Va bene Signora Maria, lunedì prossimo partiamo io, mia moglie Romina e Lei, prepari pure le sue valigie e di buon ora ce ne andiamo a trovare il suo paesello in Puglia o meglio quello del povero Luigino. 

Grazie Massimo, mi fai proprio contenta, è dalla scomparsa di mio marito e sono già passati due anni che non ci metto più piede, venivamo sempre con la nostra cinquecento nel mese di novembre per far visita ai defunti, per l'olio nuovo molito a freddo, fragrante, genuino e ce ne tornavamo con due, tre panelle di pane di grano duro e un bustone di tarallucci, e per ultimo ci fermavamo in una masseria da un contadino, vecchio amico di Luigino in pieno tavoliere circondato da un lato da infiniti campi di grano e dall'altro da lunghissimi filari di uva, dove prendevamo la nostra damigianina di buon vino rosso... che ricordi! E poi in agosto tutti gli anni passavamo una quindicina di giorni durante i quali il paese popolato da cinquemila anime diveniva 4/5 volte tanto, la festa si svolge l'ultima settimana di agosto in onore del protettore del paese San Potito. Il paese in quel periodo si trasforma completamente, è un insieme di poesia e storia percorrere il corso principale dai giardini di Santa Maria passando per la porta di Sant'Antonio, l'arco di Porta Nuova fino a raggiungere il Duomo con a fianco la piazza principale del paese tutta ornata a festa, con variopinte luminarie e decine di banchi di dolciumi e artigianato locale, poi al centro della piazza viene allestito un bel rondò che ogni sera fino alle ore piccole per tutti i giorni della festa ospita celebri bande musicali, od opere liriche o musica jazz, e poi un fiume di gente a passeggiare, a fare lo "struscio" lungo questo corso principale che termina alla Torre dell'Orologio dove ai lati due sculture romane risalenti al II sec. a.C. raffiguranti due leoni con il corpo ed il muso consunto dai bambini che ci giocano a cavalcioni, delimitano l'accesso alla storica via in salita che conduce al Castello Normanno che si erge sulla collina del paese ed è visibile da mezzo Tavoliere, e dopo 100 mt. dai due leoncini ci sta la casetta nostra, quella che ha fortemente voluto il povero Luigino ma che purtroppo ha goduto ben poco!

Quel lunedì partimmo di buon ora: la Signora Maria, mia suocera, si sistemò sui sedili posteriori dell'auto con tre cuscini, uno per fianco ed uno alle spalle, aveva con sé un bustone stracolmo di medicinali per la sua pressione ed acciacchi vari ed io a Lei nel sistemarla: "...ma quante pasticche deve prendere al giorno? Eh una ogni due ore... ah... ma allora Signò ma nun è che me devo fermà pe' strada pe' faje la puntura come la Sora Lella!?!...ah..ah..ah...annamo bene!!!" "No, no, Massimo non scherziamo, dai parti che non vedo l'ora di respirare l'aria del paese di mio marito e riparlare con i suoi amici". Mio suocero Luigino scomparso due anni fa alla soglia dei novant'anni era famoso nel paese ma anche nella capitale dove aveva lavorato per quarant'anni in un Ministero, in quanto era un valente tenore, la sua voce ebbe la maggior fama raggiungendo l'apice del suo percorso dilettantistico negli anni 50 in un concorso, una competizione canora organizzata dalla Rai a livello nazionale aggiudicandosene il "Microfono d'Oro". 

Facciamo una breve sosta in un autogrill nei pressi di Benevento. Un caffè e dopo due ore scarse di cammino arriviamo a destinazione. Il paese dei miei suoceri si trova sulla sommità di una collina circondata da sconfinate pianure del Tavoliere della Puglia, nell'ultimo tratto di superstrada prima di accedere alla provinciale che salendo la collina ci porterà al paese, troviamo una colonna di tir che ci fa rallentare non poco la nostra marcia, era il periodo della raccolta dei pomodori e la Puglia ne è ricchissima. Come entriamo nel paese, al termine della salita compare una rotatoria con al suo centro una bella fontana circondata da variopinti cespugli floreali, alcune persone sedute nelle antistanti panchine notano la nostra auto, e soprattutto la targa che a quei tempi riportava la sigla della città: Roma! Nell'arco di 3/4 minuti tutto il paese sapeva già dell'arrivo dei romani e qualche comare già diceva alla sua vicina: "...hai saputo?...ci sta a moje de Luigino....ma chi?...a moje de Luigino "o cantatore?!"...sì proprio lui!".

Lucio, ma chi era costui? L'ho conosciuto il mattino segunte scendendo dalla casa dei miei suoceri verso la piazza principale ed entro nel bar centrale per fare colazione, ordino un cappuccino ed una brioche e nel mentre mi si accosta un signore che molto gentilmente si presenta: "Mi chiamo Lucio, lei è il genero di Luigino il tenore, vero?" "Sì, certo, piacere Massimo". "Io ero molto amico di suo suocero e ricordo che ad una festa abbiamo cantato insieme, ho un bellissimo ricordo". "Grazie Lucio, mi fa un enorme piacere parlare con una persona che amava avere le stesse passioni di mio suocero". Lucio è una persona solare, traspare dal suo volto aperto, schietto, sorridente, mi accomodo alla cassa per pagare la mia colazione ma "Sig. Massimo già fatto, Lei è ospite quì al nostro paese e gli ospiti... sono ospiti!" "Grazie Lucio non si doveva disturbare" "Ma venga con me le mostro il mio, se così si può chiamare, il mio ufficio!". A piedi percorriamo il corso principale del paese passiamo sotto l'arco di Porta Nuova e torniamo sulla piazza con rotatoria e fontana attraversata all'arrivo il giorno prima. "Venga Massimo si accomodi, le mostro il mio circolo!". Una porticina verde con vetri e all'interno alcuni tavolini e due giovani che stavano giocando a carte, sulle pareti vedo affissi tante bandiere rossonere e penso tra me essendo in provincia di Foggia ed avendo la squadra di calcio gli stessi colori penso di essere entrato in un sede di tifosi foggiani, ma noto nella parete accanto i poster di Rivera, Maldini, Van Basten, sono percorso da un impercettibile stato tra l'euforico e l'elettrico, ho la salivazione azzerata (come direbbe il buon Fantozzi!), ma resto come impietrito dalla risposta di Lucio alla mia domanda: "Ma questo è un Foggia Club?" "No Massimo questo è un Milan Club! Ma lei ovviamente da romano qual'è terrà per la Roma, vero?" Ed io: "No!" "Beh allora sarà laziale" "Nemmeno!" "Guardi se fosse juventino è pregato di accomodarsi perchè quì siamo tutti allergici ai colori bianco e nero" "Ma no Lucio... sono tifoso del Milan!" "Cosa?!?... ragazzi avete sentito? Massimo è uno dei nostri! Ragazzi un milanista a Roma...non ci si crede!" Seguì un applauso generale, un grande abbraccio, l'abolizione del Lei e del saluto sostituito da un ferreo: Forza Milan sempre!!

Passammo alcuni giorni, i giorni più belli dell'anno nel paese immerso nel clima della festa patronale di San Potito, circondati da parenti di mio suocero e amiche di mia moglie Romina che da ragazza aveva trascorso alcune estati nel paese dei genitori e dopo tanti anni passati amavano ricordare facendo salotto fino a sera quei bei tempi ricordandoli con foto, vecchi dischi e cassette, storielle, alcuni fidanzamenti o addirittura proposte di matrimonio, e insomma ce n'era a iosa di materia per ridere, scherzare e passare il tempo. Ma il tempo passò ed in fretta arrivò la domenica successiva, e poco prima della mezzanotte si replicò il rituale più bello della festa! Lo spettacolo di fuochi di artificio. Inizia con l'esibizione di un finto asinello realizzato con uno scheletro di fil di ferro ed ornato con un bel costume che cela all'interno una serie infinita di cariche esplosive con tanto di fuochi di artificio! Quella piazza del paese si trasforma per un quarto d'ora in una sorta di guerriglia tipo sud-est asiatico, l'autore di questa geniale pirotecnicomania è da decenni un certo "Zippero" sicuramente uno dei primi premi Nobel per la Chimica! Raramente mi è capitato di assistere ad uno spettacolo più folcloristico di quello con l'asino trainato attorno alla piazza dal coraggio, degno di un provetto Marines che aveva un uomo come "Zippero". La Festa termina verso l'una di notte quando il cielo sopra il paese è illuminato per oltre mezz'ora da uno stupendo spettacolo di fuochi di artificio. Al termine molte auto già ferme con gli occupanti ad ammirare lo spettacolo sono già in procinto di ripartire, la vacanza, la festa è terminata ed il lavoro li attende, è triste il ritorno in città ma tutti si riprometteno di tornare il prossimo anno con animo ancor più felice.

E' nuovamente un lunedì mattina, la mia auto si sta immettendo nella rotatoria del paese per far ritorno nella capitale, ma debbo rallentare, sono fermato da una mezza dozzina di persone con Lucio in testa, apro la portiera, lui mi abbraccia commosso e mi fa omaggio di un borsetto a tracolla con lo stemma del Milan (che ancora gelosamente custodisco): tutti in coro ci invitano a tornare quanto prima. Sono trascorsi 10 anni da allora ed io non ho più avuto modo di tornare, la vita a volte impone delle vicissitudini che non si possono prevedere. Ma tornerò, lo prometto, e questo piccolo racconto lo voglio dedicare oltre che a mio suocero perchè ho ritratto brevemente il Suo fantastico paese, anche ad un mio carissimo amico che in qusto momento sta leggendomi. Sì, sei proprio tu! Ciao Lucio, a presto!

Un abbraccio

Massimo 48