Prosegue, l'intervista, Giorgio S. ha ereditato dal padre una fattoria di famiglia vicino alla Maremma dove coltiva uva, olio frutta e verdura, ha un maneggio con tanto di cavalli con una piccola scuola di equitazione, è sposato ed ha un solo figlio maschio, praticamente fa il cowboy o bucchero della Maremma! 
Tocca ora a Walter detto il fotografo, aveva questo pallino delle foto allora e tuttora avendo aperto uno studio fotografico ai Castelli Romani , è sposato ma poi separato e risposato, ha due figli.  

E' la volta di Bruno P. è diventato un piccolo imprenditore nel campo della grafica pubblicitaria, ha molti clienti anche all'estero, è sposato ed ha due figlie femmine, è un fortunato, ha mantenuto tutti i suoi capelli!

Siamo ad Aldo P. una vera macchietta tanto allora quanto adesso, a quei tempi era un comunista sfegatato, è da pochi mesi in pensione ed ha sempre lavorato come tecnico alla Sip, è sposato con due figli.

Passiamo a Lorenzo V. il bello, il Roger Moore del Marconi, per lui il tempo non è passato, è l'unico che si è laureato in ingegneria ma nella vita fa tutt'altro mestiere e quale gli chiediamo praticamente tutti all'unisono ansiosamente e lui in risposta: "ho ereditato una clinica nei pressi di Anzio di cui ne sono Direttore"... ah, bene ecco perché giri in Porsche.... ma sei sposato!?!..." no, cari, mi godo la vita!"... ahh... adesso è tutto chiaro per star bene la formula è: rimaner scapoli con tanti soldi in tasca!!  

Ed è il turno di Antonio M. detto Tunì, piccolo di statura, sardo di origine, in pensione da poco meno di 6 mesi, ha lavorato come tecnico presso un'agenzia di stampa si è sposato ma poi separato, ora si è ritirato nella vecchia casa dei genitori scomparsi e vive solo, è figlio unico, ama gli animali, ha due cagnolini e due gatti.  

Giunge il turno di Maurizio G. l'ideatore di questo storico incontro, nella vita ha lavorato come tecnico riparatore di strumenti musicali , è da un anno in pensione, sposato, non ha figli ma in compenso ha un bel barboncino nero.                                                                                                                                                                         Ora sarebbe il mio turno, ma voi pazienti lettori già mi conoscete con la noia che vi procuro per la paziente lettura dei miei scritti e prima che sbadigliate vado a proseguire questa storia realmente accaduta. 

Tra le varie chiacchiere si è fatta mezzanotte ed il padrone del ristorante entra in sala con una bella torta guarnita da 43 candeline accese, Maurizio spenge le luci e prima che ci soffiassimo sopra tutti insieme intoniamo il nostro inno che cantavamo in quegli indimenticabili anni 60, il mitico periodo dei Beatles e delle minigonne, e di tutto il mondo che orbitava intorno, dalle nuove tecnologie ad una diversa interpretazione degli stili di vita e così con le note di "Yellow Submarine" soffiamo sulle 43 fiammelle ci abbracciamo felici mentre qualcuno fra di noi ha le lacrime agli occhi, e terminiamo la serata con un brindisi augurando di rivederci TUTTI quanto prima possibile. Nel frattempo il proprietario ci immortala con alcuni scatti perchè non ha mai visto nel suo locali, tra tantissime manifestazioni, una rievocazione di un evento accaduto 43 anni prima! Uscimmo come si esce da un confessionale, ora ci attenderà come penitenza una quotidiana recitazione delle preghiere volte a mantenere per noi e per le nostre famiglie quel buon stato di salute che ci potrebbe consentire in futuro (sempre a Dio piacendo) di ricontattarci per organizzare un'altra pizza con altre nuove storie incorniciata da una splendida serata come quella odierna.

Da quella sera passa qualche mese e si avvicina la Santa Pasqua e come al solito invio via E-Mail gli auguri a tutti gli amici compresi quelli degli ex compagni dell'Istituto Marconi, e tutti mi rispondono contraccambiando gli auguri ad eccezione di Antonio M. 
Passano altri mesi e rinnovo con la stessa formula i miei auguri per il Ferragosto, ottengo ringraziamenti da tutti tranne Antonio M., mi comincio a preoccupare, ma sarà all'estero, magari si sarà risposato... insomma si fa Natale e puntualmente ci scambiamo gli auguri ma anche a Natale Tunì non mi risponde, è trascorso quasi un anno da quella sera ove ci riunimmo per quella pizza e la mia preoccupazione sale sempre più. E' per puro caso che mentre facevo una ricerca su Internet vado a digitare il cognome di Tunì, sbagliandone una lettera e vado curiosamente a scriverlo su Google correttamente e un secondo dopo avverto una fortissima fitta che percorre il mio torace, sullo schermo del PC era comparso un articolo del Messaggero risalente all'aprile scorso e così titolato: "Rinvenuto sulle sponde del Tevere il corpo di Antonio M., l'uomo scomparso di 62 anni era stato visto l'ultima volta nella sua barca ormeggiata in un canale nei pressi di Fiumicino, era intento a fare dei piccoli lavori di manutenzione allo scafo, forse colto da un malore è caduto in mare ed il suo corpo è stato trovato dalla squadra sommozzatori dei V.F.  che scandagliavano giorno e notte i fondali del fiume dopo circa una settimana dalla denuncia di scomparsa nei pressi dell'idroscalo di Ostia".
Quella notizia mi gelò il sangue, rimasi impietrito, forse piansi tanto quanto la morte di mio papà.

Passa qualche altra settimana e arriva quel giorno, esattamente un anno fa ci eravamo radunati tutti e 9 in questa pizzeria dopo 43 anni che nessuno tra di noi si era mai più rivisto.
Entro nel locale, è presto per cenare, stanno facendo le pulizie, il proprietario mi riconosce, mi stringe la mano ma nota nell'altra una rosa bianca, spiego in due minuti l'accaduto, e con aria confusa e commossa mi accompagna in quella saletta, deposito su quella stesso posto dove era seduto Antonio M. il mio piccolo fiore, mi scende una lacrima, mi asciugo con un fazzoletto ma ne esce un'altra, esco, nel salutare mi volto e sussurro: "Ci mancherai tanto Tunì! Un bacio".

P.S. Antonio M. era un milanista (come me) in mezzo ad una classe di romanisti!

Massimo 48