Il 15 novembre 1964, esattamente 55 anni fa, debuttava in Eredivisie, indossando la maglia numero 8 dell'Ajax, il diciassettenne Hendrik Johannes Cruijff, il “profeta del calcio”. 

Sulle sue gesta calcistiche sono stati versati fiumi d'inchiostro, ma pochi ricordano che, oltre ad aver indossato le maglie di Ajax, Barcellona, Los Angeles Aztecs, Washington Diplomats, Levante e Feyenoord, l'olandese nativo di Amsterdam vestì anche la maglia rossonera del Milan.

Avvenne una sola volta, a San Siro, il 16 giugno 1981. L'occasione fu la partita inaugurale della prima edizione del mundialito per club (manifestazione denominata ufficialmente “coppa super clubs”), competizione riservata ad alcuni dei club aggiudicatisi, in passato, la coppa intercontinentale: in quella circostanza Santos, Milan, Peñarol, Inter e Feyenoord. 

Il format escogitato da Canale 5 si rivelò essere una felice intuizione commerciale di Silvio Berlusconi, all'epoca non ancora presidente del “diavolo”, ma il trofeo non venne conquistato dalla società con sede in via Turati, bensì dall'Inter, grazie, soprattutto, ad un Evaristo Beccalossi in splendida forma. Fu così importante l'apporto del nerazzurro alla squadra, che i dirigenti del Santos non poterono esimersi dal tributargli tutta la loro stima, affermando che il fantasista bresciano avrebbe potuto tranquillamente essere uno dei pochissimi giocatori al mondo in grado di sostituire degnamente Pelè al Santos. 

Non fu altrettanto memorabile, invece, l'apparizione di Cruijff in casacca a strisce verticali rossonere. Il “Pelè bianco” (soprannome affibbiatogli da Gianni Brera), il giocatore che fu materiale esecutore e principale interprete del “Totaalvoetbal” pensato da Rinus Michels, offrì una prestazione opaca, scialba, incolore: giusto un guizzo, un bel passaggio di testa ad Antonelli, prima di essere dimenticato negli spogliatoi all'intervallo, sostituito da Francesco Romano. 

Una sola occasione originata dai suoi piedi e pochissimi palloni toccati, dunque, nello 0-0 maturato contro il Feyenoord, club nel quale avrebbe poi chiuso la carriera. Decisamente troppo poco per conquistarsi un contratto per le stagioni successive, anche in una società, come il Milan post scandalo totonero, appena ritornata nella massima serie.

Al “profeta del calcio”, ricevuto e accolto da Gianni Rivera con onori riservati ad un capo di stato, non fu riconosciuta alcuna attenuante. Non valse, a sua parziale giustificazione, che fossero trascorse sole tre settimane da un intervento chirurgico agli adduttori della gamba sinistra, né che fosse al rientro nel calcio competitivo dopo la parentesi americana ed il brevissimo periodo passato al Levante. Piovvero, con ferocia, le critiche sul trentaquattrenne tre volte pallone d'oro. Fu accusato di aver giocato in maniera patetica e di aver peccato di scarsa professionalità. Ci si dimenticò, forse, che non era stato lui ad offrirsi al Milan e che la sua età anagrafica non era nascosta o sconosciuta, ma ben nota. Del resto, si sa, quando il pubblico viene abituato bene, si aspetta sempre che il campione di turno sforni fantastiche prestazioni, e quando ciò non accade, la delusione è tanta e genera rabbia. 

Anche Stefano Germano, in un articolo intitolato “Gli dei se ne vanno”, apparso successivamente sulle pagine del Guerin Sportivo numero 26 del 1981, non gli risparmiò pesanti critiche: <Cruijff è finito? I dubbi sono leciti e francamente fa tanta nostalgia pensare che, […] per uno degli uomini che maggiormente hanno inciso sulle vicende della palla in quest'ultimo decennio, il tempo (e gli acciacchi) abbiano lasciato tanto il segno. Ma tant'è, anche gli dei se ne vanno. […] Ciao Giuan! Ciao e grazie per tutto quello che hai dato al calcio nel passato e per quello che potrai dargli (da allenatore, anzi meglio da allevatore) nel futuro. Nel passato del calcio, il tuo nome è inciso a lettere d'oro e molto probabilmente lo sarà anche nel futuro. Non lo è, purtroppo, oggi: il presente non rispetta niente a nessuno, neanche gli dei>.

Il campione olandese, in realtà, nonostante fosse stato accusato di essere giunto al capolinea di una fantastica carriera, dopo quella partita non appese per la seconda volta le scarpette al chiodo. Seppe dare ancora qualcosa, prima all'Ajax e, in seguito, al Feyenoord. Tuttavia, Germano colse duplicemente nel segno: il presente non è clemente con nessuno, mai! Neppure se quel nessuno si chiama Cruijff e il suo nome è inciso a lettere d'oro nel passato e nel futuro del gioco.

55 anni fa, dunque, debuttava in Eredivisie Hendrik Johannes Cruijff, il “profeta del calcio”.

38 anni fa, il 16 giugno 1981, il “profeta del calcio” scendeva per un giorno col diavolo all'inferno.