Nel calcio ci sono momenti di forti emozioni e purtroppo, anche momenti di noia assoluta. Le vicende del nostro campionato spesso ci trascinano nella mediocrità dell' interesse generale, dovuto a vari fattori. Le esigenze di troppi sponsor e della comunicazione televisiva, l'incisione delle coppe Europee rispetto al campionato, la Lega italiana di serie A e non ultima, la violenza dentro e fuori gli stadi compresi i fenomeni di razzismo.

Le esigenze di troppi sponsor e della comunicazione televisiva hanno determinato un calo di presenze negli stadi che secondo gli ultimi dati statistici non fa ben sperare nel prosieguo dei prossimi anni. Riferendomi a un interesse sempre più disincentivante da parte degli spettatori, sarebbe giusto focalizzare più attentamente il motivo di questo fenomeno, dovuto essenzialmente al forzato frazionamento di ogni turno settimanale.
Si inizia a giocare al venerdì sera. Si prosegue nella giornata di sabato con il turno delle ore 15.00 che precede la gara serale delle 20.30 e spesso con l'inserimento di una partita alle 18.00 (quando non si gioca di lunedì), quindi si prosegue di domenica, giornata frazionata in quattro turni diversi di orario: alle 12.30, alle 15.00, alle 18.00 e alle 20,30. Ormai si è arrivati a queste aberrazioni organizzative che ci vengono forzatamente imposte, costringendoci ad accettare “obtorto collo” uno svolgimento di campionato piuttosto anomalo se non del tutto falsato. E' come se ci fosse una grossa torta da spartire in una tavola affollata di commensali. Le fette già preparate prima ad hoc, non devono essere consumate tutte nello stesso momento, ma solo a turno e a distanza di tempo stabilito!... Ne consegue che le squadre che giocano prima delle altre possono usufruire vantaggi psicologici e di classifica, rispetto ad altre partite che si giocheranno uno o due giorni dopo, con la conseguente pressione necessaria, che sarebbe stata assente in caso di contemporaneità degli incontri in calendario. Si pensi infatti alle squadre che lottano per conseguire obiettivi comuni (scudetto, fascia di raggiungimento zona Champions, fascia di raggiungimento zona Europa League e infine la bagarre che si crea nella zona bassa della classifica, zona pericolosa per la retrocessione in serie B). Le Pay TV hanno tutto l'interesse che il frazionamento delle partite sia il più ampio possibile, allo scopo di realizzare tranches diverse di accesso pubblicitario per gli sponsor e gli inserzionisti abituali. Più aumenta l'offerta e più costa la domanda di accesso, con il beneplacito delle società di calcio e della Lega che dovranno poi spartirsi i proventi ricavati.

Mi duole affermare che questo ormai è il punto del non ritorno. Il meccanisno costruito per arrivare a questo livello di pianificazione è tale che, l'aver coinvolto parecchie strutture commerciali, mediatiche, sociali e economiche e altri campi aziendali di vita di tutti i giorni, ha creato un indotto dalle dimensioni ormai indistruttibili e irreversibili.

Le coppe europee, con il loro fitto calendario di appuntamenti, hanno ormai occupato tutti gli spazi restanti della settimana, senza più dare possibilità di sosta per riposare se non durante la pausa quindicinale invernale. Vero è che i tornei europei ingentiliscono i palati dei buongustai di calcio (guai se non ci fossero), ma è altrettanto vero che il calendario di queste partite impone il frazionamento di quelle programmate in campionato. Il problema nasce però quando si dovrà trovare una data possibile, per recuperare qualche partita rinviata o per avverse condizioni atmosferiche o per altre ragioni. D'altronde Lega nazionale e Società principali di serie A si adoperano per arricchire il prodotto calcio in modo da incoraggiare maggiormente accessi pubblicitari sempre più appetibili.

La violenza dentro e fuori gli stadi provoca in noi tutti quel senso di repulsione per questi fenomeni che scoraggia le famiglie a passare quel paio di orette a incitare direttamente la propria squadra, rinunciando a mescolarsi nella bolgia di uno stadio ormai (solo in questi casi) diventato pericoloso da frequentare. Quando ciò per fortuna non succede, a rendere inaccessibile uno stadio ci si mette il bieco odio razziale con le sue imprecazioni di razzismo ormai divenute insopportabili oltre che incivili. Il risultato è la chiusura al pubblico di alcuni settori dello stadio, se non addirittura la chiusura totale. Facile evincere che il danno si ripercuote in questo caso non solo sugli spettatori, ingiustamente privati della possibilità di assistere alla partita, ma si riscontra pure un danno nei confronti della società che non potrà così usufruire dell'ammontare dell'incasso mancato.

Tutto ciò allora procura repulsione, rabbia e noia. Questi sono problemi che ogni anno si ripresentano puntualmente e inducono gli amanti del calcio a rinunciare ogni tanto al solito contatto diretto per trovare ristoro in campi di calcio non ancora inquinati da questi problemi. Parlo della periferia, dove ancora il calcio dilettantistico offre l'opportunità di disintossicarsi e offrire uno spettacolo più rilassante. Poche volte nasce in me il desiderio di trovare un'oasi di puro relax presso i campi di periferia, dove si pratica un calcio dilettantistico ancora genuino. Un calcio fatto di tanta passione e ricco di sani principi non ancora inquinati dalle brutture sempre presenti nel calcio professionistico.

Proprio l'altro giorno infatti, ho sentito il desiderio di staccarmi almeno per un volta dalle polemiche e dai veleni che offre il nostro calcio di serie A e mi sono recato in un campo di categoria dilettantistica, dove si cimentavano due squadre di alta classifica nel loro girone. Lo spettacolo agonistico in questi casi è sempre garantito e inoltre si può ammirare l'esibizione di giovani talenti che esprimono una buona tecnica disputando gare più “nostrane”, prive di alchimie tattiche e con l'intento di realizzare il principio essenziale del gioco del calcio: giocare segnando goal per vincere e non invece giocare per evitare di subire goal.
Questa mentalità ormai persa in Serie A è ancora in auge, fortunatamente, nelle serie minori dilettantistiche. Così si possono ammirare schieramenti che prevedono ancora ruoli essenziali per produrre spettacolo di gioco, come ad esempio il ruolo delle “ali”, giocatori che agiscono sulla fascia estrema del campo, intenti a saltare direttamente il difensore avversario, effettuando il cross verso l'area di rigore, dove il centravanti e le mezze ali sono pronti puntualmente a raccogliere il pallone per scagliarlo in rete (difesa avversaria permettendo).

Mi sono dunque divertito ad assistere a uno spettacolo che non vedevo da lungo tempo, gustandomi una certa alternanza di capovolgimenti di fronte, che hanno dato quel tocco di emozione in più alla partita rendendola ancora più avvincente. Nel primo tempo, la squadra di casa usufruiva di una meritato calcio di rigore che la portava in vantaggio, poi due azioni ficcanti e veloci da parte degli avversari, ribaltavano il risultato. Infatti la squadra ospite pareggiava i conti a seguito di una punizione dal limite e successivamente trovava il vantaggio con un'azione prolungata il cui tiro finale scavalcava il portiere avversario con un pallonetto beffardo insaccandosi sotto la traversa. Dopo alcune azioni rintuzzate egregiamente dai rispettivi portieri, l'arbitro fichiava la fine del primo tempo. Gli ospiti chiudevano la prima parte dell'incontro in vantaggio per 2 – 1.

Nel secondo tempo la squadra di casa iniziava la partita con più grinta e convinzione, esibendo un gioco più organizzato nell'intento di raggiungere il pareggio. Il portiere ospite si esibiva in interventi davvero ragguardevoli, tanto da strappare gli applausi anche da parte degli spettatori di casa. Le azioni si sviluppavano in modo costante e fluido, mettendo in evidenza discrete capacità tecniche da parte di alcuni giocatori sia da una parte che dall'altra. La squadra di casa riusciva, a seguito di una mischia in area, a trovare il pareggio, ma l'arbitro annullava per un discutibile fuorigioco. Si arrivava così alla mezz'ora di gioco quando, nell'intento di raggiungere il pareggio, la squadra di casa si esibiva in una tambureggiante azione, coinvolgendo le rispettive punte e trovando il goal col suo centravanti. Il giocatore infatti metteva il pallone in rete, a seguito di una respinta corta del portiere, il quale non tratteneva un fortissimo tiro scagliato precedentemente.

Altre azioni da una parte all'altra non erano in grado di cambiare l'esito del punteggio e così la partita finiva con il risultato di 2 – 2, scontentando entrambe le formazioni, ma non il pubblico che aveva assistito a un incontro corretto e a uno spettacolo di buon gradimento.

E' stata per me una giornata di calcio molto piacevole che mi ha allontanato dai veleni, sia pure momentaneamente, del calcio professionistico di serie A.

Come aver gustato una vacanza in relax in un'oasi di calcio di periferia!

 

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