Serata amara, che si conclude nel modo peggiore, con una sconfitta immeritata che ha il triplice effetto di allargare il malumore che aleggia fra squadra e tifosi, allontana il Milan dalla vetta della classifica, ora a quattro punti, e certifica l'impossibilità di ripetere quei 43 punti totalizzati lo scorso anno, obiettivo dichiarato da Mister Pioli.

La trasferta di Empoli per concludere il girone d'andata potrà solo sancire quanti saranno i punti in meno rispetto alla scorsa stagione. Uno, tre o quattro. Perchè ho scelto di partire da questo concetto, piuttosto che soffermarmi sul gol annullato al Milan dall'arbitro Massa su segnalazione della VAR che i commentatori televisivi, qui in Repubblica Ceka, ritenendo il gol di Kessie, più che regolare, non riuscivano a comprenderne la decisione fin troppo cervellotica? Perchè avevamo iniziato questo campionato domandandoci se la squadra messa a disposizione di Mister Pioli fosse più o meno forte rispetto a quella della scorsa stagione e i dati a nostra disposizione stanno rispondono in modo inequivocabile. Per quanto sia vero che l'eventuale conferma del gol e il conseguente pareggio finale che ne sarebbe scaturito avrebbe condizionato molti di quei giudizi il cui riferimento principale è sempre influenzato dal risultato, non avrebbe comunque potuto nascondere tutti quei limiti che conosciamo fin troppo bene e che per quanto mascherati da risultati, meritati, ma al di sopra di ogni più rosea aspettativa, oggi, complici le assenze, sono fin troppo visibili. 

La sfortuna degli scarsi, è questa mia personalissima definizione che ho coniato molti anni fa, che fortifica quella convinzione che quando si è più deboli degli avversari, anche gli episodi si indirizzano regolarmente a proprio sfavore.
Il Milan perde per lacune tecniche ingiustificabili a questi livelli, per limiti che potrebbero essere superati, ma specialmente perchè non sa, non vuole o non può, trovare quelle forze, singole e di squadra, che consentono di vincere questo tipo di partite e per chi vuole sognare in grande, i Campionati.
Per quanto l'avversario di turno, il Napoli di Mister Spalletti, sia un'ottima formazione, si presentava a Milano dopo due sconfitte casalinghe contro Atalanta e Empoli. Rimaneggiati in modo ben superiore ai nostri beniamini, ma aggrappati all'orgoglio di voler ottenere un risultato utile, di giocare una partita "perfetta", senza regalare distrazioni.
Cosa viceversa diventata abituale per i ragazzi di Mister Pioli. Se a vincere la partita è la squadra che schiera Jan Jesus, Rrahmani  e Petagna, con tutto rispetto per i giocatori citati e non quella con Tomori, Romagnoli e Ibra a guidare l'attacco, ci sarà pure uno o più  motivi a cui rivolgerci.
Pronti via e dopo pochi minuti dal fischio iniziale dell'arbitro Massa, il Napoli è subito in vantaggio. Sono trascorsi solo quattro minuti e il Milan deve rincorrere, indirizzando la partita proprio come Spalletti aveva auspicato. Giocando di rimessa e facendo correre il Milan a vuoto, grazie alla tecnica di giocatori che sanno come muoversi e come far circolare il pallone.
La squadra di Mister Pioli, al contrario, anche se con molto tempo a disposizione, sbagliava quasi tutto. Lenta e prevedibile, priva sia nelle individualità che in quella fluidità di gioco indispensabile per scardinare difese chiuse, così come le linee di passaggio. Più delle assenze a cui è fin troppo superfluo aggrapparsi, sono i limiti individuali risaputi che hanno indirizzato la partita al risultato finale.

La partita è leggermente migliorata nel secondo tempo, ma, con la complicità del Var e delle sempre fin troppo indisponenti perdite di tempo, il Napoli ha conquistato una vittoria fin troppo fondamentale per un proseguo di campionato che, anche per loro, sarà particolarmente complicato.
Ad aggravare ulteriormente un malumore generalizzato e comprensibile è constatare che, nonostante una striscia negativa che continua ad allungarsi, il Milan è ugualmente secondo in classifica, con un consistente vantaggio sulla quinta. Merito a quella squadra e al tecnico che oggi ci sembrano smarriti. Il Milan chiude al primo posto, con 11 punti, (dovevano e potevano essere 12) la classifica degli scontri diretti con le "sei sorelle". Non è frutto del caso, ma è anche inconfutabile che se si basa la stagione su "scommesse" piuttosto che su "certezze", per quanto sempre confutabili, questi inconvenienti vanno messi in preventivo.
E' sempre una questione di soldi e come ben sapete, noi abbiamo scelto di sostenere più i bilanci perfetti, dei piazzamenti sportivi.

D'altronde non eravamo noi a criticare il "turco" e chiedere un sostituto che potesse illuminare San Siro in modo ben più funzionale?
Il giovanissimo Briam Diaz è passato da riserva a titolarissimo, maglia 10 rossonera, sulle cui spalle pesano gran parte delle nostre aspirazioni. Che da lui o da un eventuale sostituto, che non è arrivato, dipendesse la stagione lo scopriamo forse oggi? E' un ragazzo, oltretutto colpito dal Covid, bisogna solo avere pazienza.
La stessa che si chiede per Krunic, le cui doti mi sono di difficile comprensione, ma le cui disponibilità tattiche lo trasformano in un jolly fin troppo adattabile ad ogni esigenza. Velocità e gol, latitano nel suo repertorio, mi è difficile preferirlo a Pobega, meno a Bakajoko, cosi da rafforzare l'idea che anche giocando in undici, siamo praticamente con un uomo in meno. Oppure la filosofia spicciola del prendi tre e paghi uno. Dove le direttive societarie non sempre combaciano con l'area sportiva e il desiderio di costruire una squadra "Vincente", ma si adattano perfettamente al taglio dei costi e una panchina sufficientemente lunga. Così da disporre a destra di Calabria, Kalulu e Florenzi, senza citare Conti, che ruotano con rendimenti altalenanti e positivi. Se Dalot costava troppo, non sarà mica colpa del Milan. Più avanti Salamandra, Messias e Casty, tre modi totalmente diversi di impostare la fase d'attacco, perfetti per cambiare gli andamenti delle partite e aggiungerei, meno per incominciarle. Solo il brasiliano può garantire qualche gol.
Che servisse altro è risaputo, ma la solita canzoncina indica che prima bisogna qualificarsi alla Champions per tre anni consecutivi, come riuscirci essendo sulla carta meno forti di almeno tre formazioni, vorrei ce lo spiegassero nel caso si arrivasse quinti. Se poi si vuole giocare con i terzini che spingono sulle fasce, con evidenti carenze difensive, al capitolo scommesse rischiose, si troverà certamente Ballò Toure. Economico, di prospettiva e veloce, ma specialmente educato. Unico difetto, incapace di difendere. Se pensiamo i fischi che prendevano Helveg, Abate o più recentemente Rodriguez, bisogna ammettere che siamo una bellissima tifoseria.
Kessie. A metà di una stagione iniziata con le problematiche del contratto di Frank c'è da chiedersi cosa ci si possa aspettare dal giocatore della Costa D'Avorio a prescindere che vada o meno alla Coppa d'Africa. Le bellissime prestazioni dello scorso anno sono ormai lontane. Il pubblico inizia a fischiarlo, indispettito da sbagli fin troppo elementari e lui appare distratto e svogliato. Situazione anche comprensibile, ma deve essere il Milan a dipendere da un giocatore o piuttosto l'inverso? A mio parere è una situazione irrecuperabile che può anche incidere sul rendimento di altri giocatori che non trovano spazio, quello concesso a chi è già con le valige pronte. Ma può essere che mi sbaglio. Mister Pioli. Se l'allenatore ha visto cose positive nella partita persa così malamente, se non ritiene, come evidenziato da due opinionisti, che la stanchezza mentale sia la causa delle deludenti prestazioni di troppi giovani, se non è riuscito ad alzare il livello di attenzione nell'approcciare a partite così importanti, allora anche per lui diventa difficile fare quel ulteriore passaggio ad un gradino più alto.

Come vedete le argomentazioni non mancano.
Ieri sera un Napoli con molte assenze ha comunque giocato in undici, segnando un gol e vincendo la partita.
Il Milan viceversa, davanti al solito pubblico, caloroso e festante, privo di giocatori fin troppi importanti, ha giocato in sette, riuscendo ugualmente a segnare un gol, ma c'è voluta la tecnologia per cercare il modo di annullarlo, riuscendoci in modo fin troppo lineare.
Ormai non alziamo neppure la voce, rinunciamo anche a protestare.
Siamo belli, corretti e con i conti in ordine.