Posso affermare, senza possibilità di essere smentito, che nei 120 anni di gloriosa storia del Milan, società calcistica, conosciuta ed ammirata in tutto il mondo, sia per le vittorie ottenute, che per i moltissimi campioni che ne hanno indossato la maglia, mai si era assistito ad uno "scaribarile" pubblico e di nessuna utilità, come quello proposto pochi giorni fa, con protagonisti i dirigenti più importanti scelti da Elliot, Gazidis e Boban.

I più attenti potranno evidenziare che già in passato, fra Galliani e Barbara Berlusconi, c'erano stati dissidi e incomprensioni, ma tutto era sempre rimasto dentro le mura di Casa Milan.

Da tifoso mi sono sentito tradito e preso in giro, impotente nel poter invertire una situazione che vede il Milan, ormai da molti anni, non competitivo e ai margini, se non fuori, dalle competizioni calcistiche più prestigiose.

Possibile che la proprietà, un Fondo d'investimento, la cui indiscussa bravura è quella di trasformare tutto in guadagno, non sappia gestire questa situazione, smorzando tensioni e problematiche? Affidandosi a professionisti, lautamente pagati, si sono forse dimenticati che per gestire ed eventualmente vendere, un Club di calcio così importante, l'immagine, lo stile e i risultati sportivi, che poi determinano il brand, sono punti fermi ai quali dare la massima attenzione?

Guardando ciò che è successo appaiono molto meno efficienti di quanto si pensasse. Impreparati a trovare soluzioni, in un settore a loro sconosciuto e in balia di un manager, non italiano, che appare smarrito, certamente non all'altezza della situazione, forse con un ruolo troppo alto rispetto a quello svolto a Londra, sponda Arsenal, dove purtroppo nessuno lo rimpiange.
Nello sciogliere un Amministratore Delegato, il minimo che viene richiesto è racchiuso in tre punti: Efficienza, Comunicazione, Gestione del team di lavoro.

Ivan Gazidis, non ha ancora mostrato queste capacità. Le sponsorizzazioni, in calo. La comunicazione, pari a zero e il fatto di non parlare in italiano, dopo due anni dal suo arrivo, una lacuna inaccettabile per un manager di tale spessore. Nella gestione con i collaboratori più stretti è riuscito a esibire il peggio.

Senza entrare nel merito, se Maldini e Boban fossero all'altezza del ruolo che lui gli ha assegnato, volendo anche usare la logica prettamente "affaristica", quella che il capo ha sempre ragione, ha lasciato trapelare la notizia che Ralf Rangnick sarebbe stato l'allenatore per la prossima stagione, senza riuscire a gestirla e sostituendosi a chi ha questo compito, poi ha rilasciato un'intervista, inutile e non attinente al problema, con il risultato di aumentare le tensioni e portare Boban ad una risposta pubblica. 

Seppure non ancora ufficializzato, Boban è stato licenziato, la sorte di Maldini incerta, mentre "sua maestà Gazidis", principale artefice dell'accaduto, che mette a nudo tutte le problematiche di una Società in costante difficoltà, dentro e fuori dai campi di gioco, con un calo di stile, imbarazzante, resta saldo al comando.

Un modo un po' strano di agire, che rafforza i miei dubbi e quelli di molti altri tifosi.

L'arrivo del manager tedesco, la cui bravura non viene certo messa in discussione, mentre non si può sorvolare sul fatto che già in passato abbia avuto problemi di stress, sarà un ulteriore tentativo, un altro anno zero, senza aver ancora capito che nel calcio non serve inventare nulla e le grandi squadre sono formate da giocatori forti, spendendo molto, ma avendo anche entrate alte, quel: "chi può spende, meno spende" messo in atto nell'altra sponda del Naviglio, sempre a Milano, da un Grande Maneger italiano. Ma forse la cosa più difficile, per la dirigenza della squadra che tanto amiamo è capire la lingua, chiusi nei loro uffici a studiare grafici e andamenti economici, senza emozioni, senza partecipazione, mentre noi tifosi soffriamo e non ci diamo pace per questa situazione.