La ventunesima giornata del campionato di serie A si apre con l’anticipo del venerdì sera tra Fiorentina ed Inter. Allo stadio Franchi passa la squadra di Conte. Dopo una mezz’ora di equilibrio, è Barella a sbloccare il risultato con un destro a giro dal limite dell’area. Due buone occasioni per la Fiorentina prima del riposo poi, all’inizio del secondo tempo, Perisic indirizza definitivamente la partita verso Milano, accompagnando in porta, da distanza ravvicinata, il cross rasoterra di Hakimi. La Fiorentina tenta di proporre una reazione ma non da mai la sensazione di poter riaprire l’incontro. E’ anzi la squadra nerazzurra ad andare ancora vicina al gol in almeno un paio di circostanze. Grazie alla vittoria di Firenze, l’Inter, in attesa delle altre partite che completeranno la giornata, scavalca, per la prima volta in stagione, il Milan in vetta alla classifica e stacca di ulteriori tre punti Roma e Juventus che si sfideranno nello scontro diretto in programma nel tardo pomeriggio di sabato. Negli anticipi che precedono la partita dello Stadium, l’Atalanta, a Bergamo, dopo aver maltrattato il Torino nella prima mezz’ora dell’incontro, si fa rimontare tre reti e lascia sul prato di casa altri due punti preziosi nella corsa al quarto posto. In contemporanea, lo Spezia espugna il Mapei di Reggio Emilia, battendo il Sassuolo per due a uno in rimonta e mettendo altra distanza tra sé e la zona retrocessione.

La Juventus arriva alla sfida con la Roma con un solo risultato a disposizione per continuare ad inseguire la testa della classifica. Dovrà vedersela contro una squadra che, nelle ultime uscite, ha mostrato una ritrovata condizione dopo la catastrofe nel derby contro la Lazio e l’eliminazione dalla coppa Italia subita per mano dello Spezia. Una pioggia leggera bagna il terreno dell’impianto torinese. “Storia di un grande amore” accompagna l’ingresso in campo delle due squadre che, per l’occasione, indossano i loro tradizionali colori. 

Pirlo prosegue nell’alternanza in difesa tra il presente, rappresentato ancora da Bonucci e Chiellini, ed il futuro, già tracciato con De Ligt e Demiral. Per la sfida contro la Roma la scelta ricade sulla coppia antica, chiamata a presidiare la porta difesa da Szczesny nell’ennesima battaglia. La linea difensiva è completata da Danilo e Alex Sandro sulle due fasce. Sorprende l’esclusione dall’undici iniziale di Cuadrado, forse suggerita dalla pericolosità degli esterni avversari. In mezzo al campo, la squalifica di Bentancur offre a Rabiot un’importante occasione per recuperare terreno nelle gerarchie di Pirlo. Al suo fianco, con il compito di dare ritmo alla manovra e sicurezza al possesso palla, torna al suo posto, dopo l’iniziale panchina di coppa Italia, il brasiliano Arthur. Il centrocampo si completa con Chiesa, schierato a destra, e  McKennie. L’americano parte da sinistra con la disposizione di accentrarsi sulla trequarti in fase di attacco, in quel ruolo così particolare che abbiamo imparato a conoscere con la tattica “liquida” di Pirlo. Ancora fuori Dybala, assente anche dalla lista dei convocati, spetta una volta di più a Ronaldo e Morata sostenere la responsabilità del reparto offensivo. La Roma, priva di Smalling e Pellegrini, risponde con l’ormai consueta difesa a tre, formata da Mancini, Kumbulla e Ibanez, a presidiare la porta difesa da Pau Lopez. A centrocampo, Fonseca presenta il trio formato da Villar, Veretout e Cristante, con quest’ultimo chiamato a supportare con i suoi inserimenti l’azione offensiva. Sulle corsie esterne confermati i titolari Karsdorp e Spinazzola, pronti a sfruttare gli eventuali spazi che si apriranno sulle due fasce. Mkhitaryan, libero di agire sulla trequarti, e Borja Mayoral, unico riferimento in attacco, completano la composizione dell’allenatore romanista.  

L’inno della Lega offende per l’ennesima volta le orecchie dei telespettatori poi, al fischio dell’arbitro Orsato, l’incontro ha inizio. La Roma parte in maniera decisa, proponendosi subito nella metà campo della Juventus. Muove velocemente il pallone e cerca continuamente di aprire il gioco sulle due fasce, nel tentativo di sfruttare a proprio favore la disposizione molto compatta al centro della linea mediana juventina. Produce nei primi minuti due cross pericolosi, prima con Spinazzola, poi con Veretout, risolti da Alex Sandro. Nel momento in cui sembra che la Roma abbia il controllo del gioco, è la Juventus a passare in vantaggio al primo affondo. Sono trascorsi poco più di dieci minuti quando Alex Sandro, largo a sinistra protegge il pallone in maniera sicura ed efficace dalla pressione di Cristante. Scarica verso Morata, a centro area, che vede Ronaldo libero al limite. Il portoghese in un attimo ferma il pallone con il destro e immediatamente, di  sinistro, lascia partire un colpo da biliardo che si infila nell’angolo lontano. Una giocata talmente rapida che brucia sul  tempo il tentativo di parata di Pau Lopez. Avere a disposizione Ronaldo cambia la storia. Metterlo in condizione di tirare guardando la porta, significa molto spesso andare in gol. Pinsoglio, in panchina, esulta convinto, mentre è molto più pacata la reazione di Buffon seduto accanto a lui.

Il vantaggio bianconero non cambia il copione della partita. La Roma continua a proporre tanto possesso palla e aperture veloci sulle fasce, la Juventus sceglie oppure è costretta ad una partita difensiva. Organizzata con due linee molto compatte a protezione dell’area, la squadra di Pirlo, forte anche del vantaggio ottenuto praticamente in avvio, non propone nessuna particolare pressione in opposizione alle trame romaniste. Aspetta, chiude ogni varco e quando possibile riparte. 

Karsdorp e Spinazzola, molto sollecitati dall’azione giallorossa, trovano in Danilo e Alex Sandro due ostacoli quasi insormontabili. I pochi palloni che riescono a crossare in area sono facile preda di Bonucci e Chiellini, con il vecchio capitano che si esalta sempre di più man mano che i minuti passano. Riviviamo una partita di stampo allegriano. Una squadra che, forse consapevole di avere meno energie dell’avversario, si compatta a protezione della porta, alzando un muro invalicabile. La tattica proposta da Pirlo, o forse da Bonucci e Chiellini?, due che in queste situazioni hanno saputo sempre dare il meglio, si rivela efficace. Nonostante la mole di gioco prodotta, la Roma ha una sola grande occasione da gol nel primo tempo tempo con Cristante, bravo a coordinarsi dal limite dell’area, su un pallone allontanato dalla retroguardia bianconera, e a cercare al volo l’angolo alto della porta di Szczesny. Il tiro passa molto vicino al palo. La pioggia, all’inizio molto leggera, sembra aumentare di intensità.
Quando ne ha l’opportunità, la Juventus riparte veloce nello spazio. Avere un giocatore come Ronaldo lascia sempre negli avversari una sensazione di inquietudine, rappresentata dalla sua minaccia costante. Magari riceve pochi palloni, magari si spazientisce per un tipo di partita che sembra poco adatta ad esaltarlo ma comunque è lì, sempre. Morata, servito da Arthur, trova il portoghese in area con un pallone tagliato da sinistra verso destra. Ronaldo si coordina in un attimo e lascia partire con il destro un diagonale che, leggermente deviato da Kumbulla, tocca la parte inferiore della  traversa e rimbalza sulla linea. Non è gol ma Ronaldo, per convincersene, vuole dare un’occhiata al dispositivo sul polso di Orsato che la prende a ridere. Nei primi venti minuti la Juventus si è proposta due volte nell’area avversaria, segnando in un caso e andando molto vicina al raddoppio alla seconda opportunità. Qualche certezza nella Roma inizia a vacillare.
La regia televisiva tende in troppe occasioni a divagare dal racconto del campo, infastidendo il tifoso davanti alla tv con inopportuni replay, sky tech e inutili statistiche sui tempi di reazione. Cose forse più interessanti per gli sport americani che non per una partita di calcio. Tutta roba comunque serenamente rinviabile al post partita, per chi ha il coraggio e la voglia di seguirlo.
L’ultima occasione del primo tempo è ancora per la Juventus, ancora con Ronaldo che, lanciato in contropiede da Morata, brucia Kumbulla e impegna Pau Lopez con un diagonale di destro che trova pronto il portiere della Roma.

Il primo tempo si chiude quindi con la Juventus in vantaggio di un gol e tanto possesso palla per la Roma, che però non è riuscita a costruire occasioni pericolose, scontrandosi con l’ennesima notte di gloria vissuta dalla retroguardia juventina. Tanti gli angoli calciati dai giallorossi, tanti i cambi di gioco proposti ma sempre perfetta la risposta da parte della linea difensiva bianconera alle continue sollecitazioni arrivate nel corso del primo tempo. Senza Dzeko manca alla squadra di Fonseca un riferimento centrale, capace di reggere l’urto fisico di Chiellini. Borja Mayoral, rispetto al bosniaco, è portato a svariare sull’intero fronte offensivo piuttosto che offrirsi come approdo per una manovra verticale. Affoga dentro l’area di rigore senza lasciare alcun ricordo di se.

Senza nessuna sostituzione operata dai due tecnici durante l’intervallo, il secondo tempo riparte come si era concluso il primo, con due calci d’angolo consecutivi in favore della Roma da cui scaturiscono mischie che tengono in apprensione il tifoso davanti alla tv. E’ sempre la Roma a fare la partita ma la velocità di trasmissione del pallone appare inferiore rispetto al primo tempo. Cala anche l’intensità del pressing giallorosso. Per lunghi momenti della ripresa è la Juventus a gestire la palla. Lo fa in maniera conservativa, muovendola per tutto il campo allo scopo di far trascorrere i minuti e recuperare le giuste posizioni e le energie. Il possesso palla dei bianconeri beneficia della presenza di Arthur. In difficoltà del primo tempo per il tipo di partita non molto adatto alle sue caratteristiche, il brasiliano nella ripresa si rivela una volta di più fondamentale per la capacità di ricevere palla al limite dell’area e  proteggerla sfruttando il basso baricentro. Quando lui ha il pallone, il tifoso bianconero davanti alla tv può apprezzarne la capacità di palleggio senza alcuna apprensione. Non la perde mai, sfugge al pressing e al raddoppio di marcatura ed è abile a scaricare il pallone al momento opportuno. E’ un giocatore che fa correre continuamente a vuoto gli avversari. Sfiancandoli nella resistenza fisica e colpendoli nel morale. Quando invece l’uscita del pallone dalla difesa non riesce a passare per i piedi di Arthur, rasenta l’avventura, facendo correre alla Juventus qualche rischio non necessario, soprattutto in situazione di vantaggio. La telecamera pesca in tribuna la reazione stizzita di Nedved che ricorda molto da vicino quella del tifoso davanti alla tv.

Fonseca tenta di forzare il destino della partita proponendo addirittura tre cambi a ridosso dell’ora di gioco. Escono Villar, Cristante e Mayoral, entrano al loro posto Carles Perez, Diawara e Dzeko. Il centravanti bosniaco torna quindi per la prima volta in campo dopo le esclusioni subite per il litigio avuto con il suo allenatore. Pirlo interviene togliendo Morata, calato alla distanza, e McKennie, apparso sottotono per tutto l’incontro. L’americano, in queste ultime partite, complice anche un ruolo difficile da interpretare e che non pare il più adatto a valorizzarne le capacità, sembra attraversare il primo vero momento di flessione da quando è approdato in bianconero. Entrano in campo Kulusevski e Cuadrado. Va quindi a formarsi un 442 più lineare, non soggetto a quei complicati meccanismi di transizione imposti dal “calcio liquido”. Le sostituzioni di Pirlo portano subito al massimo risultato. Un tiro al volo di Carles Perez, che trova Szczesny pronto alla parata a terra, innesca un lungo possesso palla da parte della Juventus, che attraversa l’intero campo e viene concretizzato da Cuadrado, largo sulla destra, con un pallone radente che trova Kulusevski, partito con i tempi giusti oltre la linea difensiva giallorossa. Dal fondo lo svedese cerca Ronaldo, appostato davanti la porta. Ibanez anticipa sia lui che il compagno  Mancini ma non può fare altro che toccare il pallone in rete. Quando mancano poco più di venti minuti al termine della gara, la Juventus trova il raddoppio al primo vero affondo tentato nel secondo tempo.
L’autorete di Ibanez colpisce duramente la Roma nel morale, già messo a dura prova dall’impossibilità di trovare il varco vincente tra le maglie della difesa bianconera. Fonseca inserisce anche Bruno Peres che prende il posto di Karsdorp. Ci provano ancora i giallorossi ma ricavano soltanto qualche calcio d’angolo, un diagonale di Spinazzola, che attraversa tutto lo specchio della porta per terminare la sua corsa sul fondo, e un’ultima conclusione da fuori area, tentata sempre da uno Spinazzola molto continuo nella sua prestazione, che chiama Szczesny ad un non complicato intervento a terra. 
Pirlo concede qualche minuto di riposo a Chiesa, prezioso per l’aiuto portato a Danilo nel contenere le discese di Spinazzola, mandando in campo Bernardeschi. Nei minuti finali la Juventus si blinda. Entra De Ligt al posto di Bonucci che esce toccandosi una coscia. Il vecchio difensore, autore di una prova impeccabile, prende posto in panchina. Offrirà un prezioso contributo anche da lì, incitando, insieme all’instancabile Pinsoglio, i compagni in campo. Termina pure la partita di un ottimo Alex Sandro, rilevato da Demiral che viene inserito con il compito di portare subito una forte pressione su Mkhitaryan, assieme a Spinazzola il migliore dei suoi. L’incontro non ha più molto da dire. Il finale non riserva particolari sussulti. Il tempo di applaudire una chiusura elegante di De Ligt e la partita finisce.  

Il triplice fischio di Orsato sancisce una vittoria importante per la Juventus, ottenuta al termine di una partita giocata con estrema concentrazione, superando un avversario che sembrava essere in condizioni atletiche migliori. Una partita che, per il modo di stare in campo, basso e raccolto a protezione della porta, e di sfruttare le poche palle gol avute a disposizione, ha ricordato molto da vicino il periodo Allegri, quando vedere giocare la Juventus in questo modo era una costante. A molti intenditori, amanti delle difese altissime, dei possessi di palla infiniti e improduttivi, una vittoria del genere potrebbe non regalare soddisfazione. Invece, con questa partita, la Juventus si è assicurata tre punti fondamentali per proseguire la rincorsa alla vetta.
Punti che, affrontando la Roma in campo aperto, forse non sarebbero arrivati. Personalmente, mi va benissimo così.