Avendo già utilizzato (al meglio) il mio diritto al voto, posso dedicarmi a cose importanti come il derby milanese, anche se, pure quest'anno, non lo si riesce a fare con la dovuta levità che un gioco suggerirebbe. E' il derby. Che ci vuoi fare?, mi dico.
Siamo tifosi della pazza Inter e ieri, da un articolo, avevo capito che si corre il rischio di esserne influenzati e scivolare su qualche forma di follia, che mi auguro temporanea.

Già, dal punto di vista scientifico, è bello constatare che alcune regole vengono confermate. La nevicata e il maltempo, che ha fatto impazzire di gioia migliaia di bambini, dappertutto, perché a scuole chiuse per emergenza ci si poteva dedicare a giocare con quel pongo gelato di colore bianco, per assecondare la creatività esplosiva della fantasia a quell'età, ha anche spinto alcuni a oltrepassare la soglia della SAD, la sindrome affettiva stagionale, quella forma di depressione che ti coglie nel grigiore invernale e che, da qualche parte, e per quanto mi riguarda a ragione, si attribuisce alla carenza di vitamina D, indotta dall'inadeguata esposizione al sole.

Così, ieri, una delle vittime di questa sindrome, casualmente tifoso dell'Inter, ha scritto di auspicare un'umiliante sconfitta dell'Inter nel derby. Cosa che avrebbe portato all'altrettanto auspicata, da lui, cacciata di Spalletti in quanto individuato come principale responsabile del crollo del rendimento della squadra (ovviamente, nessun merito gli va attribuito per la prima metà della stagione vissuta in gran parte ai vertici e che ci tiene ancora nell'ambita area Champions).

Ovviamente nulla da attribuire ad una società che dopo aver promesso eserciti di campioni pronti ad allenarsi agli ordini di Spalletti, alla Pinetina, ha voltato le spalle fischiettando. Vuoi per intervenute maggiori responsabilità politiche del signor Zhang, in Cina, vuoi, in modo più pesante, per il socio di minoranza che ricatta, di fatto, il resto della proprietà impedendole di ricapitalizzare. No, tutta colpa di Spalletti.

Sarà perché il tifo io lo vivo in modo unico e esagerato per cui, sportivamente, posso riconoscere i meriti della Juventus, sportivi e societari, e posso godermi le partite del Napoli e del Barcellona, perché mi divertono, o del Manchester City, magari perché, da anni, vi gioca David Silva, ma, quando si tratta di Inter tutto cambia, si stravolge, e gli unici colori importanti mi diventano quelli nerazzurri.

Ancora adesso maledico quell'inesperto allenatore che condusse all'umiliante disfatta del derby dello 0-6. Sì, quello che decise, senza averlo mai provato prima in allenamento e in partite di minor impatto tecnico/emotivo, di schierare la squadra con la difesa a tre, nonostante il parere negativo della squadra. Persona simpaticissima, ma allenatore scarso e vendicativo. Tanto da chiedere la cessione del capitano Zanetti, a fine stagione, che ne aveva apertamente criticato le decisioni, coinvolgendolo in quella amareggiante sconfitta, rimasta come una macchia indelebile e che lui attribuiva solo ai giocatori che non avevano seguito adeguatamente i suoi dettami. 

Adesso abbiamo un allenatore di qualità, anche se la squadra non mi sembra all'altezza di quella di quel tempo (anche se tenne Seedorf in panchina per un tempo). Neppure il Milan è quello. Di quel tempo sono rimasti nei ranghi Gattuso, da allenatore, e Zanetti, da dirigente.
Gattuso ha il grosso merito di aver ridato anima ad una formazione fatta di buoni giocatori, ma un po' allo sbando e, forse, non schierati al meglio. Ha iniziato dall'alfabeto calcistico, chiedendo cose semplici in campo e ricreando una tenuta atletica dalla base. Poi, non più pressati psicologicamente dall'essere la squadra regina della campagna acquisti con grandi potenzialità, rimaste inespresse, ha ripreso a cantare la dove prima balbettava.
L'Inter ha fatto il contrario. Non avendo una squadra costruita secondo il progetto dell'allenatore, ha sfruttato le individualità, finché hanno tenuto, in attesa di tempi migliori (la campagna acquisti di riparazione) che, purtroppo, non sono arrivati. Anzi.
Quindi, i prodromi di una nostra possibile sconfitta sono lì, in bella mostra. Quasi visibili e palpabili fisicamente. Ma, se uno sportivo può analizzarli e trarne sue conclusioni, credibili sulla carta, un tifoso non può abbandonarvisi e lasciarsi trascinare nello sconforto, da rasentare perfino la follia.

Io questa sera fisserò lo schermo e cercherò, con ben altra follia, di condizionarne le immagini. Anticiperò con movimenti istintivi le giocate dei miei beniamini e sognerò fino all'ultimo che da qualsiasi spunto nasca la possibilità di una vittoria, all'inizio schiacciante, poi, man mano, sempre più circoscritta dal compromesso, temo, purché vittoria venga fuori. E' un derby milanese ed io lo vivo da tifoso.

Altro che augurarmi una disfatta umiliante da cui ripartire (!). Quasi una versione adattata del tagliarsi i genitali per fare un dispetto alla consorte. La cosa che ci potrebbe dare carburante per ripartire sta lì, anche e soprattutto in quel derby, è vero, ma è il carburante che serve in ogni occasione e ad ogni squadra, per qualsiasi obbiettivo giochi: la vittoria.
In questo caso, ad ogni costo.