Dopo la buona prestazione fornita a Roma contro la Lazio nell’ultimo turno di campionato, la Juventus vola a Londra per affrontare il Chelsea, in una partita che se da un lato molto poco ha da dire per quanto riguarda il discorso qualificazione, per altri aspetti riveste comunque una certa importanza per l’assegnazione del primo posto nel girone e per misurare la consistenza delle ambizioni europee dei bianconeri.

La Juventus si presenta in casa della squadra campione in carica della manifestazione e tra le favorite per la vittoria finale anche in questa stagione, in condizioni al limite dell’emergenza. Alla lunga lista infortunati bianconera, che nelle prime due posizioni registra come sempre i nomi di Ramsey e De Sciglio, si aggiunge purtroppo anche Danilo, vittima, contro la Lazio, di un infortunio muscolare che lo terrà fuori dai giochi per due mesi. Indisponibile anche Chiellini, per Allegri le scelte nel reparto difensivo sono obbligate, al punto che il tecnico toscano è costretto a portare a Stamford Bridge anche De Winter, promettente difensore centrale della squadra Under 23, che l’allenatore bianconero ha già testato nel corso della preparazione estiva. 
Mezz’ora prima del fischio di avvio, app e social annunciano le formazioni che si apprestano a scendere in campo. Presentato dai canali di comunicazione del club come un 442, lo schieramento bianconero vede Szczesny tra i pali e una linea di difesa formata da Cuadrado, Bonucci, De Ligt e Alex Sandro. In mezzo al campo spazio a McKennie, Bentancur, Locatelli e Rabiot. Morata e Chiesa, coppia d’attacco, chiudono le scelte di Allegri che recupera Dybala almeno per la panchina.
La risposta del Chelsea di Tuchel è affidata al tradizionale 343 del tecnico tedesco. Mendy in porta, terzetto difensivo composto da Chalobah, Thiago Silva e Rudiger. Jorginho e Kantè in mezzo al campo, con James e Chilwell a presidiare le corsie esterne. In attacco, ancora assente Lukaku, recuperato soltanto per la panchina, spazio ad un trio agile formato da Ziyech, Hudson-Odoi e Pulisic.
La solita carrellata di immagini che arriva dallo stadio in apertura di collegamento, mostra anche una discreta rappresentanza di tifosi bianconeri, comunque presenti nel settore a loro riservato nonostante Londra stia registrando in queste ultime settimane una netta crescita di contagi da coronavirus. Agli ordini dell’arbitro serbo Jovanovic, le due squadre, vestite nei loro tradizionali colori, fanno il loro ingresso in campo. 

Fin dal fischio d’inizio, il Chelsea approccia la partita con grande ritmo e intensità. Come sempre accade sui campi inglesi, i primi minuti di gioco sono quelli più complicati da gestire per la formazione ospite. La squadra di Tuchel si piazza nella metà campo bianconera, costringendo la Juventus a difendersi  dentro la propria area. Pur essendo abituata a giocare questo tipo di partite, la squadra di Allegri appare fin da subito in affanno. Ritardi nelle chiusure e nei raddoppi, interventi approssimativi sul pallone, errori di controllo e di passaggio impediscono ai bianconeri di alleggerire la pressione. Il Chelsea entra facilmente dentro l’area di rigore, generando diverse situazioni di potenziale pericolo. 
Schierata, nei fatti, su un 451 molto coperto, con Mckennie largo sulla destra e Morata e Chiesa ad alternarsi nei ruoli di punta ed esterno di sinistra, la Juventus, nei rari momenti in cui ha il possesso della palla, appare troppo precipitosa nel voler ribaltare immediatamente l’azione con verticalizzazioni veloci per sfruttare l’ampia porzione di campo che rimane tra la linea alta della difesa di Tuchel e il portiere Mendy. Il piano di gioco non riesce. La Juventus, alla resa dei conti, non fa altro che restituire il pallone ai londinesi, senza mai riuscire ad alleggerire una pressione che nei primi dieci minuti è quasi asfissiante. Solo in due circostanze la squadra di Allegri riesce a venir fuori dalla propria area manovrando palla a terra con tocchi rapidi e precisi. Sfruttando sulla fascia destra la buona intesa tra Cuadrado e McKennie, i bianconeri  si presentano in qualche modo minacciosi dalle parti di Mendy. 
L’idea che il momento più difficile sia alle spalle è però immediatamente frustrata da un Chelsea che appare nettamente più veloce, più forte, più determinato e che, in alcuni momenti della partita, trasmette la sensazione di giocare su un campo in discesa. La Juventus fatica in ogni reparto, subisce l’intensità e i raddoppi costanti e aggressivi portati dagli inglesi. Bentancur e Rabiot appaiono in grande difficoltà. Collezionano errori di controllo e di passaggio, non riescono mai ad incidere in fase di contrasto. Il pressing non esiste. Thiago Silva, Rudiger e Chalobah hanno sempre la possibilità di impostare l’azione senza alcun disturbo e di arrivare immediatamente a giocare su Jorginho e Kantè che dominano in mezzo al campo. Soffre anche in difesa la Juventus. Il movimento continuo di Pulisic porta spesso fuori zona De Ligt, mentre i due terzini finiscono costantemente puntati dall’azione insistente di James e Ziyech sulla destra e di Chilwell e Hudson-Odoi sulla sinistra. McKennie e Chiesa sono quindi costretti a ripiegare per aiutare Cuadrado ed Alex Sandro che, presi continuamente in mezzo dalle combinazioni degli esterni di Tuchel, vivono una notte di grande sofferenza.
I telecronisti di Canale 5, Trevisani e Paganin, raccontano di una Juventus tutto sommato buona, che si difende in maniera ordinata e che cerca di rendersi pericolosa in ripartenza. Forse hanno ragione loro ma, dalla scomoda sedia davanti alla tv (per qualche motivo misterioso una postazione poco confortevole illude il tifoso di riuscire a dare una mano alla squadra in campo), il tifoso bianconero ha sensazioni differenti. Appare evidente che la Juventus non reggerà ancora a lungo.
Il gol del Chelsea arriva infatti al minuto venticinque, sugli sviluppi di uno dei tanti calci d’angolo collezionati dai padroni di casa. Segna Chalobah che in girata, dal centro dell’area di rigore, risolve una situazione caotica, nella quale sembra sfuggire all’arbitro Jovanovic una spinta di Jorginho ai danni di Bonucci e un tocco con la mano da parte di Rudiger, decisivo per indirizzare la palla verso il centro dell’area, dove poi Chalobah è bravo a battere Szczesny. La partita tarda a riprendere. C’è in corso un controllo dell’azione da parte degli arbitri al Var. Le speranze di vedere annullata la rete però sono poche. A livello internazionale l’utilizzo del Var è limitato soltanto ad episodi oggettivi oppure evidenti. Non è la moviola di Biscardi come invece siamo portati a credere noi italiani. Per situazioni del genere, è praticamente impossibile vedere ribaltata la decisione presa sul campo dall’arbitro. Il gol, come era prevedibile, viene confermato. Il Chelsea è in vantaggio.
Scossa dalla rete subita, la Juventus propone subito una reazione e sfiora il gol del pareggio un paio di minuti più tardi. Locatelli vede uno spazio oltre la linea difensiva del Chelsea e, con un tocco preciso a scavalcare i difensori vestiti di blu, lancia Morata solo davanti a Mendy. Lo spagnolo con un pallonetto supera il portiere. Sembra fatta ma il recupero  di Thiago Silva, ad un passo dalla linea di porta, soffoca l’urlo di gioia dei tifosi juventini. Nella concitazione dell’azione vola per terra anche una bottiglietta d’acqua, per fortuna di plastica, dal tavolino di fronte alla tv.
Si tratta però di un lampo nel buio. L’occasione di Morata rimane isolata. Il Chelsea, nonostante l’uscita per infortunio di Kanté, rilevato da Loftus-Cheek, riprende subito in mano la partita e con un diagonale di James dalla destra chiama Szczesny ad una difficile parata. Ancora i padroni di casa, sul finire del primo tempo, si presentano davanti al portiere polacco con Hudson-Odoi, smarcato da un passaggio filtrante di Jorginho e chiuso all’ultimo dall’intervento provvidenziale di Bonucci che impedisce all’attaccante di battere a rete da posizione molto favorevole. L’ultimo tiro della prima frazione di gara è della Juventus che con Bentancur, dal limite dell’area, conclude un’azione insistita portata da McKennie, Rabiot e Chiesa. Il destro a giro del centrocampista uruguaiano passa neppure troppo lontano dall’incrocio dei pali. 
Al fischio di chiusura dell’arbitro Jovanovic, la sensazione forte è che lo svantaggio minimo sia un risultato da non disprezzare e che offra alla Juventus la possibilità di restare dentro una partita che fin da subito è parsa in faticosa salita. Sembra però necessario intervenire sulla formazione. Le prestazioni individuali dei giocatori bianconeri sono state negative. Tolti Szczesny, McKennie e Locatelli, è difficile trovare qualcuno capace di arrampicarsi fino alla sufficienza. Ha giocato male Cuadrado, che conferma, una volta di più, che da terzino in sfide di questo livello, contro squadre che attaccano in maniera continua, non può giocare. Ha giocato male Bentancur, che forse è arrivato al momento in cui cambiare aria potrebbe essere per lui la soluzione migliore. Ha giocato male Alex Sandro, costantemente preso alle spalle da James. Il terzino brasiliano è un altro che forse in maglia bianconera ha ormai detto tutto quello che aveva da dire. Ha giocato male Rabiot, uno di cui anche tra quattro o cinque anni parleremo di un buon potenziale in cerca di continuità. Non ha funzionato inoltre l’idea di Allegri di puntare quasi esclusivamente ad una partita di contenimento e ripartenza. Pesa nettamente l’assenza di un altro uomo offensivo in grado di dare sfogo all’azione lungo la fascia. McKennie appare sacrificato sulla destra, costantemente costretto in ripiegamento dall’azione di Chilwell e Hudson-Odoi. La sua energia potrebbe invece risultare utile in mezzo al campo, dove la Juventus non riesce ad opporsi al palleggio e alla fisicità dei londinesi. In panchina ci sono Kulusevski e Dybala. L’ingresso di almeno uno dei due sembra necessario per aggiungere un altro uomo in fase offensiva, offrendo un maggiore supporto a Chiesa e Morata, troppo a lungo isolati dal resto della squadra. La partita più complicata è la loro. Serviti quasi esclusivamente con palloni lunghi e difficilmente controllabili, a cinquanta metri dalla porta e con almeno due marcatori addosso.

La sorpresa è grande quando al rientro in campo le squadre si ripresentano con gli stessi undici con cui avevano concluso il primo tempo. Evidentemente per Allegri la formazione iniziale ha ancora qualcosa da dare. Purtroppo non è così e i primi minuti della ripresa fanno subito comprendere che la notte sta prendendo una piega molto scura per i nostri colori. Il Chelsea riparte forte, come aveva condotto gran parte del primo tempo. E’ il divario di velocità e di forza a fare impressione. I giocatori della Juventus quasi vengono rimbalzati via ad ogni contrasto senza nemmeno riuscire ad infastidire il diretto avversario. 
La squadra sembra intimorita. Gli uomini di Tuchel si aprono facilmente ampi spazi verso la porta con scambi veloci sui quali i bianconeri arrivano in costante ritardo. Gli errori si moltiplicano. Bentancur cerca di replicare il disastro di Oporto perdendo palla a ridosso dell’area e costringendo Szczesny ad un intervento complicato in chiusura su Hudson Odoi. La Juventus non riesce mai ad alleggerire la pressione. I rilanci in avanti verso Morata e Chiesa sembrano più che altro vane speranze lanciate nel vuoto. Appare ormai necessario ricorrere ad almeno un paio di sostituzioni per tentare di ristrutturare l’assetto tattico di una squadra che non riesce più a mettere in fila due passaggi. Allegri invece aspetta ancora.
L’inevitabile si materializza attorno al decimo minuto del secondo tempo. Nel giro di due minuti il Chelsea segna due volte. Prima è James con un diagonale secco di destro a battere Szczesny. La rete nasce con la complicità di Alex Sandro che legge male l’azione nata da un cross dalla sinistra di Chilwell, prolungato dal colpo di testa di De Ligt, e cercando un improbabile anticipo, finisce per lasciare completamente libero il terzino inglese. Passano due minuti e il Chelsea segna ancora. Questa volta è Hudson-Odoi, da pochi passi, a concretizzare una lunga e insistita azione condotta, all’interno della nostra area, da James, Ziyech e soprattutto Loftus-Cheek. La partita a questo punto non esiste più. L’uno-due del Chelsea trasforma la trasferta londinese in una disfatta. Si presenta per una volta la tentazione di abbandonare la tv e impiegare diversamente i minuti di partita restanti. Prevale però il forte senso di lealtà verso quella maglia che da una vita regala emozioni importanti anche in una notte cupa come quella che stiamo vivendo. 
A partita persa, Allegri decide di operare la prima sostituzione. Esce Bentancur ed entra Dybala, a questo punto con lo scopo di mettere minuti nelle gambe dopo il periodo di stop per il problema muscolare rimediato con la nazionale argentina. Il copione della partita non cambia. Il Chelsea rallenta un minimo il ritmo ma continua a rimanere in pieno controllo del gioco. James sulla fascia destra fa quello che vuole, confermando, a chi segue la Premier League, di essere uno dei migliori terzini destri in circolazione. Da quella parte il Chelsea sfonda regolarmente, mentre la Juventus non sembra in grado, in nessun modo, di portare pericoli concreti alla porta di Mendy. Un tiro altissimo di Dybala e un destro centrale dal limite dell’area di McKennie, alzato in angolo dal portiere, rappresentano l’intera produzione offensiva dei bianconeri nel secondo tempo. Allegri cambia ancora. Richiama in panchina Locatelli e Morata e inserisce Arthur e Kean. Anche in questo caso, le mosse del tecnico juventino sembrano guardare più alla sfida di sabato prossimo contro l’Atalanta che ad un tentativo di rimonta impossibile. Il piccolo centrocampista brasiliano, in poco più di venti minuti, riesce però ad iscriversi alla corsa per il premio di peggiore in campo, nella quale sfida la concorrenza di Cuadrado, Bentancur, Alex Sandro e Rabiot. Con le sue buffe piroette Arthur regala più volte la palla ai giocatori avversari che, da uno dei suoi assist, si presentano con Ziyech completamente libero davanti a Szczesny, ancora una volta bravo a deviare la conclusione. Se c’è qualcuno cui poco si può imputare di questa disfatta è senza dubbio il portiere polacco.
Il cronometro scorre lentissimo mentre sale l’amarezza per una partita che ha mostrato in maniera tanto evidente l’ampio divario che passa tra le contendenti. Allegri chiude inserendo Kulusevski al posto di Chiesa e regalando al giovane De Winter, subentrato a Cuadrado, il debutto in Champions League. Mentre l’incontro si avvia verso il novantesimo, l’unico sussulto di orgoglio di una notte buia è offerto dal manipolo di tifosi juventini annidati in un angolo di Stamford Bridge. Nonostante la sconfitta pesante, non smettono mai di sostenere la squadra. Negli ultimi venti minuti i loro cori si prendono la scena in uno stadio fin troppo silenzioso.
I cinque minuti di recupero inutilmente concessi dall’arbitro, vengono accolti male dal ristretto gruppo di ascolto che avvilito continua a guardare la partita e valgono al direttore di gara un paio di frasi non particolarmente amichevoli. La partita è abbondantemente finita, un minuto simbolico di recupero sarebbe stata forse la cosa migliore. Si va avanti invece e il Chelsea ad un soffio dalla fine segna ancora. Timo Werner appoggia nella porta sguarnita un cross radente di Ziyech, liberato sulla sinistra da una grande apertura di James. Riuscito dunque pure il miracolo di restituire la via della rete al modesto centravanti tedesco la partita finalmente finisce.

La Juventus esce distrutta dal confronto con avversari che hanno corso con grande intensità per tutta la partita, che erano nettamente più veloci, che sono stati fisicamente più forti e più determinati nei contrasti che, di fatto, si sono risolti tutti agevolmente in loro favore, che tecnicamente hanno giocato una partita nettamente più pulita, che tatticamente erano messi meglio in campo. Quando il terreno di gioco esprime una differenza di valori tanto grande non si può fare altro che accettare il verdetto, stringere la mano ai vincitori e tornarsene a casa, possibilmente a bocca chiusa e telefoni spenti, perchè di leggere bambineschi propositi di immediato riscatto sui vari social per questa volta se ne potrebbe fare a meno. La reazione deve essere mostrata in campo, a partire da sabato prossimo, quando a Torino arriverà l’Atalanta. Un’altra partita che, se affrontata in maniera sbagliata, rischia di diventare spiacevole.

In chiusura un piccolo sorriso. Nel pomeriggio, la Youth League ha offerto un interessante prologo alla partita della sera con la sfida tra le due formazioni giovanili. Una partita vinta dalla giovane Juventus che ha regolato i pari età londinesi con un netto 3-1 (lo stesso risultato con cui i bianconeri avevano vinto la sfida di andata a Vinovo) al termine di una prova molto buona da parte dei ragazzi di Bonatti. Un primo tempo spettacolare, segnato dalle reti di Soulé, Miretti (su rigore) e Turco (di quest’ultimo il gol più bello, arrivato al termine di un’azione che, partita dal portiere, ha visto la Juventus arrivare ad appoggiare la palla in rete attraversando tutto il campo con una serie di passaggi rapidi ed efficaci) ha permesso alla Juventus di conquistare il primato nel girone H della Youth League e di evitare dunque il primo turno ad eliminazione diretta. La partita, il girone vinto in scioltezza, la crescita costante di questi ragazzi lasciano la sensazione di un vivaio che dopo anni aridi, sta tornando a far sbocciare giovani di grandi speranze. Soulé e Miretti, fantasista e centrocampista, entrambi classe 2003, rappresentano un patrimonio tecnico da inserire gradualmente nel giro della prima squadra. Sarebbe un atroce peccato sprecare tanto talento e tanto potenziale in inutili prestiti in giro per le varie categorie.
Forse è il caso che qualcuno procuri ad Allegri almeno una cassetta di questa partita.