Prendetevi un attimo della vostra quarantena per viaggiare nel tempo insieme a me: correvano i primi anni duemila, e calciopoli permettendo, si tratta del periodo più fiorente in assoluto per il massimo campionato italiano.
Era l’epoca della Champions League targata tricolore con le 3 big della serie A, a giocarsi semifinali e finalissima, con il portentoso Milan di Ancelotti a ripercorrere la strada solcata da Sacchi qualche tempo prima. Ma il calcio non è fatto solo da grandi campioni in grado di sollevare i trofei al cielo, a volte la magia di questo sport può toglierci il fiato anche se dalla provincia, poiché si tratta di una formula magica indecifrabile, e se non la possiedi puoi che ammirarla con gli occhi. 

In quegli anni sbarcò in Italia un ragazzo giapponese, e chissà in quanti avranno pensato che fosse una specie di bidone solo perché non proveniva da una terra talentuosa per eccellenza come il Brasile o l’Argentina: si chiamava Shunsuke Nakamura, aveva 24 anni e prima di firmare per la Reggina (da poco promossa in A) aveva disputato 148 presenza condite da 33 reti nello Yokohama. Giunto in Calabria con l’obiettivo di trascinare gli amaranto verso la salvezza, il giovane calciatore nipponico si piazza sulla fascia destra del campo, nonostante la velocità non sia il suo forte.
E così fin dalla sua prima apparizione gli italiani imparano ad apprezzarne le indiscutibili qualità tecniche, che si manifestano in un mancino niente male ed una tecnica individuale davvero sopraffina: in molti lo ricorderanno per le sue specialità, i calci piazzati, tramite i quali riuscì a mettere a segno ben 11 reti in serie A. Infatti, non è mica un caso se il nome di Nakamura venga ancora oggi ricordato, nonostante non abbia vinto granché in carriera, come una specie di idolo da moltissimi suoi colleghi: il che si deve alla sua strepitosa capacità nel calciare divinamente le punizioni, oltre che i rigori. Dopo aver solcato il prato dell’Oreste Granillo dal 2002 al 2005, il suo cartellino viene ceduto al Celtic Glasgow, formazione scozzese con la quale disputa la Champions League
È sicuramente lì che arriva l’apice della sua carriera: esordisce in Coppa dei Campioni nel settembre del 2006, riuscendo a segnare un meraviglioso goal direttamente su calcio piazzato contro un avversario come il Manchester United di sir Alex Fergurson, conquistando tra l’altro la qualificazione agli ottavi con 9 punti, alle spalle di Cristiano Ronaldo e compagni. Nella fase ad eliminazione diretta i ragazzi scozzesi non sono per niente fortunati, pescano infatti il Milan che di lì a poco si sarebbe laureato campione d’Europa: il cammino in Champions League termina con la sconfitta subita per 1 a 0 a Milano, dopo uno sterile 0 a 0 in casa.

Di Nakamura in molti ricorderanno giocate superbe con il tacco, doppi passi e tunnell ubriacanti, nel segno di ciò che rappresentava per il calcio un talento cristallino a tutti gli effetti, nel quale la magia di questo sport prendeva forma come fosse un’arte visiva. Nato nel giugno del 1978, Shunsuke Nakamura non si è ancora ritirato dai campi di calcio, invero dopo aver lasciato l’Europa, è tornato in Giappone in cui gioca con la maglia dello Yokohama F.C. con il quale ha totalizzato dal 2010 ad oggi, con due stagioni di transizione allo Jubilo Iwata (2017/19), 43 reti in 202 gare disputate. 
Oltre ai club, ha lasciato un segnale del suo passaggio anche in nazionale, dove rappresenta uno dei calciatori più forti di sempre con 98 presenze e 24 reti, vincendo la Coppa d’Asia da protagonista nel 2004. Accostato al centrocampista brasiliano Juninho Pernambucano per la sua strabiliante qualità nel calciare i calci piazzati, anche se con le dovute differenze, il mancino di Nakamura raffigura anche adesso una filosofia perfetta di eleganza e classe, un modello da ripercorrere per molti ragazzi che come lui sognano di incantare fiumi di spettatori con le proprie perle dalla distanza. 




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