La ferita per la sconfitta di San Siro non è ancora rimarginata. La Juventus è subito chiamata a tornare in campo, in palio questa volta c’è il primo trofeo stagionale. Quella supercoppa italiana che per tradizione introduce l’inizio della nuova stagione calcistica. Saltato, per la mancanza di spazio in un calendario molto compresso per le conseguenze dell’emergenza covid, il consueto appuntamento estivo, la partita è stata incastrata in questo gennaio denso di impegni tra campionato e Coppa Italia.La Supercoppa va quindi in scena, in una fredda notte invernale, nell’ex stadio Giglio di Reggio Emilia, oggi Mapei Stadium.

Pirlo recupera Cuadrado, guarito dal covid e tornato finalmente disponibile dopo quasi un mese di assenza. Con il rientro dell’esterno, l’allenatore bianconero ripropone quello che nella sua idea di calcio sembra essere lo schieramento ideale, con il colombiano terzino destro, Danilo sulla fascia opposta e la coppia antica Bonucci - Chiellini a completare la linea difensiva davanti a Szczesny. Il ritorno di Cuadrado riporta Chiesa a sinistra, segnando un ritorno al passato dopo un mese di buone prestazioni fornite sulla corsia opposta. In mediana le scelte dell’allenatore premiano l’intensità di Bentancur, l’abilità in palleggio di Arthur e l’energia di McKennie, al quale verrà richiesto di agire tra la fascia destra e la trequarti, ricoprendo le mansioni di solito affidate a Ramsey. In attacco, tenuto almeno inizialmente a riposo Morata, tocca a Kulusevski affiancare Ronaldo. La composizione iniziale indica l’intenzione di Pirlo di proseguire nel percorso intrapreso ad inizio stagione, continuando a proporre un modulo rivelatosi in troppe occasioni macchinoso e complicato, che più volte ha portato il tifoso davanti alla tv a ricordare con nostalgia i sistemi di gioco tradizionali, sicuramente meno avveniristici e visionari ma probabilmente più efficaci. Il calcio “liquido” dei tantissimi pareggi e dei troppi punti buttati fin qui, viene ancora una volta riproposto da Pirlo, per nulla intenzionato dal desistere dai suoi propositi di rivoluzionare il calcio nonostante la prima metà di stagione abbia dato indicazioni abbastanza esplicite.
Gattuso presenta l’ormai consueto 4231 con Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly e Mario Rui a proteggere Ospina, preferito a Meret. In mezzo al campo la scelta cade su Demme e Bakayoko. Lozano ed Insigne agiranno sulle due fasce, con Zielinski chiamato a ricoprire la funzione di raccordo tra centrocampo e attacco. Petagna sarà l’unico riferimento offensivo. Leggendo le due formazioni si fa fatica a capire dove e perchè dovrebbe esserci partita. Troppo netto, almeno sulla carta, il divario tecnico in favore della Juventus. 

Gli spalti vuoti accolgono le squadre al momento dell’ingresso in campo. Il brutto inno della Lega, di cui non si avvertiva alcun bisogno, e alcune batterie di fuochi d’artificio che esplodono fuori lo stadio accompagnano il fischio d’inizio.
I primi minuti lasciano intuire quale sarà il copione della partita. Il Napoli, come nell’ultima finale di Coppa Italia, lascia alla Juventus il controllo del pallone. Aspetta gli avversari compattandosi a ridosso della propria area. L’obiettivo, nemmeno troppo velato, è quello di sfruttare in contropiede gli eventuali spazi concessi dalla Juventus. I bianconeri appaiono subito in serata migliore rispetto alla brutta notte milanese contro l’Inter. Pur senza entusiasmare, la squadra di Pirlo controlla il gioco senza commettere quegli errori in palleggio visti troppe volte nelle ultime partite. Fatica però a trovare varchi nella folta retroguardia napoletana, producendo in serie cross e palloni filtranti facilmente intercettati dai difensori azzurri. L’assenza di Morata priva i bianconeri di un riferimento cui potersi appoggiare all’interno dell’area di rigore. Ronaldo conferma di attraversare un periodo di forma non particolarmente brillante. Kulusevki svaria su tutto il fronte d’attacco senza però trovare quella incisività in fase di rifinitura e conclusione che ci si aspetta da un giocatore come lui. Personalmente ritengo che per le sue caratteristiche possa offrire il meglio quando parte qualche metro più indietro, in modo da poter innescare la progressione palla al piede e sfruttare le sue qualità tecniche puntando la porta. Schierato troppo a ridosso della linea difensiva avversaria, costretto a giocare più palloni spalle alla porta, lascia la sensazione di faticare di più. Buone risposte arrivano da Cuadrado, che sulla sua fascia nemmeno si accorge della presenza impalpabile di Insigne. Zielinski è chiamato molto spesso ad aiutare Demme e Bakayoko, messi in difficoltà dalla buona serata del centrocampo juventino. Petagna rimane presto isolato a combattere contro Bonucci e Chiellini che hanno gioco facile nel contenerlo. 

A differenza di quanto proposto dall’Inter domenica scorsa, la squadra di Gattuso, una volta in possesso palla, non cerca una veloce verticalizzazione per le punte ma preferisce iniziare l'azione manovrando da dietro. Atteggiamento che senza dubbio aiuta la Juventus, abbastanza in sofferenza fin da inizio stagione nelle complesse transizioni tra le due fasi imposte dal calcio “liquido” di Pirlo. 
Nonostante il possesso palla mai in discussione, il primo tempo scivola via privo di occasioni importanti per i bianconeri, che vanno al tiro in due occasioni con Ronaldo ed una volta con Arthur, sempre con la palla che termina la sua corsa abbondantemente lontana dai pali. Nell’unica sortita offensiva di tutto il primo tempo, a ridosso  della mezz'ora di gioco, la prima vera palla gol dell’incontro capita al Napoli. Lozano, in tuffo, è bravissimo ad anticipare Danilo e arrivare a colpire di testa, a pochi metri dalla porta, il cross di Demme, districatosi troppo facilmente all’interno dell’area tra Cuadrado, McKennie e Arthur. Il riflesso di Szczesny salva il risultato.

Il primo tempo si conclude con il risultato ancora in parità. Pirlo opera  nell’intervallo la prima sostituzione a disposizione. Esce Chiesa, sicuramente il giocatore bianconero meno convincente fino a quel momento, completamente smarrito sulla fascia sinistra. La differenza rispetto a quando gioca invece a destra è evidente, sembra quasi un altro giocare. Meno dinamico, meno esplosivo, trasmette una sensazione di perenne disagio nel percorrere la corsia sinistra. Abituato a condurre palla quasi esclusivamente con il piede destro, quella posizione gli richiede almeno un paio di movimenti del corpo in più per coordinarsi e giocare il pallone, gli impedisce di proteggere il possesso palla aiutandosi con il corpo e la linea laterale,lo limita nella produzione di cross efficaci. Ero convinto che la partita contro il Milan avesse abbondantemente chiarito il ruolo di Chiesa, evidentemente mi sbagliavo. Al suo posto entra in campo Bernardeschi. 

Il nuovo entrato ha subito l’occasione per portare in vantaggio la Juventus quando non è ancora trascorso un minuto dall’inizio del secondo tempo. McKennie dalla sinistra mette in area un cross sul quale Bernardeschi anticipa in allungo Koulibaly. Il suo tocco con il destro non riesce però a dare potenza e angolazione sufficiente al pallone. Ospina blocca proprio sulla linea di porta. Quello di Bernardeschi si rivela presto un cambio indovinato. L’esterno, entrato in campo con convinzione, produce un gioco magari semplice ma molto efficace che contribuisce in maniera importante a dare equilibrio e stabilità alla squadra.

Dopo un’occasione per Ronaldo, che non riesce a sfruttare un’incomprensione tra Ospina e Manolas al limite dell’area, l’incontro si sblocca. Ronaldo affonda sulla destra e mette al centro un pallone teso. Manolas chiude in angolo andando molto vicino a realizzare un clamoroso autogol. La battuta del calcio d’angolo è affidata a Bernardeschi. Il cross sul primo palo viene prolungato di testa da Bentancur. Il pallone colpisce Bakayoko e cade all’interno dell’area piccola dove è appostato Ronaldo. Il portoghese è rapido a coordinarsi e battere Ospina con un sinistro potente. La Juventus passa in vantaggio quando è da poco trascorsa l’ora di gioco.

Il gol subìto costringe il Napoli a cambiare il suo piano per la partita. Gattuso interviene inserendo Elmas per Bakayoko e, qualche minuto più tardi, Mertens per Petagna. E’ proprio il belga, appena subentrato, a procurarsi l’occasione più importante per un Napoli che fino a quel punto aveva prodotto molto poco. Il numero 14 azzurro è furbo a frapporre la gamba tra il pallone e McKennie in procinto di spazzare l’area di rigore. Il Var richiama l’arbitro Valeri che, dopo revisione, assegna un rigore molto più televisivo che di campo. Un rigore comunque che abbiamo visto concedere molto spesso in questa epoca segnata dal var. Ingenuo McKennie a compiere l’intervento imprudente, anche se nella circostanza qualcuno dei compagni avrebbe potuto avvertirlo della presenza dell’avversario alle sue spalle. Sul dischetto si presenta Insigne, che fino a quel momento non aveva dato alcun segno della sua presenza in campo. Il capitano del Napoli spiazza Szczesny ma con l’interno destro angola troppo il tiro. La palla finisce fuori. L’esultanza di Bonucci e Bernardeschi è la stessa dei tifosi bianconeri davanti alla tv.
Pirlo interviene con altre due sostituzioni. Esce Kulusevski, non benissimo stasera, rilevato da Morata. Finisce anche la partita di Bentancur, autore invece di una buona prestazione, sostituito da Rabiot. Gattuso tenta il tutto per tutto con due cambi spregiudicati. Entrano Llorente e Politano al posto di Mario Rui e Demme. 

Gli ultimi minuti della partita sono contraddistinti da parecchia confusione da entrambe le parti. Con il Napoli riversato in avanti alla ricerca del pareggio, la Juve spreca per eccesso di frenesia diverse buone occasioni per sfruttare in contropiede gli invitanti spazi che si aprono nella metà campo azzurra. Le ultime emozioni le riservano i minuti finali del recupero. Lozano, servito da un’iniziativa sulla destra di Politano, calcia debolmente all’altezza del dischetto del rigore. La deviazione di Chiellini spiazza Szczesny che è bravissimo a recuperare la coordinazione e deviare il pallone con il piede. L’ultima occasione per il Napoli arriva con un calcio d’angolo. La difesa juventina libera per Arthur che serve in verticale Morata innescando un contropiede letale. In situazione di tre contro uno, con Ospina che affannosamente recupera la posizione, lo spagnolo lancia in campo aperto Cuadrado. Il colombiano si presenta davanti al portiere del Napoli e, invece di concludere, serve un pallone comodo, soltanto da spingere in rete, per l’accorrente Morata, chiudendo quindi un ideale triangolo. L’appoggio in rete con il piatto destro del centravanti juventino sigilla la partita. L’arbitro Valeri fischia la fine. La panchina bianconera, trascinata dall'entusiasmo di Pinsoglio, si catapulta in campo. Una vittoria cercata, voluta e adesso pienamente goduta da una squadra che era chiamata a fornire risposte importanti dopo la brutta prestazione di Milano. Dall’altra parte le lacrime di Insigne, su cui pesa il macigno del rigore fallito.

Chiellini solleva, in un clima di festa, l’ennesimo trofeo della sua carriera. Una coppa che da sola non potrà essere sufficiente per salvare un’annata eventualmente senza altri titoli, ma che potrebbe dare all’ambiente la necessaria fiducia e serenità per affrontare la seconda parte della stagione. Troppe volte ci siamo finora ritrovati a cercare punti di svolta e di ripartenza dopo alcune buone partite giocate. Senza pretendere di scoprire cure e rimedi definitivi, bisogna prendere quello che di buono è venuto da questa partita. Sicuramente la buona prova del centrocampo. Il reparto, spesso finito sotto accusa in queste ultime stagioni, si è reso protagonista di una partita efficace, combinando al meglio le caratteristiche dei tre interpreti che sembrano sposarsi bene tra loro. Notevole il secondo tempo di Arthur che, nel momento in cui il Napoli ha prodotto il massimo sforzo alla ricerca del pareggio, ha alzato il livello della sua prestazione offrendo, con la sua capacità di palleggio, un prezioso punto di riferimento alla manovra. Buona anche la prova della difesa e di Bernardeschi, certamente più a suo agio rispetto a Chiesa a giocare sulla fascia sinistra. La rosa, fatta eccezione per i terzini (lacuna inspiegabilmente mai colmata), offre tante alternative e diverse soluzioni da proporre.

La bravura di Pirlo dovrà essere quella di saper valutare volta per volta gli uomini più in condizione e più adatti per caratteristiche alla partita da affrontare. In alcuni casi anche imparando a mettere da parte le sue rigide convinzioni.