Il “Rookie” è un termine poco noto in ambito europeo, viene generalmente utilizzato negli sport statunitensi, per indicare quei giocatori che fanno la loro prima apparizione in una lega sportiva e che  sono a tutti gli effetti degli esordienti.
Negli sport americani, in primis NBA e NFL, la figura del Rookie ha quindi una collocazione ben definita, e come giusto che sia, una certa attenzione e curiosità per quello che potrebbe essere un campione del futuro, alle sue prime armi.

In un contesto, come quello della nostra Serie A, a mia memoria uno dei Rookie che ha lasciato il segno è stato Gianluigi Buffon.
Era una giornata di Novembre del 1995, e l’allora allenatore del Parma Nevio Scala, per il match di cartello contro il Milan di Capello, fece una scelta coraggiosa, buttando nella mischia il diciassettenne Gianluigi Buffon.
L’infortunio dell’ultima ora al portiere titolare Luca Bucci, aprì le porte a questo giovane talento, che bruciò le tappe e la concorrenza del secondo portiere Alessandro Nista.

L’esordio perfetto, migliore in campo, riconosciuto da tutti, soprattutto dalla parole di Fabio Capello post partita.
Da quel pomeriggio di novembre, anche se in una stagione non favorevole, sbocciò un fiore che con forza e decisione, diventò uno dei gioielli della nostra Nazionale e delle squadre di club che lo hanno avuto.
Qualche anno dopo quello “sgarbo”, Gianluigi Buffon, ricompensò il suo collega Alessandro Nista, che diventò nel 2009 il suo allenatore personale.

Esordi come quello di Buffon, sono l’anima di questo sport, un’anima che tende sempre a essere soffocata dagli obiettivi di risultato ed economici, dalle scelte di società e allenatori, che non sono disposti a rischiare, ma quasi sempre ad andare sul sicuro, anche se questo possa significare una occasione persa.
Non c’è tempo per le occasioni, non c’è tempo di aspettare che un giovane, non ancora raggiunta la maggiore età, possa sgambettare in mezzo ai veterani.
L’unica opportunità di un giovane esordiente, è concessa solo quando non ci sono alternative, oppure quando non c’è più un obiettivo in palio.

E’ il caso delle ultime giornate di campionato, a obiettivo consolidato, a scudetto aritmeticamente conquistato o nei casi di una salvezza mancata o raggiunta, ecco che iniziano a spuntare, come funghi dopo un abbondante pioggia, i campioncini in erba che le società mandano alla ribalta.
Insomma, un po’ pochino per una nazione che per cultura dovrebbe sfornare ogni stagione decine di talenti, e invece delega questo onere alle serie minori, o ancor peggio a società all’estero.
E’ certamente più semplice, lasciare a qualcun altro tutta l’incombenza di dover scovare, allevare, educare e infine lanciare e aspettare questa esplosione, con la sola preoccupazione di dover trattare cartellino e compenso, quando il talentino si è trasformato in un prospetto nazionale o internazionale.

Casi recenti come Chiesa o Zaniolo, osannati come nuovi fenomeni del calcio italiano, dovrebbero essere l’ordinario, in uno dei campionati più storici al mondo.
Prepariamoci quindi a gustarci questa ultima giornata di serie A, ma occhi bene attenti, perché solo per oggi potreste avvistare il campione del futuro.