Prendo spunto da un commento ad un mio precedente articolo, che sottolineava come il Liverpool una volta ingaggiato Kloop, avesse avuto la pazienza di aspettare quattro anni prima di alzare un trofeo. 

La squadra inglese è partita con un progetto ben preciso, ha investito molti milioni nell'acquisto di giocatori, ha sfruttato le enormi capacità del suo allenatore di calarsi completamente nella realtà inglese, ne ha acquisito spirito e tenacia e ora sta esaltando l'Europa intera con il suo gioco veloce e spettacolare. 

Ha dapprima raggiunto una finale di Champions, persa in maniera rocambolesca, l'anno successivo ha centrato il successo nella stessa competizione, e nella stagione in corso ha già praticamente vinto la premier League con una cavalcata inarrestabile: ed è ovviamente in corsa anche per rivincere la Champions. 
Ha una rosa composta da campioni e fuoriclasse, un ritmo di gioco quasi insostenibile per le rivali europee, un pubblico che ad Anfield diventa decisivo e un pedigree internazionale che ne fanno la favorita principale per la coppa dalle grandi orecchie.

Ma proprio questo è il punto: ha dovuto costruire la squadra nel corso di quattro anni, ha perso una finale di Europa League con il Valencia, sono circa trent'anni che non vince il campionato, perdendolo lo scorso anno nonostante i 97 punti conquistati.

I reds sono il meglio del movimento inglese, contaminato dalla tattica continentale, arricchito dai capitali russi e arabi e in grado di generare fatturati miliardari tra diritti tv, ricavi commerciali e pubblicità. 
Sicuramente il miglior campionato al mondo.

La storia della Juve è molto diversa: nasce da calciopoli, dal purgatorio della serie b, da due settimi posti fallimentari: passa attraverso la costruzione di uno stadio di proprietà, dalla capitalizzazione immobiliare della società, dalle vittorie ottenute prima in Italia e da una lenta affermazione europea.

Hanno trainato e trascinato l'intero movimento calcistico italiano in un periodo a dir poco nero, ha incrementato fatturato e visibilità mondiale, è diventata una realtà competitiva ai massimi livelli fino all'acquisto del miglio calciatore del mondo.

La società ha sempre azzeccato le scelte tecniche politiche ed economiche ha vinto contro tutto e tutti, ha abituato i suoi tifosi a vittorie serali. 

Vincere è l'unica cosa che conta: noi tutti tifosi juventini amiamo questo motto.

Ci identifica, ci caratterizza e ci differenzia da tutti gli altri tifosi, ci inorgoglisce e ci rende unici, così come lo è la nostra squadra che lotta sempre fino alla fine con tutte le forze che ha a disposizione. 

Siamo realistici ed onesti: non siamo pronti per affrontare quattro anni di non successi come hanno fatto i reds, riteniamo di avere sulla carta la miglior squadra d'Italia e abbiamo giustamente l'ambizione di trionfare finalmente in Europa. Io per primo sarei molto deluso se non vincessimo niente quest'anno, perché ho iniziato la stagione con enormi aspettative.

Lasciamo frustrazione e sangue amaro perché non siamo abituati ad una visione a medio lungo termine, e non accetteremo nemmeno un discorso chiaro della società per iniziare un nuovo progetto non vincente da subito.

Cari amici, non abbiamo quella cultura e io con tutto il rispetto dovuto mi tengo stretto stretto le mie tradizioni.