Quando si pensa allo sport, al calcio, inevitabilmente il pensiero va a quegli interpreti che sono anche poeti, pittori dell’anima nel modo in cui calciano la sfera, nel disegnare traiettorie sconosciute ai comuni mortali.
Nel calcio come nella vita si fa conto con i numeri, e sovente a chi ha particolari abilità associamo il numero dieci; è per questo che quando Dybala si è fatto immortalare insieme a Tiago Pinto in procinto di partire con rotta Algarve, nessuno si è accorto realmente che fosse in abiti ‘civili’; tutti gli abbiamo cucito addosso il dieci a tinte gialle, e pazienza se alla fine indosserà quel 'ventuno' che l'ha accompagnato per diversi anni in carriera e che era stato 'occupato' da Matic in questi primi giorni romani, (il serbo ha ceduto senza tanti fronzoli e indosserà la 'otto') per tutti l’argentino sarà l’erede di Tottiil numero dieci.
Eh già, perché un giocatore così non lo vediamo da quando il nostro capitano ha appeso gli scarpini per abbracciare quel mondo che viene dopo, che fa paura, spaventa qualsiasi atleta che lascia la quotidianità che l’ha accompagnato per vent’anni o più, e anche Totti per sua stessa ammissione, non faceva eccezione. Nessun paragone. Totti è Totti, il più forte calciatore italiano di sempre, sicuramente il più grande che abbia indossato i nostri colori, ma Paulo senza dubbi è uno che infiamma i cuori, che ti porta allo stadio perché vale il prezzo del biglietto, un giocatore che cambierebbe volto a qualsiasi squadra e a maggior ragione inciderà da noi, così dannatamente orfani di un talento da ‘ultimo passaggio’, bisognosi dell’uomo che quando il gioco si fa duro prende per mano i compagni con un ideologico ‘ci penso io’, quello dalla giocata estemporanea che fa ‘crollare’ il settore con un colpo da maestro che sbroglia la matassa.

Mentre il ragazzo di Laguna Larga sfoglia la margherita dei numeri a disposizione, in attesa della presentazione ufficiale che dovrebbe arrivare domani, Jose Mourinho fresco di tatuaggio con i cinque ‘tituli’ uefa che si è aggiudicato nell’arco della sua lucente carriera, sogna già di apportargli qualche piccola modifica, magari aggiungendo un cerchietto giallorosso in quella Europa League già alzata in due occasioni. Se è vero che alla Roma manca ancora qualche tassello per essere credibile in ottica scudetto, è altrettanto vero che il portoghese ha un feeling straordinario con le coppe; lui che è riuscito a far assaporare il gusto della vittoria a una piazza spesso classificata come ‘allergica’ al trionfo, talmente difficile da far perdere i capelli, o colorarli irreversibilmente di grigio. 
Una risposta importante dei Friedkin; un segnale fortissimo dato ai tifosi ma anche al tecnico stesso che proprio nella magica serata del venticinque maggio affermò tra le lacrime di gioia del traguardo raggiunto “resto, scopriremo se più o meno felice, ma resto”. Immaginiamo proprio che l'allenatore portoghese tenda verso la felicità dopo la chiusura di un'operazione che solo pochi giorni fa sembrava impossibile e che anche grazie al suo apporto costante è stata possibile; come accaduto la scorsa estate con l'inglese Abraham, anche in questa circostanza Josè non ha lesinato chiamate, e anzi viene da pensare che abbia convinto l'argentino per sfinimento.

Il calciomercato è ancora aperto, lo sarà ancora a lungo e si sa, l'appetito vien mangiando, senza alcun dubbio il tecnico romanista chiederà ulteriori sforzi ai presidenti, i quali laddove possibile cercheranno di consegnargli per l’inizio della stagione una rosa degna di competere per tutto. Sarebbe già lodevole se si riuscisse a trattenere Zaniolo, per la conferma dei ‘fantastici quattro’ di cui scrivevo quasi profeticamente ieri, in quel pomeriggio così lontano da quanto accaduto soltanto poche ore dopo. In ogni caso, adesso i romanisti vivono quasi un’atmosfera da ‘win-win’: se il ‘ventidue’ restasse, saremmo dinanzi a un attacco qualitativamente tra i migliori del campionato, qualora invece dovesse imbarcarsi in direzione Juventus, si avrebbe a disposizione quella liquidità necessaria per andare a colmare le lacune che ancora persistono, quei due/tre tasselli che porterebbero la squadra della capitale ad essere una reale, seria candidata al titolo.
Continua in tal senso la ricerca di un centrocampista, arrivo richiesto a gran voce dal tecnico dei capitolini. Se la trattativa che doveva portare Frattesi a rivestire i nostri colori pare naufragata tra le richieste folli di Carnevali, plenipotenziario dirigente del Sassuolo, sembra caldo invece l’asse aperto con l’Atalanta; i nerazzurri sono interessati a vari esuberi dei 'lupacchiotti', e in tal senso le parti in gioco stanno cercando di imbastire un maxi-scambio che coinvolgerebbe Carles Perez e El Shaarawy - calciatori particolarmente graditi ai bergamaschi - Pasalic e Muriel che invece percorrerebbero la tratta opposta per la felicità di Mou. Non è un discorso facile da far quardrare per via della probabile più che possibile disparità di ‘valori’ in termini economici dei giocatori nel pacchetto; Gasperini poi non sarebbe entusiasta di perdere ragazzi su cui ha sempre fatto parecchio affidamento; soprattutto sul fronte ‘croato’ l’allenatore piemontese ci sente poco, e in luogo del ‘pupillo’ ha messo in lista cedibili il russo Miranchuk, il quale però non sembra riscuotere apprezzamento dalle parti di Trigoria. Insomma ci sarà da lavorare, ma vuoi per lo scambio di plusvalenze che si andrebbe a concretizzare, vuoi perché apprezzabili alternative per entrambi gli allenatori, un possibile accordo è tutto fuorché impossibile. Nei discorsi tra le dirigenze è uscito anche il nome di Toloi, difensore abituato alla difesa a tre e che eventualmente sarebbe un ‘figliol prodigo’ avendo fatto le primissime apparizioni in Italia proprio con la magica.

Tornando al centrocampo, un nome che circola con insistenza negli ultimi giorni è quello dell’olandese Wijnaldum, in uscita dal Psg: i francesi pur di liberarsene sembrerebbero disposti a contribuire pagando metà dell’ingaggio; trattandosi di nove milioni netti, anche gli eventuali quattro e mezzo diventano uno scoglio difficilmente superabile, ma si sa il mercato è strano, e dopo l’arrivo di Dybala diventa delittuoso porre qualsiasi limite oggettivo, anche se la ‘mission’ di Pinto sarebbe anche quella di ridurre sensibilmente il monte ingaggi.

Passando alle faccende di campo, la Roma nella serata di domani si esibirà finalmente contro una compagine di livello, nello specifico al ‘Estadio Algarve’ andrà in scena l’amichevole contro lo Sporting Clube, un test a cui assisterà con ogni probabilità anche il neo-arrivato Paulo, e chissà che non tragga già indicazioni positive sul come servire al meglio gli avanti capitolini. Quel che è certo è che per i tifosi risulterà complesso concentrarsi al cento per cento sulla gara; a ogni inquadratura dell’ex bianconero, il pensiero andrà ai giorni che lo vedranno impegnato a ‘difendere’ la nuova maglia e a ‘offendere’ con la sua classe superba difensori e portieri avversari.
A tal proposito, la terza giornata è già segnata in rosso sul calendario; gli uomini di Mourinho saranno di scena allo 'Juventus stadium' e chissà che non sia proprio l’argentino a far piangere la ‘sua’ gente, al contrario di quanto accaduto un paio di mesi addietro quando ‘o picciriddu’ lasciò in lacrime Torino, e ora sì, possiamo dirlo senza timore di smentita, mantenendo la promessa fatta ai vecchi sostenitori di non indossare la maglia dell’Inter: Paulo è giallorosso! 
Una enorme joya nel cuore di Roma.