Il mondo del calcio da sempre ha dovuto far fronte a difficoltà provenienti dall'esterno ed inaspettate. Molto spesso sono stati i conflitti bellici e le questioni politiche ad influire sugli assetti calcistici, come la Germania divisa in due e poi riunita dopo la caduta del muro o come la Jugoslavia, la quale ha dato vita poi a 7 squadre distinte. Calciopoli segna invece il calcio italiano, con uno scandalo che vede punita, su tutte, la Juventus. In ogni caso, nessuno di questi eventi ha portato traumi a livello mondiale. Difficile trovare quindi un precedente simile a quello attuale, con uno scenario di pandemia paragonabile solo, nel mondo del calcio, allo stop dovuto alle guerre mondiali.

Il Covid 19 piomba nel calcio italiano a marzo 2020. Molti club, da tempo non più in crescita, avevano problemi finanziari e la sostenibilità era diventata un fattore primario. I buoni presupposti non sono però sufficienti. Il problema, in realtà, non risiede nemmeno nell'essere impreparati, cosa normale data l'unicità dell'evento, quanto nell'esserlo oltremodo. Le difficoltà alle quali si è dovuto far fronte sono, di base, quelle economiche. I mancati introiti dagli abbonamenti e biglietti, oltre a non garantire un effettivo "giocare in casa", rappresentano infatti una grave mancanza per i club. Inoltre sono aumentati i costi di gestione, con soldi investiti su sanificazione e tamponi regolari, senza contare che tenere aperto uno stadio al 25% o 50% della capienza totale, il più delle volte, ha rappresentato un problema piuttosto che una opportunità. I calendari, inoltre, sono sempre in evoluzione a causa di eventuali partite da spostare, ed i 5 cambi, adottati e mantenuti nel post-Covid, possono risultare una problematica ingombrante. Avere 5 cambi vuol dire aumentare i giocatori di livello a disposizione ed aumentare la competitività, cosa che non tutti i club riescono a fare, neanche i più facoltosi. Tutto questo ha influito sulle scelte di mercato e gestione generale dei club.

Riguardo le risposte di questi ultimi, partendo dall'Italia, possiamo notare come ad esempio l'Inter si sia trovata di fronte a problemi enormi.  Costretti a rientrare di centinaia di milioni a bilancio, l'Inter ha dovuto cedere frettolosamente due giocatori chiave pur di continuare a navigare in acque pericolose ma non mortali. I problemi dell'Inter derivano da lontano, spese folli e club in vendita non sono certo fattori che aiutano, ma il Covid sembra aver accelerato molte dinamiche già in atto. La Juventus stessa, club di punta dell'ultimo decennio italiano, ha dovuto ridimensionare le proprie pretese. A fronte di risultati sportivi non troppo in linea con le aspettative, ed a costi di gestione troppo alti per il post-Covid, per la Juve cedere Ronaldo diventava un obbligo economico più che sportivo. 30 milioni circa per lui (60 circa per la società), avevano un peso enorme sulle casse bianconere. La differenza di gestione con il passato risulta netta, Ronaldo era stato infatti acquistato per 100 milioni solo 3 anni prima.

Guardando all'estero, il Barcellona sembra la controfigura di se stessa. Dopo campagne acquisti azzardate e ingaggi monster, il club è ora in profondo rosso. Può rendere idea della crisi pensare a come un club storico e potente come quello catalano decida di spegnere le luci del Camp Nou per risparmiare. Con queste premesse, l'addio di Messi è sembrato un altro atto doveroso, anche se dolente dal punto di vista sportivo. Sulla sponda madridista le cose non vanno molto meglio. Il Real resta una società capace ancora di grandi investimenti e sicuramente l'attenzione ai giovani e le politiche di rinnovo sugli over 30 possono avere aiutato, ma il fatto di aver cercato di creare la Superlega, con quelle modalità, rimane rappresentazione di gravi difficoltà economiche. 

Sul fronte opposto vi sono, fortunatamente, società le quali hanno saputo mettere un argine ai danni, correndo ai ripari con vari mezzi. Il Napoli è risultato immobile sul calciomercato, garantendo così una continuità importante alla squadra senza alterarne il livello. Sul piano sportivo, finora, la strategia ha funzionato, mentre sul piano economico vengono stabilizzate le spese. Il Milan, invece, memore degli errori del passato, da tempo sta cercando di attuare una linea sportiva basata sui giovani, ed una linea economica basata sull'attenzione al bilancio. Possono essere d'esempio le operazioni Donnarumma e Calhanoglu, entrambi via a zero poichè il Milan non voleva sfondare il tetto d'ingaggio predisposto. Non ricevi prezzo di cartellino ma non supervaluti i calciatori in rosa con il rischio di dover alzare poi lo stipendio a tutti. Al contrario, il Bayern Monaco è stato sicuramente il club più lungimirante. Le politiche societarie, infatti, da tempo garantiscono crescita costante e mancati scossoni in caso di gravi problemi. Anche loro hanno risentito del Covid, ma come società sono abbastanza vicini ai livelli pre-Covid molto più di altre.

Analizzando invece squadre di medio-bassa classifica o serie minori, notiamo come lo Spezia, con annesso il blocco calciomercato, risulti un esempio, così come il Lecce in B. Lo Spezia, conscio di non poter spendere ingenti somme, ha puntato tutto sui prestiti e sulla valorizzazione dei giovani, nella speranza o di mantenere la categoria, o di rivendere a buon prezzo. La stessa politica è stata attuata a Lecce, dove la società sta cercando di valorizzare i prodotti del settore giovanile e gli acquisti dai mercati secondari come quelli scandinavi o dell'est, dove spesso i talenti costano poco e possono rivelarsi grandi risorse per i club. Attuare strategie vincenti, in contesti difficili ed in categorie non di primo livello, non è cosa facile. Sono sempre più spesso, infatti, sull'orlo del baratro, i club dalla serie C in giù.

Il Covid ha quindi prodotto una frattura importante all'interno del mondo del calcio, con società che son dovute passare da comprare a prezzi esorbitanti, a ricorrere allo strumento dei prestiti (magari con diritto di riscatto, Milan docet) e ad avere una attenzione maniacale alle scelte di bilancio, facendo rialzare inoltre i prezzi delle pay-tv per rientrare, almeno in parte, con tutte le altre spese. Da un lato si può intendere la pandemia come un vero e proprio fattore scatenante, e la lettura non risulterebbe sbagliata, ma l'impressione è che il Covid abbia solamente reso visibile un mondo già esistente. Un mondo in crisi e guidato da principi sbagliati, con deboli controlli finanziari e con un bilancio in perenne rosso.

Questo sempre che le squadre non siano acquistate da un fondo estero multimiliardario, a quel punto tutti (ma proprio tutti) i problemi risulterebbero inesistenti. Essere come City, Psg o il neofita Newcastle, in questo momento, non deve essere per nulla male.