L'ago del carburante è quasi a zero, entriamo in una stazione di servizio per fare il pieno, è una bella giornata di sole, fa caldo ma non eccessivo per essere la fine di giugno, siamo in un ridente paese che si affaccia sulle rive del lago Trasimeno, mi accodo alla pompa di benzina, di fronte a me sta facendo rifornimento una stupenda Ferrari Mondial di color grigio perla, il benzinaio sta serrando il tappo, dal lato guida esce un signore con barba e capelli neri, in jeans e camicia bianca, occhiale da sole scuro tartarugato e con una carta da 50mila lire in mano sta per pagare quando mia moglie Angela all'improvviso apre di scatto il suo sportello e " ...ma Massimo.... ma quello lo conosco.... quello è l'architetto Caprari... architetto, architetto!" "Angela... ma che fai quì...quanti anni sono passati?" "Dieci architetto, dieci!". Si abbracciano a lungo, accostiamo su di un lato le nostre auto e mia moglie Angela e l'architetto Caprari conversano per alcuni minuti, poi l'architetto ci fa accomodare nell'adiacente bar dove ci offre un caffè e sempre rivolgendosi a mia moglie con uno smagliante sorriso in volto le dice: "Allora ci vediamo lunedì mattina alle 9 al mio studio e questo (le porge il suo bigliettino da visita) è l'indirizzo, ma è quì vicino, è a due chilometri" "Ma architetto io son qui con mio marito, i due figli, siamo venuti per passare le vacanze" "Non preoccuparti, verrai solo la mattina così dedicherai il dopo pranzo alla vacanza e ai figli!... Ok a lunedì!"

Quella domenica sarebbe stata un giorno ricordevole per tutto il paese in quanto in quel pomeriggio della prima settimana di luglio, l'ultima dei calciatori prima del raduno estivo della propria squadra, un bar della piazza centrale avebbe inaugurato una nuova sede di un Milan Club, a questo storico evento il gestore sig. Mario invitò, per poi intitolare la sede a suo nome, il capitano del Milan Franco Baresi e sua moglie la signora Maura Lari, la cui famiglia risiede a una cinquantina di chilometri di distanza, nell'aretino. Tutto il paese fin dall'ora di pranzo si riempì di gente, tifosi e non solo, la fama del nostro capitano rossonero, una bandiera nazionale che ha militato nel Milan per 20 anni ( da "piscinin" al grande "Franz")  vincendo praticamente tutto e sfiorando persino il Pallone d'Oro, disputò l'ultima sua gara il 1.6.97 a San Siro contro il Cagliari e da allora la società decise di ritirare la storica maglia n° 6, non sarebbe mai più stata indossata.

Di quell'evento ricordo con grande trasporto l'autografo che sia io che i miei figli riuscimmo ad ottenere stringendo la mano al mitico Franco, emozionati prendemmo anche la sua foto ricordo autografata e un portachiavi con il logo del Milan che omaggiò a tutti i bambini.   Seguì un ricco buffet per tutti i presenti, la piazza del paese era gremita, io in mezzo a tanta folla riconobbi ad uno ad uno diverse persone di altra fede sportiva, segno che un vero campione è tale a prescindere dalla maglia indossata. L'evento terminò con un ricco brindisi finale e con un coro di tutti i tifosi rossoneri presenti, poi seguì un lungo, caloroso applauso mentre la coppia si allontanava a bordo di una spider con la capote abbassata. Quel pomeriggio rimarrà indelebilmente scolpito nella mia memoria: vidi e strinsi la mano ad un monumento del calcio mondiale, una vera fortuna per noi milanisti aver avuto e goduto di un simile mito vivente, acciaio di tutte le difese e muro per tutti gli attacchi, che è stato quel campione indiscusso quale è Franco Baresi.

E così mia moglie Angela quel lunedì mattina in sella alla pieghevole bici Graziella percorre tre chilometri per raggiungere lo studio dell'architetto Caprari, il quale la presenta a tutti i suoi collaboratori dicendo loro: "Ragazzi questa è la signora Angela, una mia ex dipendente di una decina di anni fa a Roma, ora è qui in vacanza... o meglio era in vacanza! Stiamo lavorando con i primi PC e plotter con stampanti, ma il risultato delle prospettive disegnate dalle macchine risulta "freddo"... vi voglio mostrare come Angela con il suo tratto a matita sul tecnigrafo sappia rendere molto più "viva" la prospettiva... Scopiazzate, scopiazzate bene! Buon lavoro a tutti". L'architetto Caprari aveva una decina di anni fa uno studio a Roma in zona Prati, presso il quale mia moglie aveva lavorato come disegnatrice per alcuni anni fino alla gravidanza del secondogenito quando io, commettendo forse l'errore più grosso della mia vita, la convinsi ad abbandonare il lavoro per dedicarsi alla famiglia: oggi con i tempi che corrono e con i figli adulti, memore di quella macroscopica cavolata, farei esattamente il contrario (della serie: del senno di poi ne son piene le fosse). L'architetto all'inizio degli anni 80 aveva trasferito la sua sede romana in una nuova struttura da lui creata qui nelle vicinanze del lago Trasimeno avvalendosi della collaborazione di una ditta tedesca produttrice di arredi per farmacie. Ebbe una geniale idea che concretizzò nell'acquisto di un camper dentro il quale fece installare, forse fu un antesignano per quegli anni, uno dei primi Pc con relativo Plotter e stampante allestendo così un vero e proprio studio grafico itinerante, e quì stava la "mandrakata" (non a caso l'architetto è di origine romane). Con questo camper si presentava al mattino presso una farmacia con le relative stigliature un po' superate e chiedendo del titolare gli proponeva un restyling totale, nemmeno il tempo che si metabolizzasse il novello progetto, magari parlandone a pranzo, che nel tardo pomeriggio l'architetto si ripresentava con i disegni prospettici realizzati in un 2/3 ore dal Pc e poi, freschi di stampa, andava a riproporli al proprietario della farmacia con la visione tridimensionale di come si sarebbe presentato il vecchio locale dopo i lavori. Allo stesso, prima di accomiatarsi, lasciava tutti gli incartamenti e le mappe con la nuova disposizione, con tanto di ristrutturazione di mura e di arredi ed ovviamente con tutti i relativi costi. Nei giorni successivi a quelle visite il suo studio riceveva oltre il 50% dei consensi all'esecuzione dei lavori, iniziò così al centro dell'Umbria una sua nuova esperienza lavorativa che a giudicare dalla guida della sua fiammante Ferrari Mondial doveva essere più che remunerativa.

Dunque il mattino i miei due figlioli Manuel di 10 e Davide di 8 anni se ne stavano al lago con me e nonno Renato, ma prediligevano quasi sempre stare con il nonno che era più prolifico del sottoscritto riguardo le iniziative e le idee che potessero intrattenere piacevolmente i miei due bambini. Quell'estate nonno Renato regalò loro un bel canotto a remi col quale si sono divertiti per tutte le vacanze assieme a tanti nuovi loro amici mentre lui, canna da pesca in mano e cappelletto alla Sampei, attendeva sull'adiacente darsena che qualche persico del lago abboccasse, ed un paio di volte ci riuscì e la sera cucinò quei due pesci al forno con le patate che piacquero a tutti quanti, mia madre compresa se pur restia ai piatti a base di pesce. Quel campionato di serie A 1984/85 fu vinto dal Verona, il Milan si piazzò al 5° posto dietro a Torino, Inter e Samp con alle sue spalle la Juventus di Platini (capocannoniere con 18 reti). Alla guida della squadra era tornato Nils Liedholm (il Barone) dopo la conquista del fresco scudetto con la Roma, si trattava del suo terzo ed ultimo ritorno alla guida rossonera dopo le precedenti esperienze degli anni '63-'66 e '77-'79. Ma fu anche l'anno dell'acquisto della famosa coppia di giocatori anglosassoni, il centrocampista Ray Wilkins e l'attaccante Mark Hateley che divenne famoso per un epico goal di testa realizzato nel derby sovrastando in altezza e rapidità di esecuzione Fulvio Collovati. Arrivarono inoltre dalla Roma il centrocampista Agostino Di Bartolomei e dal Torino il portiere Giuliano Terraneo, nel frattempo il neo allenatore Fabio Capello conquistava con il Milan Primavera la sua prima Coppa Italia.

Il sabato successivo cambiò il tempo, non piovve ma la temperatura si abbassò, non era il caso di andare al lago, ripiegammo allora per una passeggiata verso il paese, prendemmo al forno della pizza bianca con la cipolla, una vera delizia del posto, e mentre la mangiavamo notammo nelle vicinanze del campo sportivo un nutrito movimento di persone e di auto ferme con tanti curiosi che sbirciavano dalle grate costeggianti il rettangolo di gioco dove un calciatore con calzoncini e maglietta bianca era intento a calciare rigori. In porta c'era un mio caro amico, Franco, con una fiammante divisa nera con impresso sulla schiena di color bianco il numero 1, di fronte a provare ripetutamente i calci di rigore c'era Giovanni Bertini, un difensore ex Roma, Ascoli e Fiorentina, militò due volte nella Nazionale giovanile, si trovava lì invitato da un suo cugino residente del posto e in attesa di riprendere l'attività con la propria squadra si manteneva in forma facendo qualche giro di campo e calciando tiri in porta. Franco poi mi disse, entusiasta, di avergli parato tre dei rigori su una venticinquina da lui calciati.

Giunge così settembre, nel primo weekend del mese torno da Roma per riprendere tutta la mia famiglia. Porto i bagagli in garage, ripiego la bici Graziella servita ad Angela in questa sua vacanza-lavoro, ma vedo mia moglie sorridente e soddisfatta di quei due mesi trascorsi a mezzo servizio tra tecnigrafo e lago, inoltre l'architetto Caprari le aveva strappato un corposo assegno dicendo che per l'opera che aveva diligentemente prestato, rappresentava il minimo che avesse potuto fare, ma era soprattutto entusiasta per l'apprendimento che i suoi collaboratori avevano ricavato dalle tecniche e dai disegni di Angela. Manuel e Davide erano dispiaciuti per la fine della vacanza da un lato, ma dall'altro erano felici perchè nonno Renato aveva loro regalato due nuovi zainetti in vista della imminente riapertura della scuola, e così presi le ultime cose e con l'auto stracolma pronta a ripartire sul piazzale del garage, ecco che arriva mia madre con un pentolino in mano, dicendo che l'avevamo scordato: era il famoso budino creme caramel che solo lei sapeva sapientemente cucinare e guarnire con una maestria pressochè unica. Lo avremmo mangiato a cena come dessert. Dopo lunghi abbracci e un paio di confezioni di fazzolettini di carta consumati riuscimmo finalmente a partire. 

Sono da poco trascorse le 21 di quella sera, avevamo appena finito di cenare chiudendola con l'ottimo budino preparato da mia madre, macchiato però da una piccola pecca, l'unica scorza di limone usata per prepararlo a chi doveva capitare? A mio figlio Manuel: "....ecco lo sapevo... lo sapevo... ecco perchè io preferisco nonno Renato a nonna Ofelia....."  Drin, drinn... squilla il telefono di casa ed è Manuel, scorza di limone in mano che va a rispondere : "...Pronto chi parla? Manuel è nonno Renato" "Nonno, nonno!" "Beh, come va? Avete fatto buon viaggio!?" "Sì nonno tutto a posto" "Sai ti ho chiamato per dirti che hai lasciato in garage il tuo nuovo zainetto!" "Sshh... sshhh... nonno sto parlando sottovoce per non farmi sentire dalla mamma in cucina... l'ho fatto apposta io, così torni a trovarci e stiamo insieme prima che ricominci la scuola!" "Ma... Manuel... che ti possino... ok... sabato sarò a Roma... vi voglio bene!" "Anche noi nonno Renato, tanto, tanto! Ti devo passar qualcuno?" "Sì passami tutti!"

Un abbraccio.

Massimo 48