Il Milan vince contro la Juventus, grazie alla rete di Giroud e, avvantaggiato dalla penalizzazione inflitta alla squadra bianconera, raggiunge quell'obiettivo minimo, fra i quattro fissati ad inizio stagione, fondamentale nel percorso di crescita: la qualificazione alla Champions del prossimo anno.
Sminuire il risultato aggrappandosi al fatto che alla Juventus siano stati tolti dieci punti è totalmente assurdo, poichè era risaputo che alla squadra più vincente d'Italia, una sanzione, più o meno severa, sarebbe stata sancita e le scelte di Mister Pioli, con massicce rotazioni, anche in partite apparentemente più difficili, erano anche frutto di questa certezza.
Una stagione che sapevamo tutti perfettamente che sarebbe stata condizionata dal Mondiale di Calcio, giocato in inverno, ma definirlo "falsato" per strategie Juventine, ben lontane da quel mondo del calcio che pretendiamo almeno trasparente e in grado di sostenersi economicamente, è una mancanza di RISPETTO verso tutti, colpevoli e innocenti.
Lo scudetto lo vince, meritatamente, il Napoli e non una delle solite formazioni del Nord Italia, proprio perchè ha saputo capire meglio di tutte le altre squadre che questa stagione, totalmente spezzata in due, andava gestita in modo totalmente diverse da tutte le precedenti.

Restando al Milan, la squadra allenata da Mister Pioli, che nelle prime quindici giornate aveva ottenuto 33 punti, perdendo solo due partite, in casa contro il Napoli e a Torino, contro la squadra granata, aveva una media punti superiore a due per partita, ma si è smarrita dopo il Mondiale in Qatar. Una serie di prestazioni insufficienti, perdendo non solo ben sei partite di campionato, di cui una in casa, contro il Sassuolo in modo vergognoso, oltre alle cinque in trasferta, contro Lazio, Inter, Fiorentina, Udinese e lo Spezia, ma smarrendo molte delle certezze faticosamente costruite in questi tre anni In 21 partite il Milan ha conquistato 31 punti, una tabella di marcia nettamente insufficiente, ma che evidenzia tutte le difficoltà, mentali, tecnico e tattiche, incontrate contro le formazioni più abbordabili.
Una stagione caratterizzata da due volti, perchè all'alternanza di risultati in campionato ha fatto da contro altare un cammino in Champions, molto soddisfacente, prestigioso e remunerativo, tanto gradito quanto inaspettato.
Una stagione quindi ampiamente soddisfacente, ma rovinata da una eliminazione in Coppa Italia troppo precoce e inaccettabile per il modo in cui si è concretizzata, ricordando che il Torino giocava a Milano e con un giocatore in meno.

Ecco che a fronte di tutto ciò che è accaduto, un'analisi dettagliata è obbligatoria e nel farla bisogna partire proprio dall'allenatore, da quel Mister Pioli, per altro legato al Milan con un contratto in scadenza nel 2025, che dopo quattro anni alla guida del Milan ha mostrato tutte le sue qualità e anche i difetti.
Sono sempre stato un sostenitore dell'allenatore parmense, ma oggi appare evidente che la scelta di confermarlo deve obbligatoriamente transitare dalla costruzione di una squadra adatta al suo modo di giocare. Se il Milan è stato forte con le squadre più competitive e si è smarrito con quelle meno forti, la colpa non è solo dell'allenatore, ma anche di non avere giocatori in grado di risolvere le partite particolarmente chiuse.
Se Pioli vuole insistere con questo modulo e quindi con il 4-2-3-1, bisogna che i due centrocampisti possano garantire quella fisicità necessaria per garantire tutto il lavoro a cui sono sottoposti, oltre ad avere un esterno destro che possa assicurare una propensione offensiva superiore a Messias e Salamandra. Ma specialmente bisogna saper risolvere quattro situazioni sulle quali Mister Pioli e il suo staff si sono dimostrati particolarmente lacunosi. 1- gli infortuni. 2- un ciclico calo fisico 3- le motivazioni.

1- Se ogni anno il Milan si è trovato con l'infermeria costantemente affollata, anche se l'età media dei giocatori è bassa, senza riuscire ad invertire la tendenza, è evidente qualche cosa non funziona. Un problema da risolvere con i suoi collaboratori e se necessario sostituire qualche componente, ciò non è più rinviabile.
2- Il calo fisico. Se ogni anno la squadra ha bisogno di rifiatare e anella una serie di prestazioni nettamente al di sotto delle aspettative, rischiando di compromettere la stagione, bisogna trovare i rimedi.
3- Le motivazioni. Pioli ha ampiamente dimostrato di non essere un "motivatore", preferendo un approccio più coinvolgente e condiviso. Ciò ha prodotto molti approcci alle partite troppo leggeri e dannosi. Se prima era Ibra a caricarsi la squadra sulle spalle, ora serve trovare un'alternativa perchè Pioli non può garantire questo aspetto.
4- La gestione del gruppo. La lacuna più grossa, su cui hanno vacillato tutte le mie certezze sulla validità di confermare Pioli. L'allenatore ha sempre affermato di: "allenare un gruppo forte", una dichiarazione che raramente si sente pronunciare dai TOP allenatori. Certamente gradita alla proprietà, non alla tifoseria, che ambisce a vittorie, possibilmente supportate dal bel gioco, ma poi nel concreto, poco o nulla reale. Quanti sono i giocatori messi ai margini del progetto? Vogliamo ricordare i vari Dest, Gabbia, Vrancks, Rebic o Bakajoko, senza citare Adlì, Pobega o Thiaw schierato solo quando ha voluto proporre la difesa a tre, per poi accorgersi che forse era il migliore, fra quelli a disposizione. Attenzione, sono scelte più che comprensibili, ma spetta all'allenatore valutare le soluzioni da adottare con la Dirigenza e una squadra di 30 giocatori, pur con Florenzi e Ibra, praticamente inutilizzabili è totalmente sbagliata, oltretutto in assenza di giocatori italiani, indispensabili per le liste UEFA.

Ecco perchè il Milan deve valutare attentamente le scelte che verranno fatte sul mercato. Logico che potendo comprare Milinkovic Savic, molte delle lacune dell'allenatore sarebbero azzerate, ma se si pensa di poter sempre "sperimentare", affidandosi alla guida tecnica per colmare il gap con altre formazioni, allora tutto diventa più incerto e difficile.
La partenza certa di molti giocatori, consente di dare stimoli nuovi a tutto il gruppo, allenatore compreso, ma oggi i suoi limiti sono ben chiari e senza le giuste correzioni ne conosciamo già il finale.
Avanti con Pioli dunque, ma senza esitare sugli acquisti necessari.