Con lo sguardo inevitabilmente rivolto alla partita contro il Villarreal in programma mercoledì prossimo a Torino, primo decisivo snodo della stagione bianconera, la Juventus si presenta al “Ferraris” di Genova per affrontare la Sampdoria. Una trasferta storicamente insidiosa anche se i padroni di casa, reduci da due sconfitte consecutive subìte contro Atalanta e Udinese, non sembrano attraversare il momento più brillante della loro stagione.

Per la sfida di Genova, i lettini del “J Medical” restituiscono De Sciglio ed Alex Sandro, tornati disponibili almeno per la panchina. Nonostante i due rientri, rimangono in ogni caso obbligate e dunque facilmente prevedibili le scelte di formazione operate da Allegri. Svelato dai vari canali di informazione mezz’ora prima del fischio d’inizio, lo schieramento della Juventus si allinea in campo con l’abituale 442 “asimmetrico” preferito dall’allenatore. Szczesny tra i pali; Danilo, De Ligt, Rugani e Pellegrini a comporre la linea difensiva; Cuadrado, Locatelli, Arthur e Rabiot a centrocampo, mentre Kean e Morata guideranno l’attacco. Il tecnico concede dunque a Vlahovic, apparso in leggera flessione nell’ultima partita contro lo Spezia, un turno di riposo, indispensabile per presentarlo nelle condizioni migliori per l’imminente, decisiva sfida europea. Sulla sponda blucerchiata, Giampaolo risponde schierando Falcone tra i pali; Bereszynski, Yoshida, Colley, Augello a formare la linea difensiva; in mezzo al campo spazio a Thorsby, Rincon e Candreva, mentre Sensi, da trequartista, offrirà supporto a Quagliarella e Caputo, due punte mobili che non offrono riferimenti stabili alla difesa.

Dazn apre il collegamento quando le due squadre sono ancora nel tunnel degli spogliatoi, pronte per scendere in campo. Marassi, nei limiti della capienza concessa, presenta una buona cornice di pubblico. Sciarpe e bandiere blucerchiate si alzano al cielo mentre l’impianto audio dello stadio diffonde “Lettera da Amsterdam”, la bellissima canzone che da anni accompagna l’ingresso in campo della Sampdoria. Bandiere ucraine e simboli di pace si scorgono qua e là sulle tribune. Le squadre entrano in campo. Adesso dentro l’impianto genovese suona il bruttissimo inno imposto dalla Lega. Il confronto con la canzone precedente è impietoso, come lo sono anche i fischi che in ogni stadio accompagnano l’esecuzione di questo brano senza storia e senza anima, del quale non si riesce ancora a capire chi e che cosa dovrebbe rappresentare.

Esaurito il consueto cerimoniale introduttivo, l’arbitro Valeri può fischiare il calcio d’inizio. La partita prende il via viaggiando su ritmi non particolarmente sostenuti. I primi minuti di gioco sono caratterizzati da un lungo possesso di palla operato dalla Sampdoria. Accompagnata dal tifo del suo pubblico, la squadra di Giampaolo si muove con discreta disinvoltura sul terreno di gioco. La Juventus accetta l’iniziale intraprendenza dei padroni di casa. Attenta a non concedere varchi, non dà mai la sensazione di andare in affanno di fronte alle iniziative dei blucerchiati, che dall’iniziale controllo del gioco non ricavano neppure un’occasione per tirare verso la porta di Szczesny.

La Juventus propone la partita che da diverso tempo siamo abituati a vedere. Una partita di attesa, in cui inizia difendendo piuttosto bassa e schierando le consuete due linee di quattro uomini a protezione dell’area. Ben guidata da De Ligt, la retroguardia bianconera, fin dalle prime battute di gioco, regala una sensazione di solidità che i due attaccanti di Giampaolo non riescono mai a scalfire. Come quasi sempre accade, la squadra di Allegri, almeno nella prima parte di gara, convince di meno quando ha il pallone tra i piedi. La manovra si snoda prevalentemente in orizzontale. Spesso si ricorre al passaggio indietro nonostante, ad onor del vero, in alcune occasioni, dalla panchina si alzi chiaro l’invito a giocare di più in avanti. Kean, servito costantemente con le spalle rivolte alla porta avversaria, fatica a prendere confidenza con una partita che non asseconda praticamente mai le sue caratteristiche di verticalità. E’ Morata, apparso ispirato fin dai primi tocchi di palla, a guidare la Juventus nella metà campo avversaria. Lo spagnolo in più occasioni è bravo a trovare tra le linee lo spazio per ricevere il pallone e a sfruttare, con progressioni profonde capaci di ribaltare il fronte offensivo, i metri di campo che la Sampdoria, comunque impegnata nel tentativo di giocare una partita propositiva, inevitabilmente concede. 

Dopo venti minuti trascorsi quasi nella noia, senza che sul campo accada nulla di rilevante, la partita si accende. Candreva impegna Szczesny con una conclusione dalla distanza. Sul ribaltamento di fronte, Rugani con un lancio lungo direttamente dall’area di rigore trova Kean, bravissimo ad accorciare e con il petto a ripulire il pallone a beneficio di Morata. Lo spagnolo riceve palla e accelera. Velocissimo e irresistibile crea una netta superiorità numerica per l’attacco bianconero, quindi serve Cuadrado libero di entrare in area dalla destra. Va in scena quello che sta diventando lo schema offensivo più efficace proposto dal calcio di Allegri. Il colombiano crossa rasoterra verso il secondo palo, Yoshida, nel tentativo di anticipare Kean, devia il pallone in rete. La Juventus passa dunque in vantaggio senza ancora nemmeno aver tirato in porta. Il piccolo gruppo davanti alla tv esulta. Anche se su autorete, un gol è sempre molto gradito, ci mancherebbe altro.

Scossa dalla rete subìta, la Sampdoria tenta una reazione. Prova a prendere possesso della metà campo avversaria. Candreva crossa un pallone pericoloso in area risolto da un intervento aereo di De Ligt. Sensi, alla mezz’ora, riceve da Augello e impegna Szczesny con un sinistro rasoterra. Marassi spinge la squadra di Giampaolo ma, al culmine di quello che sembra essere un momento favorevole per i padroni di casa, la Juventus colpisce nuovamente. Kean, ancora cercato con un lancio da dietro, questa volta di Locatelli, protegge il pallone in mezzo a tre difensori avversari. Appena dentro l’area subisce l’intervento irruento, da dietro, da parte di Colley. L’arbitro Valeri indica sicuro il dischetto. Il Var conferma. Morata con freddezza dagli undici metri spiazza Falcone. Con il primo tiro in porta della sua partita, la Juventus trova il raddoppio. Vlahovic in panchina applaude i compagni mentre in campo Kean e Morata si divertono lanciandosi in un dimenticabile balletto. Il secondo gol colpisce la Sampdoria in maniera pesante. In uno stadio adesso silenzioso, la Juventus ha gioco facile nel controllare il resto del tempo che manca all’intervallo. Non concede nulla in difesa, dove De Ligt continua ad alzare un argine insuperabile per il modesto potenziale offensivo avversario, e in fase di possesso gestisce bene il pallone senza correre rischi inutili, tenendo a lungo la palla con grande sicurezza. Si presenta proprio allo scadere del tempo di nuovo dalle parti di Falcone con un tiro di Morata, ribattuto da Yoshida, arrivato al culmine di una manovra avvolgente che ha percorso l’intera ampiezza del campo coinvolgendo tutti gli uomini in maglia bianconera.

Senza recupero, l’arbitro Valeri chiude il primo tempo. La Juventus, pur non avendo creato moltissimo in attacco, va al riposo avanti di due reti, in una partita nella quale ha però sempre lasciato la sensazione di avere il pieno controllo della situazione. Particolarmente apprezzata dai soliti amici che accompagnano i quindici minuti di intervallo scrivendo qualche considerazione su whatsapp, la prestazione di Morata, autore di una prova piena sia dal punto di vista fisico che tecnico. Lo spagnolo non ha sbagliato un pallone. Bravo nel trovare sempre il movimento giusto per offrire alla manovra in uscita un sicuro punto di riferimento. E’ piaciuto anche Kean che dopo un inizio complicato è riuscito ad entrare in maniera significativa in entrambe le segnature bianconere. La Sampdoria non sembra in grado di impensierire la Juventus. Il giudizio unanime è che soltanto un episodio potrebbe complicare una gara in comoda discesa.

Senza alcuna sostituzione da parte dei due tecnici, comincia la ripresa. I padroni di casa nei primi minuti hanno quella che potrebbe essere definita una reazione di orgoglio. Si presentano nella metà campo avversaria e guadagnano un calcio d’angolo. Sugli sviluppi del tiro dalla bandierina, Yoshida da buona posizione non riesce a trovare la necessaria coordinazione per inquadrare lo specchio della porta. La fiammata blucerchiata si spegne sulla testa imprecisa del giapponese. La Juventus riprende immediatamente il pieno controllo della partita e la gestisce con grande disinvoltura, muovendo il pallone per tutto il campo e costringendo la Sampdoria ad una gara di rincorsa, perennemente in affanno e perennemente a vuoto sulle precise e rapide linee di passaggio dei bianconeri. Sale ulteriormente di livello Arthur, già protagonista di un buon primo tempo, che dirige il gioco con grande sicurezza. Bravo nell’offrire un punto di appoggio alla manovra in uscita dalla difesa e nel proteggere il pallone dalla pressione portata dagli uomini di Giampaolo, il centrocampista brasiliano vince nettamente la sfida delle “gambe corte” con il diretto avversario Sensi.

L’efficacia dell’azione bianconera soffoca le velleità blucerchiate e spegne la spinta del pubblico di Marassi. L’iniziale entusiasmo, pesantemente minato dalle due reti juventine, è adesso del tutto svanito. Il pubblico assiste quasi in silenzio alla superiorità che la squadra di Allegri evidenzia sul terreno di gioco. La Juventus controlla il ritmo della partita e all’improvviso accelera. Da una veloce combinazione messa in scena da Danilo, Morata e Locatelli nasce una buona occasione per Kean. Lanciato in area di rigore dalla rifinitura verticale del centrocampista, l’attaccante si vede ribattere la conclusione dall’uscita bassa di Falcone. Per Kean è l’ultimo spunto di una partita comunque positiva. Intorno all’ora di gioco viene richiamato in panchina. Al suo posto Allegri manda in campo Vlahovic. Arriva anche per Giampaolo il momento di provare a forzare la storia di una sfida che sembra ormai ampiamente indirizzata verso Torino. Il tecnico blucerchiato toglie dal campo gli inefficaci Sensi e Quagliarella e inserisce Sabiri e Giovinco, tornato in Italia dopo aver conquistato l’America e l’Asia.

La Juventus inizia forse troppo presto a ritenere conclusa la partita. La squadra di Allegri ha il torto di ricercare con poca convinzione il terzo gol che chiuderebbe in maniera definitiva l’incontro, nonostante il campo lasci la sensazione che i bianconeri potrebbero trovare comodamente la via della rete ad ogni accelerazione. La Juventus rallenta. Non in maniera estremamente evidente come magari in altre occasioni ma non esibisce più quel controllo del gioco che era stato totale fino a questo punto. Non cerca nemmeno di sfruttare gli spazi a disposizione. In troppe occasioni, la squadra si ferma e ricomincia. Clamorosa una circostanza in cui Cuadrado, lanciato verso l’area avversaria, in una situazione molto favorevole, preferisce rallentare, fermarsi e ricominciare l’azione con un passaggio all’indietro. Allegri non sembra per nulla soddisfatto dell’atteggiamento ora assunto dai suoi giocatori. Più volte dalla panchina si coglie l’invito ad alzare il ritmo di gioco e a non farsi schiacciare. Capita in queste circostanze che una squadra ormai rassegnata alla sconfitta tragga quel minimo di coraggio necessario per riproporsi in avanti. Succede quindi che sugli sviluppi di uno dei tanti calci d’angolo avuti a disposizione dai padroni di casa, Caputo in girata manchi la porta per una questione di centimetri. La sensazione che potrebbe arrivare un episodio in grado di riaprire una partita già chiusa è adesso più forte. 

Candreva dal vertice destro dell’area di rigore cerca un cross verso il centro. Il pallone, all'inizio della sua corsa, incontra il braccio di Rabiot. Il tocco di mano è netto. L’arbitro Valeri concede una punizione dal limite in favore della Sampdoria. L’impressione in diretta però è di un intervento falloso avvenuto all’interno dei sedici metri. Il Var corregge la decisione arbitrale. La punizione diventa rigore. Il tifoso davanti alla tv rimugina sulla più antica regola non scritta del gioco del calcio. “Se hai l’occasione per chiudere la partita e non la sfrutti, prima o poi il pallone ti punisce”. Sul dischetto si presenta Candreva. Calcia forte, a mezza altezza ma non riesce ad angolare troppo. Szczesny respinge tuffandosi sulla destra. Dopo aver fermato Veretout e Pellegrini, il portiere polacco intercetta il terzo rigore della sua stagione. Dopo un inizio di campionato disastroso, va riconosciuto al portiere bianconero il merito e la capacità di essere venuto fuori da un periodo per lui molto difficile. In questo ciclo senza sconfitte che dura da novembre, Szczesny si è rivelato senza dubbio un valore aggiunto per la squadra.

Scampato il pericolo la Juventus si rituffa in avanti. Vlahovic entra in area travolgendo Colley, che frana sotto la potenza del centravanti serbo, e da posizione defilata cerca un passaggio per Morata. Augello è bravo nell’interrompere l’azione favorendo l’intervento di Falcone. La Juventus sembra poter colpire quando vuole. Morata affonda sulla sinistra e crossa in area. Cuadrado calcia senza riuscire ad inquadrare la porta. Per Allegri arriva il momento di intervenire con una nuova sostituzione. Rabiot, già ammonito e considerato a rischio espulsione, lascia il campo ad Alex Sandro che si sistema a centrocampo, largo sulla sinistra. La fiammata bianconera, nata dopo aver scampato il pericolo causato dal rigore subìto, si esaurisce. La squadra di Allegri torna di nuovo a sedersi sul doppio vantaggio. Alla fine l’episodio temuto arriva. Mancano poco più di cinque minuti al termine quando Sabiri calcia una punizione tutto sommato innocua. La palla incontra però la schiena di Morata per una sfortunata deviazione che spiazza Szczesny. La Sampdoria accorcia le distanze. Marassi torna a cantare. Il tifoso davanti alla tv si prepara ad un finale di sofferenza mentre qualcuno del piccolo gruppo di ascolto si alza e se ne va, abbandonando la stanza visibilmente infastidito per l’atteggiamento esibito dai bianconeri nella seconda parte della ripresa.

I timori dei tifosi si rivelano però infondati. La Juventus non si scompone. Torna subito in avanti e chiude definitivamente la partita. Locatelli rifinisce con un cross preciso una combinazione insistita sulla destra che ha coinvolto anche Cuadrado, Vlahovic e Alex Sandro. Il pallone cade all’altezza del secondo palo, dove Morata di testa segna il gol della definitiva sicurezza. La doppietta dell’attaccante spagnolo, assolutamente il migliore in campo, è forse la notizia migliore in vista della partita di ritorno contro il Villarreal. Morata è uno di quei giocatori che nelle notti europee molto spesso ha regalato forti emozioni ai tifosi bianconeri. Senza dubbio è uno di quelli che ha nei piedi e nella testa il passaggio ai quarti di finale. Averlo in ottima condizione può segnare la differenza.

Il terzo gol chiude definitivamente la sfida. La Sampdoria ha un ultimo sussulto di orgoglio. Chiude la partita in attacco, riuscendo a raccogliere soltanto la solita serie infinita di calci d’angolo che la Juventus non manca mai di concedere ai suoi avversari. “Senza subire almeno un calcio d’angolo nei minuti di recupero non facciamo finire nessuna partita”, disse, qualche tempo fa, allo stadio, uno sconsolato vicino di posto dell’autore di questo pezzo mentre l’Ajax, a tempo scaduto, calciava dalla bandierina un ultimo pallone dentro la nostra area. Queste parole riaffiorano nella mente del tifoso davanti alla tv mentre i blucerchiati tentano invano in mischia di riaprire la partita. Non succede nulla. Trascorsi i quattro minuti di recupero concessi, l’arbitro Valeri decreta la conclusione della partita. Vince con merito la Juventus che, sempre tenendo come riferimento l’idea di calcio di Allegri, regala ai suoi tifosi una delle migliori prestazioni stagionali. Una partita di cui la squadra ha avuto quasi sempre il controllo e nella quale ha saputo sfruttare i momenti favorevoli per colpire. Un altro passo verso il consolidamento del quarto posto è stato compiuto. In attesa dei risultati che arriveranno dagli altri campi, la Juventus può adesso concentrarsi sulla partita di Torino contro il Villarreal. La prima sfida veramente decisiva della stagione. Dentro o fuori dalla massima competizione europea. La squadra di Allegri vive un momento positivo, nel quale anche la buona sorte, dopo averle voltato le spalle a lungo nella prima parte di stagione, sembra ora rivolgere il suo sguardo benevolo verso Torino. I bianconeri non perdono da Novembre, hanno scalato la classifica partendo da una situazione che appariva decisamente complicata. Adesso tocca al Villarreal. La sensazione è che, nonostante il buon momento attraversato dai bianconeri, contro gli spagnoli di Unai Emery servirà qualcosa di più.