Per comprendere realmente cosa sia la burocrazia in Italia e farsi un'idea di come e quanto, la politica voglia disporre dei soldi privati per fare ciò che non è in grado di garantire, partirei dalla dichiarazione rilasciata da Alessandro Giungi, uno dei responsabili (anche se sarebbe più opportuno denominarli, irresponsabili, visto le tempistiche e i ritardi, già allarmistici) per le Olimpiadi Invernali del 2026, di Milano e Cortina: "Sono assolutamente ottimista, sono anche molto legato a San Siro. Io spero che l'idea di riqualificazione lo stadio possa diventare realtà".
Solo chiacchere, lontane anni luci dalla realtà, da progetti più o meno speculativi, che vengono regolarmente rinviati, al solo fine di NON DECIDERE.

Che la priorità di Gerry Cardinale sia focalizzata sulla realizzazione di un nuovo stadio, svincolandosi da San Siro, penso che oramai sia chiaro a tutti, tranne ai politici milanesi.
La recente, seconda visita fatta al Sindaco di Milano, Sala e a Fontana, presidente della Regione Lombardia, non dovrebbe lasciare dubbi sulle intenzioni del proprietario di Red Bird. Avere certezze su tempi, luogo e fattibilità, di uno stadio moderno e funzionale, sganciandosi quindi dal progetto precedente, che coinvolgeva anche l'Inter e contemplava anche l'abbattimento dello "storico stadio Milanese". Il desiderio sarebbe quello di costruire a poca distanza da San Siro, nell'area attualmente destinata all'ippodromo e alle piste di allenamento, La Maura, dove dovrebbe sorgere una zona di verde. Un ampio Parco, polmone per la Città, che se vanificato sarebbe un danno per la Comunità. SE, poichè ad oggi non vi è alcun parco ed alzare mura in difesa del nulla, sarebbe alquanto inutile e superfluo. Appare viceversa chiarissimo, che ad oggi ci sia il tentativo, anche comprensibile, di difendere la quiete di quante? Circa trecento famiglie, che risiedono in quella zona, a cui più del "teorico parco", interessa di non venire disturbati da una struttura sportiva di cui, mai e poi mai, avrebbero pensato di veder costruita.

Meglio quindi iniziare a protestare, specialità tipicamente italiana, dal costo bassissimo e dalla resa spesso gratificante, magari obbligando il Milan ad indirizzarsi ad abbandonare Milano e spostarsi a Sesto San Giovanni, dove lo stadio verrebbe costruito in un'area privata, meno prestigiosa e comoda, ma priva di tutti quegli sbarramenti burocratici, che già sono in fermento. 
Cose purtroppo abituali in Italia, dove le decisioni non vengono prese in base a leggi, chiare e precise, ma condizionate da interessi, pubblici o privati, di cui spesso è difficile comprenderne le reali motivazioni. Perchè il problema non è circoscritto a Milano, ma in realtà riguarda tutto il territorio italiano, mostrando in modo fin troppo evidente, i limiti di uno Stato che dagli anni sessanta ad oggi, non è mai riuscito ad essere al passo con i tempi (unica eccezione le autostrade e ciò non fu casuale). Quanto l'impiantistica sportiva sia stata penalizzata è sotto i nostri occhi, nell'incapacità di trovare soluzioni e nell'impossibilità non solo di poter organizzare Eventi di richiamo Mondiale, come i Giochi Olimpici, ma di soddisfare le richieste di discipline sportive totalmente abbandonate al loro destino.

La lista degli sbagli è talmente lunga da vergognarsi. Uno Stato circondato dal mare, incapace di sviluppare e potenziare le strutture nautiche. E' bastato iniziare ad investire sulle piscine per vedere i risultati sportivi. Vogliamo parlare del ciclismo su pista, che privato del Vigorelli non ha più visto uno straccio di progetto? Oppure di impianti per Basket e Pallavolo, costantemente insufficienti. Siamo gli organizzatori delle Olimpiadi Invernali del 2026 e gli impianti di Torino sono in degrado e non si sa ancora dove si disputeranno le gare di bob, pensando di trasferirle in Austria. Si sono persi decenni, investitori esteri, opportunità di lavoro, ma specialmente di avere strutture e infrastrutture, al passo con i tempi e tutto ciò non certo per avere più verde, città più belle, accoglienti e pulite, ma solo per assecondare una burocrazia priva di logica. O peggio, finalizzata esclusivamente a come spartirsi i soldi di "Opere Faraoniche", come successo per il MO.SE di Venezia. Passaggi di difficile comprensione per Cardinale, Commisso o Friedkin, cittadini americani, abituati a tutt'altre metodologie e desiderosi di veder costruiti stadi moderni per Milan, Fiorentina e Roma. L'Italia è quello Stato dove vietare è facile, un esempio per me doloroso? Al Mestre Calcio, promosso in Serie C, non è stata concessa la deroga a giocare al Baracca, dovendo prima emigrare e poi rinunciare alla Categoria. Cosa che può succedere anche alla squadra di basket. Ma poi è la stessa Città (frazione di Venezia) dove quello che doveva essere il bosco cittadino fra i più grandi d'Europa, parole del Capo di Governo, Prodi, all'inaugurazione, non ha mai visto crescere gli alberi su un'area che probabilmente andava bonificata più in profondità ed oggi viene delimitata e chiusa al pubblico.

L'Italia è lo Stato dove tutto è complicato, per il semplice fatto che ovunque si apra un cantiere, trovare reperti storici è quasi assicurato. E nell'impossibilità di costruire stadi nuovi, sono almeno cinque anni che ci raccontano di voler abbattere San Siro, creando un inquinamento di cui non conoscono minimamente la gravità. Ecco perchè servirebbe, più del singolo stadio, un reale progetto nazionale, finalizzato all'ammodernamento di tutta l'impiantistica sportiva. Un Ministero competente, indipendente e trasparente, mettendo fine definitivamente a tutti quei "maneggi e ruberie" che fanno da costante contorno ad ogni progetto o manifestazione.

Sarebbe opportuno che i politici, specialmente locali, che per pochi voti non sanno guardare oltre al proprio naso, iniziassero a capirlo.
L'Italia è lo Stato più bello del Mondo, basterebbe solo levare gli italiani. Una "battuta", ma che nel resto del mondo raccontano come vera.