Era una finale anticipata, era la partita della vita, era la partita giusta per dimostrare che l'Inter in Europa ci può e ci deve stare, era la partita di Conte da sempre allergico all'Europa ed ora pronto a riscrivere le statistiche.
Era perchè alla fine dei giochi la partita contro il Real Madrid è l'ennesima delusione di un inizio di stagione da dimenticare per una squadra partita con i favori del pronostico (lotta Scudetto con la Juve e passaggio agli ottavi di Champions) e che invece si ritrova per l'ennesima volta a leccarsi le ferite di una sconfitta netta non tanto per il risultato (2-0) ma per come sono stati gestiti i novanta minuti.

Ingabbiati in un 3-5-2 (più 5-3-2) statico e privo di guizzi, i nerazzurri sono stati surclassati sin dai primi istanti di gioco nonostante un Real Madrid a mezzo servizio e non certo al massimo della forma. Impauriti e poco lucidi i ragazzi di Conte hanno lasciato a casa il pressing aggressivo (segno distintivo del Conte allenatore) cadendo così in balia degli avversari liberi attraverso un giro palla comunque qualitativo (non dimentichiamoci che il Real è sempre il Real e giocatori come Modric e Kroos fanno sempre la differenza) di avvicinarsi alla porta di Handanovic. Il vantaggio dopo sei minuti su calcio di rigore (sfortunatissimo Barella che aggancia il piede avversario) è proprio figlio della mancata aggressività che facilità in maniera netta l'ingresso in area degli spagnoli.

Il timore reverenziale verso gli avversari dura per quasi venti minuti nei quali dell'Inter c'è ben poco, poi quasi d'incanto arriva la prima azione manovrata con un minimo di ragionamento ed efficacia che porta Vidal al tiro dal limite dell'area. Certo il tiro finisce altissimo e non impensierisce certo Courtois ma comunque è un segno vitale da parte di una squadra che se ragiona e gioca a calcio sa di poter fare male a qualsiasi avversario. I segni vitali nerazzurri durano però il tempo di un applauso perchè pochi istanti dopo entra in scena la follia di Vidal espulso (giustamente) per le troppe proteste in nome di un rigore non assegnato ai nerazzurri proprio per un fallo sul cileno.

Stranamente nella ripresa con un uomo in meno e il morale a terra,l'Inter gioca una partita almeno più dignitosa anche grazie al 4-4-1 (ci voleva un'espulsione per far cambiare schema tattico a Conte) e all'ingresso di Perisic che almeno prova a salvare la baracca creando due occasioni pericolose nell'area avversaria. Il due a zero di Rodrygo,però,taglia completamente le gambe ai nerazzurri che ora per arrivare agli ottavi hanno bisogno di un vero e proprio miracolo (due vittorie e due sconfitte del Borussia).

Dietro a questa sconfitta così come nei primi sessanta minuti contro il Torino, c'è sicuramente il centrocampo nerazzurro che riesce non solo a non organizzare la fase di gioco ma anche a fallire la fase d'interdizione lasciando così metri e metri di campo agli avversari. Ieri la scelta di un centrocampo totalmente muscolare (Barella, Gagliardini, Vidal) non ha certo pagato, anzi è stato surclassato più che facilmente dal centrocampo di qualità del Real (Odegaard, Kroos, Modric).
Pesa inoltre la prestazione dei singoli deficitaria non solo contro il Real ma anche nelle ultime uscite: non si può far portare la croce sempre al povero Barella che oltre a giocare la propria partita deve mettere anche le pezze agli errori dei compagni. Gagliardini è ancora acerbo per giocare certi tipi di partite mentre giocatori come Vidal (che d'esperienza ne ha da vendere) non possono cadere in trappole emotive come quella di ieri. Pesa, quindi, l'assenza di un regista (Brozovic), di un giocatore qualitativamente importante che possa dare respiro alla manovra e farsi carico nei momenti di difficoltà di dare una svolta alla partita. Caratteristiche queste che in realtà all'Inter ci sono ma restano in panchina per 85 minuti e che certo non possono illuminare e far svoltare la partita nei 5 minuti a disposizione. Al di là delle proprie colpe, far giocare Eriksen per pochissimi istanti e a risultato acquisito, lasciando in campo Gagliardini in netta difficoltà nell'impostare (ma anche nell'interdire) è una mossa che si fa fatica a capire e sulla quale forse Conte dovrebbe ragionare.

Proprio Conte, poi, è uno degli enigmi di questo inizio di stagione. La grinta e la ferocia con le quali affrontava le partite (e le conferenze) sembrano essere sparite tanto che ci si chiede se la scelta di restare in nerazzurro sia dipesa solo ed esclusivamente dal fattore economico. Vedere una sua squadra senza un'anima e bastonata così dal Real Madrid (ma anche dal Torino per buona parte della partita) è sicuramente la più grande sconfitta del binomio Inter-Conte.