E' il 6 agosto 1916, altopiano di Asiago, un filare interminabile di trincee che si snodano tra mucchi di sacchi di sabbia e corpi di soldati esanimi, gli austro-ungarici martellano senza sosta le linee italiane con incessanti colpi di mortai mentre un manipolo di fanti, schivo del pericolo, scavalca la trincea e si getta baionetta in canna all'assalto del nemico nel tentativo disperato, impari dovuto alla diversa supremazia di mezzi e di uomini, di vincerlo combattendo e spendendo le ultime forze all'arma bianca. Segue un rapido scambio di fucilate, poi un cruento corpo a corpo e lo straziante spettacolo di tanti giovani feriti a terra, sanguinanti, urlanti da viscerali dolori, poi il silenzio rumoroso di un insensato conflitto viene interrotto da un insolito suono, un click da arma scarica e di seguito un tonfo secco come fosse caduta una sedia. Dalla sommità della trincea un soldato con una sola gamba e con la mano destra a stringersi il petto centrato un attimo prima da un colpo di fucile e la mano sinistra protesa in un ultimo disperato gesto di difesa lanciando contro il nemico la sua stampella: quell'uomo è Enrico Toti, un trentatreenne romano, un soldato irregolare ma volontariamente arruolatosi: ha perso l'arto lavorando nelle ferrovie e il suo gesto verrà immortalato come eroe storico della Grande Guerra.

E' il 29 settembre 2019, siamo 103 anni distanti da quell'eroico gesto, stadio San Siro, presenti circa 50.000 spettatori (non pochi dopo le recenti mazzate), nel vedere Milan-Fiorentina mi è parso di rivivere quell'episodio della prima guerra mondiale (gli obici austriaci sono le bocche viola di Chiesa e Ribery, il colpo di fucile che uccise il povero Toti è il rigore del cecchino Pulgar). E sì, amici, ho proprio rivissuto le stesse scene: da una parte i Viola (gli austroungarici) e dall'altra i rossoneri o meglio quel che resta del Milan! Poco, quasi nulla, una campagna estiva di oltre 120 milioni di euro che si è dissolta come neve al sole dopo 6 giornate e 6 sono i punti in classifica; una dirigenza, non so più contarne i membri, completamente in confusione per la totale mancanza di esperienza. E cosa aspettiamo ancora, il cambio di allenatore? E cosa ne otterremmo? Un emolumento in più a libro paga, o forse si attende il colpo di grazia (la battaglia di Caporetto) per far destituire Gazidis (il General Cadorna) e involarsi verso una sanguinosa vittoria (la coalizione di Stati europei tra cui l'Italia vinse la Grande Guerra ma la nostra nazione contò oltre un milione di morti). 

Andiamo nello spogliatoio nell'intervallo sotto di un gol e al ritorno in campo i 50.000 nello stadio sperano in un rapido capovolgimento della partita, un po' come rivedere il match di Torino a tempi scambiati. Effimera illusione: stesse scene da guerra... I viola colpiscono ripetutamente con giocate deliziose (colpi di mortaio ma è differente la fabbricazione, nel '15-'18 provenienti dalla Germania ora costruiti a Ponte Vecchio) gli stessi tifosi rossoneri cominciano ad applaudire gli ospiti per il bel gioco prodotto e si prosegue sotto un incessante fuoco nemico e dopo due deliziosi gol di Castrovilli e Ribery sarà il terzo gol a sancire la fine del match con il Milan prostato, umiliato, impotente e quel gran genio di mister Giampaolo (il nostro general Cadorna) per raddrizzare una partita già ampiamente perduta, a nulla varrà la parata su rigore calciato da Chiesa di Donnarumma, poco prima sotto di due gol che ti va a escogitare? Fuori Piatek, evanescente, inconcludente, l'ombra del bomber che fu, per sostituirlo con il difensore Duarte (è come togliere un mortaio e rimpiazzarlo con un fucile), decisione della serie: meglio due feriti che un morto, e che scatenerà la rumorosa protesta degli inviperiti tifosi sugli spalti. Nulla da dire Marco, hai fatto l'ennesimo scacco "matto". Una vera, autentica mandrakata, e così arriva l'ultima bordata nemica a far brillare quel poco che resta dell'avanposto difensivo rossonero, quella magia col pallone eseguita da Franck Ribery, il popolo tutto in piedi lo appalaude come se fosse stato a segnare Marco Van Basten!  E' solo passata un'ora di gioco e la curva Sud di San Siro con tutti i suoi tifosi in fila abbandona tristemente e protestantemente insieme questo luogo "sacro" del calcio italiano e chissà quando potrà riuscirvi con opposto umore.

Oggi, 29 settembre, ricorre il compleanno del nostro grande presidente Silvio Berlusconi e non volevamo certo augurarglielo in questo modo, lui è intento a festeggiare l'evento in un locale nei pressi di San Siro con intimi amici quando al minuto ottantesimo della partita i presenti avvertono un sibilo molto simile al lancio di una stampella che si fondeva con il suono del pallone che s'insaccava dopo un'eroica, virtuosa, solitaria azione dell'unico da salvare nel buio della notte milanese: il suo nome risponde a quello di Rafael Leao, un ventenne portoghese acquistato il primo agosto dal Milan per 35 milioni di euro e inopinatamente tenuto fermo in panchina dal Maestro Giampaolo: per questa pessima giornata è l'unica nota positiva di rilievo, sarà anche lui per un solo giorno il nostro eroe, il nostro Enrico Toti! La notte, la lunga notte passerà con tazze di camomilla e valeriana poggiate sui comodini degli avvelenati tifosi rossoneri mentre in via Aldo Rossi consumeranno tanto, tanto caffè per tenersi svegli e tovare prima che "La Lanterna" ci bruci il fondo del sedere (intendendo per fondo o sedere la serie cadetta), il tempo è poco e non ce n'è più! Inoltre, e concludo: caro vecchio Milan, in serie B la Mitropa Cup non esiste più... e dunque svegliati!

Un abbraccio

Massimo 48