Buongiorno a tutti, oggi rivolgo il mio sguardo da una curva ideale, quella che di solito usano i tifosi più affezionati (e direi anche i meno ricchi).
La passione verso questo sport mi attanaglia sempre, anche ora che sono ultrasessantenne, e spesso vorrei essere in campo per fare vedere come si gioca o per spingere la squadra a combattere, magari dando anche qualche randellata.
Eh sì, non scandalizzatevi, nel calcio si entra in campo con due sacchi, uno per dare botte, ma l'altro per prenderle. E' uno sport di contatto, e quando sento orde di tifosi scandalizzate per qualche contatto "forte", penso che costoro non hanno mai giocato a calcio, oppure sono in malafede. Perché spesso se vedono il loro giocatore picchiare, lo esaltano, ma se accusa qualche colpo, sceneggiata alla "Mario Merola", con improperi, allusioni alle madri di arbitri e giocatori, invocando degli ormai sordi e con gli attributi spappolati a furia di sentire le scempiaggini che si innalzano nel tema dell'asino che raglia, ma che non raggiunge mai Dio. E nondimeno, alcuni articoli giornalisti, sicuramente di parte, non aiutano i lettori ed i giovani che si avvicinano al calcio a comprendere alcune cose essenziali. In primo luogo, che le partite al novantesimo minuto (o qualche spicciolo in più), finiscono. Secondo, che le ingiustizie nel calcio ci saranno sempre, a volte anche pacchiane, ma fa parte del corso della vita, e non si possono sempre invocare complotti, incapacità o mezzi tecnologici  usati senza adeguata attenzione. Bisogna sapere accettare il verdetto del campo, perché non si può continuare a citare fatti avvenuti dieci anni prima, come ad esemplificare chissà quale furto avvenuto. E' demenziale! Semmai bisogna verificare perchè non si è giocato bene, oppure dove sono stati commessi errori, insomma, l'analisi deve essere tattica e tecnica, non un piagnisteo degno del Carducci, che piange il nipotino che "tendeva la pargoletta mano". Mano che a volte nel nostro caso è galeotta, e si veda il caso di Udogie. Ma ancora oggi, dopo due giornate passate a guardare tutti i filmati, non si ha nessuna certezza. Allora incertezza vuol dire colpevolezza? 

Quando giocavo il mio allenatore, che era un fiorentino arguto e sagace, mi diceva sempre a fine partita: "Chi vince esulta, e chi perde spiega." Concetto sacrosanto, con un'altra considerazione, ancora più penetrante: "Il lamento è tipico dei deboli". Mi invitava a guardare avanti, ad essere forte, perchè la fortuna aiuta i forti e gli intraprendenti, e non gli "sfigati". E mi ricordo la mia prima partita da titolare, giocata in Promozione, e che dopo appena quindici minuti segnai un gol di testa in tuffo, uno dei più belli della mia vita. Purtroppo, c'era un buco nella rete, e né l'arbitro e nemmeno il segnalinee (responsabile della verifica delle reti) mi accordarono la segnatura. Inoltre, un difensore avversario corse ad annodare la rete dove c'era il buco. Mi diedi anche dello stupido, perchè durate il riscaldamento avevo notato quel buco, tirando in porta, ma mi dissi: figuriamoci se poi lo prendo! E non dissi nulla. Fossi stato un po' più scaltro, avrei registrato un gol che ancora oggi ricorderei con piacere, e non un dispiacere di cui ancora oggi non vorrei mai parlare! Certo, l'errore fu grave, ma cosa potevamo fare? Nulla, accettare. Vincemmo lo stesso la partita, perché non ci demoralizzammo, ma si continuò a giocare, con forza e determinazione. Sicuramente, gli arbitraggi di oggi, lasciano qualche dubbio. E sono i dubbi che vengono sulle nuove norme che si stanno applicando, in merito al gioco "maschio", che spesso sconfina nel "violento". E la mia critica consiste nel fatto che i nuovi atteggiamenti arbitrali sono improntati a raccomandazioni verbali, e seminari di incontri tra delegazioni arbitrali. Ma il regolamento non è cambiato, e se io spingo con le mani sulla schiena di un avversario, deve essere considerato fallo. Se entro esageratamente sulla palla colpendo anche l'avversario, come nel caso di Mc Kennie a Villareal, è fallo, ed anche espulsione. Si è discusso sul fallo di Rabiot su un giocatore dell'Empoli in area, con spinta di anca, ma il giorno dopo assistiamo a Singo che  spinge con le mani un giocatore del Cagliari appena entrato in area, e nessun provvedimento viene preso. Bisogna capire come ci si deve comportare, poichè a volte un colpo di testa dietro all'avversario con leggera spinta del braccio, si considera fallo, ma se si salta, la protezione del braccio consente di non urtarsi con la testa. Se poi un giocatore che sta per essere anticipato, mette davanti la gamba, ottiene il fallo, ma secondo me sarebbe invece ostruzione. E quindi fallo contro. Ho visto dare rigore alla Roma per un intervento di gamba sulla faccia di Zaniolo. Ma Zaniolo è in tuffo basso, ed il giocatore non alza la gamba ad altezza testa di un giocatore, e sempre una volta, lo si considerava gioco pericoloso, ma di chi abbassa la testa, e comunque non fallo. 

Il mio dubbio, è che così il gioco del calcio sarà sempre di più un gioco per carneadi, violenti e nerboruti, con poco spazio per la tecnica e il movimento tattico di giocatori virtuosi, ma che alla prima occasione vengono spinti, colpiti abbracciati, e tutto sotto lo sguardo impassibile dell'arbitro. Mi sembra che all'estero arbitrino diversamente, e si valuta meglio l'impatto e le azioni irregolari che compiono difensori e giocatori, che devono misurare l'attacco alla palla, e non avere troppa foga nell'azione di marcatura. Ma quello che fa arrabbiare di più, è la mancanza di coerenza. Ovvero simili episodi valutati in modo differente. E questo nasce dalla non certezza della regola, dove è il limite, o il confine della violenza? Ed il quesito rimane. La partita di calcio non deve esser scambiata per una guerriglia, ma un sano contendere la palla, con fair play e interventi adeguati alle regole ed alla incolumità dei protagonisti in campo. 

L'agonismo nello sport è un fatto indiscutibile, lo sforzo massimo è la regola, quindi bisogna sempre considerare che seppure uno sia tecnicamente forte, deve sempre essere un atleta, ben preparato, poichè se non riesci a collegare l'intenzione con la messa in pratica, vuol dire che non sei ben allenato. E la palla non la prendi! Il campione ha sempre una visione di gioco diversa, come un computer che usa un ram più veloce, e che possiede anche una specie di sfera di cristallo. Quella che ti fa capire l'evolversi dell'azione, dove va la palla, oppure se l'avversario sta sbagliando. Non è capacità paranormale, è solamente un'attitudine che hanno i campioni. Sanno stoppare il pallone diversamente, compiono movimenti inaspettati, e corrono anche bene. Insomma, il campione ha qualcosa di diverso.
Questo calcio probabilmente affinerà le doti dei campioni, e li porterà a nuove trovate per eludere gli avversari, ma facciamo in modo che non siano tartassati in modo disumano, con entrate inaccettabili, confuse con la forza virile.
Chi picchia troppo, bara, ed è fuori dalle regole del calcio e soprattutto morali.
Un saluto!