare la partite, per cui lo sbando è stato totale. Non ripeta lo stesso errore e si concentri solo sull'Atalanta.