Quando si vince una partita come quella contro la Roma, nonostante undici defezioni, uscendo dal campo più amareggiati per le troppe occasioni sprecate, che felici per la prestazione esibita, significa che la squadra ha fatto un ulteriore passo avanti. Come spesso accade a osservatori, fin troppo superficiali, i motivi vengono più attribuiti a presunte debolezza dell'avversario che a meriti di chi è riuscito a vincere con meriti ben superiori ad ogni più rosea aspettativa. 

Il Milan ha giocato la partita perfetta. Tre gol, due traverse, un rigore sbagliato e la netta sensazione di avere sempre il controllo della partita. Solo chi non conosce il calcio, può stupirsi di questo risultato. Così come a Firenze tutti pensavano che il Milan avrebbe fatto un boccone della squadra viola, falcidiata da troppe assenze difensive, hanno ripetuto lo stesso sbaglio ritenendo le contemporanea assenze di Tomori e Romagnoli, fermati dal covid, determinanti per impedire alla squadra allenata da Mister Pioli di uscire imbattuta da San Siro. Viceversa i pronostici di vittoria per la squadra capitolina, sono svaniti dopo pochi minuti dal fischio di inizio dell'arbitro Chiffi. Facile evidenziare che il Milan non ha giocato con nove calciatori, ma al contrario, Kalulu e Gabbia, chiamati a sostituire i titolarissimi Tomori e Romagnoli, hanno avuto la possibilità di mostrare, non solo che sono all'altezza della situazione, ma specialmente ragazzi seri, che sanno affrontare il ruolo, non semplicissimo di riserve, nel migliore dei modi.
Il Milan vince perchè conferma tutte quelle qualità che abbiamo imparato ad apprezzare in questi due anni di gestione Pioli. Vince attraverso il gioco, ad uno spirito di squadra cementato e certificato, ma specialmente per una mentalità vincente, metabolizzata dopo molti risultati positivi, anche superiore al reale valore di singoli e gruppo, oltretutto riuscendo a trovare ulteriori stimoli da tutte le difficoltà che continuano a presentarsi, quasi sia vietato poter disporre di tutti i giocatori. Le assenze dei titolarissimi, Kjaer, Tomori, Romagnoli, Calabria, Kessie e Bennacer, alle quali aggiungere Tatarusanu, Plizzari, Ballò Tourè, Castilleco e Pellegri, avrebbero demoralizzato qualsiasi squadra, ma non il Milan. 

Fra tanto entusiasmo sarebbe sbagliato non evidenziare che i punti di forza del Milan, ma anche di molte altre squadre, come Fiorentina, Verona, Empoli, Torino e Bologna, senza scomodare Atalanta e Lazio, evidenziano limiti qualitativi fin troppo evidenti del nostro campionato. Corsa e gioco li possono attenuare, ma è logico che potendo disporre di giocatori tecnici, ottenere le vittorie diventa più semplice. L'ingresso in campo di Leao, per un generosissimo ed utile Saelemekers ne è la dimostrazione fin troppo chiara. L'avversario di turno era la Roma, allenata da Number One, Mourinho, eroe indimenticabile per la tifoseria della sponda nerazzurra del Naviglio. Ai meriti di Pioli, non ancora accreditato come un allenatore "forte", si contrappongono limiti fin troppo evidenti per un allenatore che probabilmente ha concluso il suo percorso di crescita, fra fama e benessere che ne hanno affievolito quello spirito di leader e trascinatore che ne hanno contraddistinto la carriera. Se il Milan ha affrontato l'incontro subito con determinazione, la Roma è sembrata superficiale e distratta, per poi smarrisrsi dopo la scelta del VAR di assegnare un rigore, giusto, ma ai loro occhi incomprensibile. Erano trascorsi pochi minuti, ci sarebbe stato tutto il tempo per recuperare, ma una squadra che si sente "perseguitata" e che cerca costantemente giustificazioni fuori dal campo, è crollata regalando il secondo gol agli avversari galvanizzati dalla facilità con cui erano in controllo della partita. Al minuto 18 la partita era già indirizzata. A differenza del Milan la Roma ha molte individualità interessanti, ma manca la coralità. Ha perso fiducia nei propri mezzi, è nervosa e le continue espulsioni non fanno altro che peggiorare la situazione.

Il Milan esce dal campo fra gli applausi. Anche Conti, prossimo ai saluti è riuscito a ritagliarsi un pezzetto di partita, così come Daniel Maldini. Abbiamo rivisto un ottimo Theo, con la fascia da capitano all braccio, un Maignan completamente ristabilito, Tonali padrone del centrocampo e notevolmente più forte di altri ex milanisti che oggi vestono altre maglie, senza citare Kalulu e Gabbia, che probabilmente smorzano i già limitati desideri della proprietà di spendere a gennaio per un difensore centrale. La Roma è già alle spalle, il Milan incamera i tre punti e guarda già a Venezia, al prossimo avversario e ad un'altra partita da vincere obbligatoriamente. Il Milan in formato francese, erano ben cinque i transalpini in campo, Maignan, Kalulu, Theo, Bakayoko e Giroud, continua la sua rincorsa, allungando su altre pretendenti e riempiendoci di orgoglio. Resto convinto che con due innesti di qualità e un solo impegno da affrontare, il "grande sogno" si potrebbe trasformare in realtà, scucendo quello scudetto e quella stella che già iniziano a vedersi su molte maglie, ma il mio resterà un desiderio inascoltato.